lunedì 22 agosto 2011

Il Marinaio e La Ragazza Cieca


Ciao a tutti! Rieccomi qui con questa one shot, scritta tanto tanto tempo fa e riadattata per i nostri protagonisti di Twilight =) Spero che vi piaccia! Baci!

Intro
Una notte, un giovane marinaio scappa da un pericolo e finisce a casa di Bella. Lui pensa che potrebbe denunciarlo e la tiene in "ostaggio", ma la ragazza è cieca. Tra passione e tormento, solo il destino può dire cosa riserverà loro il futuro...



Era ormai sera nella città di Port Angeles. Gli abitanti erano già nel mondo dei sogni da almeno mezz'ora e in giro non si sentiva volare una mosca. Nel cielo troneggiava la luna, splendendo in tutta la sua bellezza.
A dispetto del silenzio che regnava per le vie del quartiere in cui si trovava, qualcuno che non dormiva c'era. Un ragazzo dai capelli spettinati e color bronzo si aggirava con aria furtiva e molto attenta. Qualcuno lo stava braccando e lui stava cercando di seminare il suo inseguitore.
“Dannazione! Devo riuscire a trovare un posto sicuro, ma dove?” pensò.
Era armato, ma non poteva certo mettersi a sparare: avrebbe attirato l'attenzione di qualcuno e non avrebbe saputo come convincere chiunque della propria innocenza.
Al momento stava percorrendo il quartiere residenziale, pieno di belle case e di giardini curati. Il ragazzo si muoveva come fosse un felino, senza fare rumore, ma velocemente.
Aveva imparato a stare attento sulla nave su cui si era imbarcato quando era più giovane, piena di scricchiolii, proprio per fare meno rumore possibile se doveva muoversi durante il riposo degli altri marinai.
Si guardò attorno. Niente. Sembrava che non ci fosse nessuno. Che fosse riuscito a seminarlo?
Il suo “cacciatore”, per cercare di sorprenderlo, aveva cambiato strada incamminandosi per una via traversa.
Edward stava ancora guardandosi attorno, quando si ritrovò di fronte ad una grande casa recintata da muretto e siepi fitte. Sentì i passi veloci del suo inseguitore, anche se erano ancora un po' lontani. Segno che a breve sarebbe arrivato. Di notte i rumori sono sempre amplificati per il silenzio totale che regna.
Era vicino al cancello di quella grande casa e guardò nel giardino per controllare che non vi fosse nessuno. Scavalcò il cancello ed entrò. Fu contento della sua scelta: quel giardino era piuttosto grande, pieno di cespugli di ogni genere e di alberi dalla grande e folta chioma. Si sarebbe nascosto lì.
Chi lo seguiva ne aveva perso le tracce, perchè arrivato poco dopo l'entrata del ragazzo nel giardino, così continuò a cercare alla cieca, allontanadosi senza saperlo e facendo sospirare di sollievo la sua “preda”.
Edward avanzò attraverso il gran numero di piante, finchè non trovò un mini laghetto. Con sua grande sorpresa vide che c'era una ragazza seduta su una roccia a bordo dell'acqua. Era illuminata dalla luce lunare e aveva i capelli lunghi, scuri, sulla ventina come lui. Guardava verso l'alto ed era vestita con un abitino celeste, semplice, ma femminile. Era una bella ragazza, dai lineamenti fini. Restò incantato per un momento ad osservarla, poi si avvicinò pian piano. Non che avesse intenzione di spaventarla, ma a lui serviva un posto per nascondersi. Sperò che in quella casa non ci fosse qualcun'altro.

La ragazza era immersa nei suoi pensieri, quando sentì un fruscìo alle sue spalle.
- Chi è? - disse girandosi di scatto nella direzione da cui proveniva il rumore.
Edward le si avvicinò da dietro mettendole una mano sulla bocca per impedirle di urlare.
- Mi ascolti. - disse con relativa calma – Non ho alcuna intenzione di farle del male, ma necessito del suo aiuto. Ora toglierò la mano, ma lei mi promette di non fiatare. Siamo d'accordo? -
La ragazza, già spaventata per l'intrusione di quello strano individuo, aveva paura perchè le stava puntando una pistola alla schiena. Aveva paura di poterlo fare arrabbiare e quindi di provocare in lui una reazione che poteva volgere al peggio. Annuì e il ragazzo tolse la mano.
- Molto bene. - continuò lui – Vive da sola? -
- S..si – rispose tremante. Aveva troppa paura per mentire e non sarebbe servito a niente.
“Perfetto, così nessuno mi intralcerà” pensò lui.
- Come si chiama? -
- I.. Isabella Swan -
- Bene Isabella. Adesso entriamo in casa. -
Camminò verso l'entrata con il ragazzo dietro di lei che le teneva i polsi dietro la schiena in modo che non potesse reagire e la pistola ancora puntata.
La casa era accogliente, ma decisamente un po' troppo grandicella per una persona sola. Che gli avesse mentito? Era diventato troppo diffidente per non pensare che potesse aver cercato di “fregarlo”.
- Dimmi un po', non mi avrai mica mentito per caso? Guarda che non ti conviene. Vivi sola o no? Questa casa mi sembra un pò grande per te – chiese nervoso
- V..Vivo sola, lo giuro – balbettò Bella.
- Ah si? E questa foto? Eh?! Chi c'è nella foto? Chi è quest'uomo? - le chiese a mò di ordine, notando una fotografia su un tavolino.
- Q.. quello è mio padre. E' morto molto tempo fa. E' solo una vecchia foto.. - tentò di spiegarli.
- Oh.. capisco. - la voce di Edward, da nervosa si era fatta calma.
Bella ebbe l'impressione che fosse dispiaciuto di averle posto quella domanda e di aver usato quel tono accusatorio e insofferente.
Ormai era abituata a capire le persone dal tono della voce. Quando era piccola ebbe un incidente in cui rimase cieca e questo le acuì notevolmente tutti gli altri sensi, permettondole di capire quello che succedeva attorno a lei, lo stato d'animo delle persone e così via.
Dopo qualche anno il padre morì lasciandole la casa e quello che aveva messo da parte grazie alla palestra di arti marziali, di cui l'uomo era un grande maestro. Avrebbe voluto insegnare qualcosa alla figlia, perchè potesse almeno difendersi in caso di bisogno, ma Bella divenne cieca a soli cinque anni e il padre non potè più far niente.
- Non vuoi accendere la luce? - gli chiese cortese.
L' “aguzzino” di Bella sembrava non essersi ancora accorto della cecità della ragazza. Inoltre, era ovvio che lei si sapesse muovere in un ambiente che conosceva molto bene.
- No, assolutamente. Senti. Diamoci del tu. E poi ti voglio spiegare una cosa. - aveva notato che la ragazza tremava un po'. Evidentemente l'aveva spaventata più di quanto avesse voluto. Continuò il suo discorso.
- Io sono stato incastrato. Mi sono trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato e questo mi ha messo in serio pericolo. Potrebbero anche addossarmi colpe che non ho. - si fermò e la guardò. Era davvero una bella ragazza. Isabella sembrava guardare più o meno nella sua direzione con aria stupita e incredula.
- Perchè quell'espressione? - chiese – Non mi credi, vero? - chiese un po' stizzito.
- Bhe... non so.. è un po' vaga come storia... ma sento dalla tua voce che sei sincero – gli rispose.
- Bhe, comunque, se e quando ce ne dovremo andare di qui non potrò fare a meno di portarti con me. Non ho niente contro di te, ma potresti anche assecondarmi per paura e poi denunciarmi appena ti è possibile. In fondo mi hai visto. - affermò, convinto che avrebbe dovuto portarsela dietro come ostaggio.
- Oh, no. Io non ti ho visto. Forse non te ne sei accorto, ma io sono cieca – gli rivelò.
La guardò stupito. Non riusciva a crederci. Che fosse una tattica? L'unico modo per scoprirlo era metterla alla prova, se davvero era cieca. Fare in modo che compisse un'azione istintiva che solo una persona vedente poteva fare. Prese un centrino da sotto una ciotolina di caramelle posta sul tavolo del soggiorno attentissimo a non fare il minimo rumore. Glielo lanciò. Niente. Lei non si mosse. Allora era davvero cieca!
- Cosa mi hai dato? Sento qualcosa sulle gambe – tastò con le mani e capì che era un pezzetto di stoffa.
- Scusa. Volevo solo verificare che fossi effettivamente cieca -
- Oh. Capisco. E sentiamo, adesso cosa vorresti fare? - gli disse con tono lievemente scocciato, ma aveva capito che quell'uomo agiva spinto dalla paura e non aveva niente contro di lei, proprio come aveva detto.
- Niente. E' notte. Andiamo a dormire. - rispose un po' secco.
- I... in..sieme? -
- Si, ma non ti preoccupare. Anche se dov ammettere che sei una bella ragazza, ho solo intezione di dormire. E non vorrei che tu scappassi. - spiegò sbrigativo.
Si fece portare in camera da letto e qui la fece sedere.
- Sdraiati. Metti le mani dietro. - la sistemò al suo fianco – Non cercare di scappare o me ne accorgerei -
- Ho capito.. Posso chiederti come ti chiami? -
- Edward -
Era ovvio che Bella si sentisse almeno un po' turbata e ancora un po' spaventata. Lui aveva modi bruschi dovuti alla sua situazione, ma chissà per quale strano motivo, lei sentiva che Edward non era quel personaggio così cattivo come voleva far intendere. Avrebbe voluto tastargli il viso, perchè avrebbe capito qualcosa in più dall'espressione di quell'uomo tanto brusco. Ma chissà la reazione che avrebbe potuto scatenare e poi non poteva muoversi in quella posizione, perciò abbandonò l'idea. Poco dopo sentì che il respiro di Edward, dietro di lei, si era fatto regolare, segno che dormiva. A quel punto si addormentò anche lei, un pochino più tranquilla e stranamente cullata dal tepore della vicinanza a quel corpo maschile, che aveva un profumo particolare, forse lo stesso del mare e del sole.

Il giorno dopo Edward si svegliò abbastanza presto e svegliò anche Bella.
- Posso preparare la colazione? - chiese timidamente
- Certo. Ti seguo in cucina -
Si sedette, e mentre Bella preparava, cercò di ragionare sulla sua situazione.
“C'è qualcosa che non torna. Perchè lo avrà ucciso? Maledizione.. se solo non mi fossi trovato lì! Accidenti! Quel maledetto si è nascosto sentendomi sicuramente arrivare e io, cretino, pre tentare di soccorrere l'altro mi sono imbrattato la maglia di sangue. Mha... forse stava trafficando qualcosa... Bhe, poco importa. Mi cercherà fino alla partenza della nave o .. forse sarebbe anche capace di rimanere a terra pur di trovarmi, in fondo sono un testimone scomodo.”
Il suo sguardo preoccupato e indeciso su cosa fare cadde su Bella, che intanto aveva finito di preparare. Mangiarono in silenzio, mente lui la guardava di tanto in tanto .
Dopo mangiato, c'era bisogno di andare a fare la spesa.
- Senti.. ci sarebbe da fare un po' di spesa. Ti giuro che non ho intenzione di scappare, né di chiedere aiuto.. -
Edward sembrò riflettere un momento. Anche a lui sembrava che la ragazza fosse sincera. Finora non gli aveva mai mentito. Purtroppo, nella vita, può capitare di non potersi più fidare di nessuno e questo porta a restare inevitabilmente soli. Se nel suo cuore c'era il desiderio di fidarsi di qualcuno, allora aveva ancora delle speranze. Ma non in quel momento. Era comunque meglio essere prudenti.
- Non puoi chiedere a una vicina? Ti accompagnerei, ma per me sarebbe rischioso -
- Si, certo, non ci avevo pensato. -
Si mise a leggere un volume che aveva trovato nella libreria della ragazza, poi leggendo, si addormentò in giardino.
Quando finì le sue faccende domestiche, Bella cercò Edward, ma non le rispose. Andò in giardino e lo trovò disteso sull'erba. Capì che si era addormentato, perchè stava russando. Evidentemente, gli ultimi avvenimenti, quali che fossero, dovevano averlo provato molto, se non gli bastava una notte di sonno per riposarsi. Si chiese cosa mai gli fosse capitato. Chissà se a lei ne avrebbe mai parlato. Strano, si disse anche. Normalmente non avrebbe certo dovuto preoccuparsi per lui e una persona normale avrebbe approfittato della situazione. Ma lei no. In qualche modo sentiva che era giusto aiutare quel ragazzo. Più tardi Edward si svegliò, cercò Bella e la trovò in cucina intenta a preparare da mangiare.
- Ma è già ora di pranzo? - chiese con voce ancora un po' assonnata
- Si. Hai dormito un bel po'. -
- Vuoi che ti aiuti? - le chiese gentilmente
- Oh, non ti preoccupare. Vivo così da anni, ci sono abituata.-
A pranzo parlarono del più e del meno, senza andare su argomenti come il passato dei due o quello che era capitato a Edward. Se qualcuno li avesse visti e sentiti li avrebbe presi per due amici che si conoscono da tempo.
Finito di pranzare, lei provò a chiedergli una cosa.
- Senti Edward.. posso chiederti una cosa? -
- Dimmi -
- Potrei toccare il tuo viso? -
Edward si sentì leggermente spiazzato.
- Come mai questa richiesta? - chiese con tono leggermente sospettoso
- Tastare il viso delle persone è per me un modo per conoscerle – disse semplicemente
Al ragazzo non parve che avesse secondi fini. Gli aveva fatto quella richiesta nel più tranquillo dei modi, molto spontaneamente. Acconsentì.
Si avvicinò a Bella, che sentita la sua presenza tanto vicina, alzò le mani. Gliele mise sul petto, facendole salire lentamente. Il modo in cui lei si muoveva sembrava una carezza. Quasi come se facesse apposta ad essere così lenta. Le mani di Bella arrivarono al collo, poi alle mascelle, dalla linea decisa. Passò alle guance, alla fronte, poi agli occhi. Sempre con una certa lentezza. Poi scese e si fermò un instante con le dita sulle labbra. Erano calde e carnose al punto giusto. Da quello che potè sentire, Bella ne dedusse che fosse davvero un bel ragazzo.
In effetti, la lentezza della ragazza era “studiata”. Già la sera prima era stata pervasa dal calore di quello “pseudo” abbraccio, nel quale si era svegliata la mattina. Lui la incuriosiva e l'attirava.
Edward, da parte sua, aveva sentito qualcosa scattare dentro di sé, mentre la ragazza muoveva le sue mani su di lui. Era bella, dolce e adesso lo accarezzava in quel modo tanto innocente quanto provocante. Le accarezzò le labbra con un dito e vide gli occhi di Bella tremare leggermente, ma lei non si tirò indietro. La strinse a sé sfiorando la bocca con tenerezza e bevve con avidità il suo bacio, poi insinuò la lingua tra le labbra, che si aprirono curiose. Quella vita sottile, quei fianchi snelli e il seno premuto contro il suo petto lo eccitavano. Con il cuore che batteva impazzito, in una sorta di torpore mentale si chiese se non fosse il caso di fermarsi.
Bella rispose alla sua tacita domanda prendendogli il viso tra le mani e avvicinando il bacino alla sua turgida virilità. Avvertì, in quel contatto, il desiderio bruciante che divampava in lui.
Si ritrasse leggermente per prendere respiro, poi la ragazza alzò il viso e lo baciò con ardente passione.
Si spostarono verso la camera e lui la fece appoggiare alla parete.
Toccandola e baciandola si sentiva quasi invincibile. Fece scivolare le mani lungo la schiena di Bella, le slacciò l'abito e la prese per i fianchi, avvicinandola ancora, per farle capire quanto anche lui la desiderasse. Scostò il vestito di Bella, poi rivolse le sue carezze ai seni, chiudendo le mani a coppa e giocando con quelle rotondità perfette.
Fece, poi, scivolare una mano fino al ventre piatto della ragazza, andando a finire nella sua intimità.
Con un gemito Bella andò incontroalle sue dita affusolate come un'onda che si frange sulla roccia, seguendo i movimenti di Edward. Ma lei non era tipo da restare passiva, quindi agì prendendo la stessa iniziativa del ragazzo. Iniziò a far scorrere la mano per tutta la lunghezza del suo sesso, fermandosi un momento sulla putna e poi riprendendo il percorso. Non aveva mai fatto niente di simile, ma le veniva naturale e istintivo.
Erano vicini al letto e lui ne approfittò per stenderla sul materasso. Non ce la faceva più. La voleva.
Con una sola abile spinta entrò in lei e divennero finalmente una cosa sola.
La sorpresa di scoprire che era vergine lo fece fermare un momento.
- Mi spiace ... io... se mi avessi detto... - balbettò dispiaciuto.
- No. Va tutto bene – gli sussurrò lei, decisa.
Le sue spinte si fecero sempre più veloci e profonde, finchè arrivarono alla vetta insieme.

Quando si svegliò fece per stiracchiarsi, ma qualcosa glielo impedì. Bella dormiva teneramente abbracciata a lui. Si erano lasciati trasportare dalla passione e lui capì che se si fosse innamorato davvero di quella splendida ragazza, avrebbe commesso un grosso errore. Bella era dolce e gentile e a quanto aveva potuto capire aveva un gran cuore. Proprio per questo, essendo già buio, ne approfittò per andarsene di lì e lasciarla libera. Avrebbe trovato un altro nascondiglio. Non era giusto coinvolgerla. Oltretutto aveva il vantaggio di essere cieca, così non avrebbe potuto descriverlo, anche se in fondo sapeva che non lo avrebbe fatto.
No, rimanere lì avrebbe solo causato grossi guai a Bella e lui le aveva già procurato abbastanza problemi. Non era un criminale e lei era anche cieca... oltre che meravigliosa.
Purtroppo non poteva lasciarle alcun biglietto, ma poi pensò ad una soluzione.

La mattina dopo, Bella si svegliò e tastando nel letto si accorse che Edward non c'era.
- Edward? Edward! Edward! - nessuna risposta.
Si alzò, appoggiandosi al comodino. Sentì che c'era qualcosa. Lo prese e capì che si trattava di un foglio con qualcosa attaccato sopra.
Il suo cuore fece un balzo. Iniziava ad intuire che forse Edward se n'era andato. Per sempre.
Tastò il foglio con attenzione. Lui aveva attaccato dei maccheroni per formare una scritta:

“Sii felice.
Ed”

Le lacrime cominciarono a scendere quasi senza accorgersene, solcando il viso triste di Bella, che stringeva il foglio a sé, rannicchiata sul letto.
“Perchè?.. Perchè se n'è andato? Non ha significato nulla per lui, quello è successo? Mi ha forse usata solo per una notte? Oppure lo ha fatto per non mettermi in pericolo? Ma anche se fosse... perchè non dirmelo? E poi io l'avrei seguito. Adesso.. sono di nuovo sola..”
_______________
Il sonno di un ragazzo veniva cullato dalle onde del mare che facevano oscillare la nave sulla quale si era imbarcato e della quale era diventato il capitano. Aveva bevuto un po' di rhum per scaldarsi dalla brezza serale.
La bottiglia, posta sul comodino accanto al letto, conteneva ancora metà del liquore e si era rovesciata. Il capitano l'aveva iniziata con l'intento di sbronzarsi per dimenticare il proprio passato, o meglio, quello che gli era successo alcuni mesi prima, ma poi riflettè che non ne valeva la pena e si addormentò sulla sua branda.
Il vento cominciava ad alzarsi un po' e la nave cominciò ad oscillare più forte. La bottiglia sul comodino cadde a terra andando in frantumi e svegliando il capitano.
Era un ragazzo giovane, ma la sua esperienza era quella di un veterano e per questo, quando si presentò al suo predecessore, fu subito reclutato nella ciurma.
Fu da ragazzino che iniziò. Quando aveva soltanto sette anni. Era rimasto solo e non sapeva come poter fare per mantenersi in qualche modo. Le uniche cose che sapeva erano quelle che gli aveva insegnato suo padre, un ex capitano di una nave mercantile, sempre in giro per il mondo, ma che quando decise di mettere su famiglia, abbandonò il mare e “fece porto” una volta per tutte. Fu così che nacque Edward. Suo padre, però, nonostante non rimpiangesse la sua decisione, sembrava aver ancora nel cuore i giorni passati sull'oceano, calmo o in tempesta che fosse. Ricordava bene quando il padre gliene parlava, perchè vedeva nei suoi occhi accendersi una scintilla di passione, di voglia di avventura, che evidentemente non si era spenta nel cuore del suo “vecchio”. Ricordava anche l'entusiasmo col quale gli raccontava le sue avventure, i pericoli e a lui piaceva stare ad ascoltarlo. Un brutto giorno, però, i suoi genitori furono vittime di un incidente. Un grosso mezzo, che trasportava tronchi d'albero, all'improvviso perse il controllo e le funi che tenevano il carico si spezzarono. I tronchi finirono addosso ai suoi genitori, che si trovavano sull'auto subito dietro, morendo sul colpo. Per fortuna, prima di morire, il padre gli aveva anche insegnato molte cose, oltre a raccontargli storie e aneddoti. Rimasto solo, andò in cerca di un amico del papà, che lo accolse sulla sua nave e qui cominciò la sua “carriera”.
Passarono gli anni e un giorno, la nave su cui era imbarcato, dovette far scalo a Port Angeles. La sera andò un po' in giro per visitare la città. Lo faceva sempre, quando gli era possibile. Era sbarcato da poco e stava passando per una via secondaria. Per precauzione girava sempre con una pistola. Non si sa mai chi si può incontrare.
Ad un certo punto sentì delle voci concitate, come di due persone che litigano e infine uno sparo. Edward corse immediatamente a vedere perchè aveva riconosciuto le voci per quelle di suoi compagni di ciurma, si coricò di fianco all'uomo steso a terra per capire se era vivo e poteva farlo visitare, ma questo era già morto: colpo al cuore.
Edward era scioccato e non riusciva a muovere le gambe. Questo, purtroppo, diede modo all'assassino di accorgersi di lui, che finalmente iniziò a correre.
Non sapeva dove andava, ma alla fine si accorse di essere in una zona con belle case e giardini.
Quella notte, con quella luna piena che faceva da spettatrice al teatro del mondo di quella sera, Edward incontrò Isabella.

Quando la caduta della bottiglia lo svegliò, Edward stava sognando la ragazza per l'ennesima volta. Da quando l'aveva lasciata con quel criptico messaggio, l'aveva pensata e sognata molte volte. Sebbene lui stesso non ne capiva il motivo fino in fondo, quella donna gli era entrata nell'anima più di quanto credesse. Un paio di mesi prima, l'assassino di quella notte era stato catturato e messo in prigione a vita. La polizia aveva capito che era l'unico responsabile della morte di Jo e di altre persone. Edward, quindi, era salvo. Ma da quella notte erano passati cinque mesi.
Adesso era capitano di una nave ed era molto stimato. Ma proprio la mattina che stava per giungere, doveva fare scalo a Port Angeles e si sarebbe fermato per un paio di giorni, così avrebbe fatto anche rifornimento per la sua nave.
Cercò di tornare a dormire, ma il pensiero di Bella lo tenne sveglio.

Quella mattina, la donna era in un'aula ricavata dall'ex dojo del padre che faceva lezione ad una ventina di bambini, aiutata dalla sua amica Alice. Grazie all'eredità e a parte di quello che aveva risparmiato con piccoli lavoretti era riucita a realizzare il suo progetto scolastico. Ma non era felice come avrebbe dovuto, perchè le mancava qualcosa per completare il tutto. O meglio, le mancava qualcuno.
Non aveva mai smesso di pensare ad Edward. Aveva capito di essersene innamorata subito e senza rimedio. Anche se era svanito nel nulla senza lasciare traccia, così come era apparso. A volte si chiedeva se non avesse fatto un sogno, ma la sua verginità perduta e il messaggio che le aveva lasciato erano la prova del contrario. Lo conservava in un cassetto, avvolto da un panno. Aveva pianto molto dopo la sua partenza e aveva ancora dei dubbi atroci. Perchè se ne era andato cosi? Perchè non le aveva chiesto di seguirlo? Ma soprattutto... aveva contato qualcosa per lui?
Tanti interrogativi, troppi. E aspettavano tutti una risposta che forse non sarebbe mai arrivata.

Era una bella giornata di sole e le cose procedevano per il meglio. Aveva già fatto scaricare metà della merce che trasportava e verso sera ebbe finito.
Decise di andare un po' in giro per la città. Senza rendersene conto, però, stava già camminando per le vie della zona residenziale. Era quasi buio e il cielo era di un blu inteso con una leggera velatura di rosso rosato all'orizzonte, verso ovest.
Camminò ancora per diversi minuti, senza rendersi ancora conto di dove si trovasse, finchè vide un cancello e una recinzione a lui familiari. Senza accorgersene, le gambe lo avevano portato a casa di
Bella. Che fare? Andare da lei? E per dirle cosa? Probabilmente lo avrebbe cacciato via. E a ragione, anche.
Era immerso nei suoi pensieri, quando il cancello si aprì. Rimase senza fiato nel rivedere la bellezza di Bella. In quei mesi, se possibile, era diventata ancor più stupenda.
Bella si accorse che c'era qualcuno, ne aveva avvertito il respiro. Si avvicinò lentamente e stava per dire qualcosa, quando un odore particolare la fermò. Era odore di mare e di sole.
Edward, vedendosela di fronte non sapeva se parlare o meno, ma fu lei a rompere il silenzio.
- Chi c'è? -
Edward non sapeva se parlare o stare zitto. Voleva parlarle, ma non sapeva da dove cominciare.
- Insomma chi c'è? Siete forse un marinaio? -
- C..Ciao Isabella -
Nel sentire quella voce, Bella sobbalzò. Se prima poteva avere qualche dubbio, essendo Port Angeles una città portuale, adesso non poteva sbagliarsi. Quella voce era per lei inconfondibile.
- E... Edward....-
- Si.. sono io -
- Che cosa ci fai qui? - chiese calma, ma con una nota di rabbia nella voce.
Nota che a lui non sfuggì.
- Posso parlarti? Ci sono molte cose che vorrei dirti - si decise lui.
Bella si chiese se fosse giusto concedergli il beneficio del dubbio e ascoltarlo. Poi si disse che almeno avrebbe risposto a qualche domanda, che aveva bisogno di chiarimenti. Aprì il cancello e gli fece segno di entrare. Non voleva parlare per strada.
Edward la seguì fino a una panchina che Bella aveva messo vicino al laghetto. Si sedettero e lui fece un bel respiro e cominciò a parlare.
- Senti... io vorrei spiegarti... ecco.. - parlava incerto e con aria abbattuta.
- Avanti. Parla. - lo esortò – ti ascolto -
Certo, l'atteggiamento della ragazza non gli rendeva le cose facili, ma aveva tutte le ragioni di essere arrabbiata.
Notando il suo silenzio, perchè non sapeva come esprimersi, Bella continuò per lui.
- Non avevi tante cose da dirmi? - cominciò ad attaccarlo – perchè te ne sei andato così all'improvviso, perchè mi hai lasciato soltanto quel messaggio assurdo?! Perchè!? - le lacrime fecero capolino dai suoi grandi occhi scuri. Poi parlò con voce più bassa – Cosa ho rappresentato per te? Soltanto un diversivo? Sei venuto qui per vedere se ero disponibile? - poio rialzò la voce arrabbiatissima - Parla, maledizione! Parla! Io non ce la faccio più! Ho passato questi mesi pensandoti e sono stati infernali, per me! -
Alla fine era scoppiata. Tutto il suo sangue freddo era svanito e ora aveva tirato fuori tutto quello che sentiva. Quasi
tutto...
Edward, leggermente spiazzato e ancor più dispiaciuto nel vederla piangere, cercò di spiegarle.
- Ascolta.. quella notte, quando ti incontrai, ero inseguito da un mio compagno imbarcato sulla mia stessa nave. Per passavo vicino ad un vicolo e sentii due miei compagni litigare... - le spiegò i fatti
- Per questo ero così agitato quella sera. Ma nella sfortuna ecco che mi capita la cosa più bella della mia vita, la fortuna più grande. Conoscerti, Bella. E ancor di più quando siamo stati insieme. Non hai idea di quanto mi sia costato lasciarti. Sono stato davvero un codardo. Credevo che saresti stata meglio senza di me, che in quel modo non ti avrei messa in pericolo. Ma il pensiero di te mi ha accompagnato sempre, giorno e notte. -
- Ma tu.. cosa.. - non finì la frase. Edward l'aveva presa e la stava stringendo tra le braccia.
- Bella... io dovrei ripartire domani, ma se tu vuoi io resto con te. Per sempre. Ti amo Bella, ti amo da impazzire, anche se sembra assurdo dopo un solo incontro così breve -
- A.. anch'io – disse piano, tra le lacrime.
Prese il volto della ragazza tra le mani e le diede un bacio da togliere il respiro. Il cuore di Bella era in subbuglio, batteva come un tamburo.
_________
- Ciao Bella, allora? Come va? E' arrivato il grande giorno - le disse piano
- Bene... non vedo l'ora che mi tolgano le bende – disse con emozione
- Già.. anch'io -
Il dottore arrivò proprio in quel momento.
- Bene signora, ora toglieremo tutto. Pronta? -
Bella annuì e il dottore iniziò la sua opera lentamente. Quando finì, lei aveva ancora gli occhi chiusi.
- Ora apra gli occhi lentamente. Cerchi di abituarsi gradualmente alla luce. - le disse il dottore
Quando aprì gli occhi non potè fare a meno di piangere.
- Io... io ci vedo! Ci vedo! - disse tra le lacrime
- Sono lieto che sia andato tutto bene. Mi raccomando, però, si ricordi di venire a fare i controlli periodicamente -
- Certo -
Il dottore li lasciò soli e Bella si girò verso Edward. Lo vide per la prima volta, mentre lui si riavvicinava al lettino. Vide i suoi capelli di bronzo e i suoi occhi di giada. Si sentiva emozionata come se lo conoscesse per la prima volta. Quello era il suo prezioso angelo. E finalmente poteva vederlo. Poco tempo prima, infatti, Bella era stata operata con una nuova tecnica, che per un caso come il suo sembrava l'ideale. Con parte dell'eredità del padre potè pagarsi l'operazione e adesso poteva finalmente vedere! Nel frattempo, lei e Edward si erano sposati e stavano insieme da due anni.
La vista del marito le fece fare un salto al cuore. Sapeva che era bello, lui si era descritto e lo aveva sempre immaginato, ma visto davvero era tutta un'altra cosa.. era molto meglio della sua fantasia.
- Ciao.. finalmente ci “vediamo”... - le sussurrò vicino, sorridendo
- Ciao... -

Passò un altro po' di tempo. Edward e Bella erano seduti sulla roccia dove lui l'aveva vista la prima volta. Era stata lei a volersi mettere lì, perchè aveva qualcosa di importante da dirgli e suo marito era curioso di sapere.
- Allora? Che succede? -
- Bhe ecco.. sai quei piccoli malori che ho avuto negli ultimi tempi? -
- Si, c'è qualcosa che non va? -
Lei sorrise e scosse la testa.
- Va tutto benissimo... - disse. Gli prese la mano e se la mise sul ventre, finendo la frase - ... papà -
Lui fu invaso da una felicità incredibile e l'abbracciò e la baciò.
La luna era alta nel cielo ed era una notte serena. Come al solito era la tacita spettatrice di quello che succedeva sotto di lei, o era complice di atmosfere romantiche, o ... di incontri voluti dal destino... Era una notte di luna piena proprio come quella in cui un marinaio e una ragazza, allora cieca, si incontrarono.