venerdì 29 aprile 2011

D.R.S. - Nozze e sorprese...

Bella

Oddio... non potevo ancora crederci! Presto sarei diventata la moglie di Edward, dell'uomo che amavo. Mi sembrava un sogno!
- Lo hai già detto agli altri? - chiesi al mio fidanzato, riferendomi a Jasper e Emmett.
- No, volevo informarli assieme a te. Dovevi essere la prima a saperlo, no? - mi sorrise sghembo.
- Allora che aspettiamo? Andiamo a dare la notizia! - esclamai piena di entusiasmo.
Edward ridacchiò un attimo, poi mi guardò sereno, abbracciandomi.
- Farò in modo che tu sia felice, sempre. Come lo sei adesso, con questo sorriso radioso che ti illumina completamente. - mormorò perso.
Non potei fare a meno di allungarmi per dargli un bacio e stringerlo in un forte abbraccio. Dio, quanto lo amavo!
Bussammo dai nostri amici, che ci aprirono subito.
- Ragazzi... dobbiamo dirvi una cosa... - iniziai, guardando loro poi Edward un pò imbarazzata.
Vidi Emmett spalancare gli occhi e puntarmi il dito con finto atteggiamento scandalizzato.
- Sei incinta! - esclamò a occhi sgranati.
Io rimasi per un attimo interdetta, poi si mise a ridere. - Che faccia che hai fatto! Eri buffissima - mi schernì l'orso.
- Ma dai, Emm! No. Ecco... noi... ci sposiamo - li informai, sorridente come non mi era mai successo.
- Congratulazioni! Siamo molto felici per voi! - esclamarono assieme, abbracciandoci forte.
- Adesso capisco la tua richi.. - iniziò Jasper, ma fu fermato da una gomitata del mio fidanzato. Non ci feci caso. Magari erano cose da uomini. Oddio.. fidanzato... che effetto strano e piacevolissimo mi faceva!
- Ragazzi... avrei da chiedervi un grosso favore... - iniziò Edward, un pò imbarazzato - Vi andrebbe di ... sì insomma... di... farci-da-testimoni - finì velocemente.
- Certo che sì!! - esultò Emmett.
- Grazie ragazzi. Siete la sola famiglia che abbia a questo mondo. - mormorò commosso Edward.
Jasper lo abbracciò.
- Ehi, anche per noi è così. Lo sai. -
- Giusto. Tu sei nostro fratello - continuò Emmett.
Che bello. Ero davvero contenta che quei due ragazzi fantastici fossero così legati a Edward. Ma ero contenta anche per me. Anch'io li consideravo dei fratelli, ormai.
- I miei, anzi... nostri fratelloni... - mi uscì piano di bocca, guardandoli.
In un batter d'occhio, mi ritrovai stritolata da Emmett.
Dopo qualche altro abbraccio commosso e aver deciso come procedere per i preparativi, tornammo nella nostra "isola felice", costituita dalla nostra camera.
Il matrimonio si sarebbe svolto di lì a una settimana, giusto il tempo per cercare gli abiti, un prete e una chiesa. Non potevamo fare le cose con calma: avrebbe comportato dei rischi. Nel negozio di abiti mi avrebbe accompagnata Jasper, Emmett avrebbe aiutato Edward.
Mi sarebbe piaciuto avere al mio fianco mia madre, mio padre e magari la mia amica Angela. Ma ero felice comunque.

Aro

- Non li avete ancora trovati?! Razza di imbecilli! - gridai contro i miei uomini. Mi dispiaceva aver perso un elemento eccellente coome Edward, ma non potevo assolutamente passare sul fatto che avesse lasciato l'organizzazione. Era come tradire. Ma questo mi dava la possibilità di indagare meglio su di lui e suo padre. Sapevo che Carlisle aveva nascosto qualcosa di grosso e qualcosa mi diceva che lo avesse detto al figlio. Avevo qualsiasi incartamento che gli era appartenuto, ma non avevo trovato niente. Non sapevo nemmeno se con suo figlio avesse solo parlato o gli avesse consegnato qualcosa. In tutti questi anni, niente di niente! Maledetto Carlisle! Era anche riuscito a sfuggirmi un paio di volte, ma nessuno riesce a fermare Aro Volturi! Alla fina ha avuto quel che meritava!
E tutto perchè aveva scoperto che un suo collega e amico era invischiato con noi. Se quel Johnson non gli avesse spifferato tutto, non avrei dovuto sborsare tutti quei quattrini per insabbiare la faccenda. Che siano maledetti entrambi e marciscano all'inferno!
Quanto a Edward, credevo di aver fatto un affare: avevo cresciuto il figlio di un nemico, alla faccia sua, lo avevo accolto e istruito a dovere. Era diventato un prodotto perfetto. Una macchina omicida e cinica, freddo, senza timori e indecisioni. E adesso spuntava fuori una ragazzetta a far fallire miseramente tutto! Anni e anni di addestramenti e insegnamenti andati in fumo per una... una sgualdrinella da quattro soldi! Tempo e denaro, bum, come gettati dalla finestra! Ah... ma appena avessi messo su di loro le mie grinfie, me l'avrebbero pagata cara! E avevo anche trovato l'aiuto giusto. Improvvisamente il mio telefono personale squillò. Guardai il display: aspettavo proprio sue notizie.
- Pronto. Novità? - chiesi, speranzoso, ma con tono annoiato.
- Credo di sì. Ho scoperto... -

Edward

- Uff... La smetti di ridere? - chiesi un pò seccato con Emmett.
- ahah... scusa, è solo che... Lilly ha ragione. Con quella cosa sembri davvero il Sic, solo che con la pioggia che l'ha schiacciata e i baffi... ahah... adesso sembri Thomas Milian... senza barba... ahah - mi spiegò ridendo ancora. Lo guardai male. Ero lì da un pò a provare il vestito per le nozze e già ero infastidito per certe occhiate insistenti di un commesso del negozio. Lo sapevo di essere ridicolo, ma anche se fossero stai i miei veri capelli, era tremendamente fastidioso quello sguardo tra il divertito e il curioso.
- E tu? Sembri un Beatles con quella pettinatura e quegli occhiali - affermai, divertito e difendendomi.
- Dai E... ehm.. David. Non prendertela. Pensa che il giorno più bello della tua vita sta per arrivare!- aveva chiamato me e Bella con un altro nome per rimanere nell'anonimato.
- Già.. - sospirai - Ma non sembro un manichino con questo abito? - chiesi, un pò sconsolato e non del tutto convinto.
- Ma scherzi? Se ti sei messo abiti del genere per anni! Certo che stai bene - esclamò sopreso il mio testimone. Poi sorrise un pò sornione - Bisogna dire che il matrimonio ti fa effetto già da adesso... - mi schernì.
Non potei fare a meno di sorridere come un ebete al pensiero di Bella che mi avrebbe aspettato all'altare, nel suo bellissimo abito, splendida come una dea. Infatti, per precauzione, sarei arrivato dopo di lei, al contrario della tradizione. Ma cosa c'era di tradizionale in noi? Proprio niente. Dio... se pensavo al matrimonio, nonostante il soggetto che ero stato, mi tremanavo un pò le ginocchia.
Il mio amico orso dovette accorgersene, perchè iniziò a farmi una serie di battutine, ma ero tanto preso dal pensiero di Bella, che smise poco dopo, rassegnato.
- Sai amico, sono felice che tu abbia incontrato la tua futura sposa. Ha cambiato la vita di tutti noi in meglio. E' davvero una persona speciale e le sono affezionato come se fosse davvero mia sorella. - mi confidò con un sorriso. Gli sorrisi di rimando. Erano veramente dei cari ragazzi.
Mancavano solo un giorno al matrimonio, che sarebbe avvenuto di sabato, e io ero già nervosetto.
Che fine aveva fatto la mia proverbiale calma? Quanto mi aveva cambiato quell'angelo che stavo per sposare!
Avevo anche trovato un chiesetta perfetta, piccola, tutta affrescata e sicuramente molto antica. Aveva anche un chiostro all'interno, con un pozzo al centro dalla struttura in muratura e ferro battuto e circondato da loggiati ad archi. Era tutto molto suggestivo.







Dopo essere rientrato con Emmett, mi fiondai n camera alla ricerca della mia fidanzata. Che parola meravigliosa... e ancor più bella era la parola moglie!
- Hey, tigre... - la salutai, arrivandole alle spalle e stringendola tra le braccia.
- Ciao tesoro. Com'è andata la prova? - mi chiese, riferita all'abito.
- Bene. Ho trovato quello ci voleva. E tu? - le baciai il collo, completamente perso.
- Mmm... bene... - sospirò, gemendo.
Ridacchiai.
- Signora Cullen... quel "bene" era la sua risposta alla mia domanda... o era qualcos'altro? - chiesi, malizioso, baciandola. Ero certo che non mi avesse nemmeno badato, tanto era persa nelle mie coccole.
- Mh? Che hai detto? - appunto. Lo immaginavo. Oh, Bella, non vedevo l'ora che fosse mia anche in modo ufficiale! L'amavo tantissimo e non riuscivo a stare troppo tempo lontano da lei, senza i suoi sorrisi di felicità, i suoi sospiri e il suo calore quando eravamo vicini... Era diventata la mia droga.
- Eh eh.. Bella, sei proprio unica - sorrisi.
- No. Sei tu che mi fai perdere la cognizione dello spazio, del tempo e delle cose - mi sussurrò, girandosi verso di me.
Senza darmi tempo di rispondere, mi baciò con impeto, accendendo subito tutti i miei sensi, già allerta dal momento in cui l'avevo abbracciata.
Dopo aver fatto l'amore per ben tre volte, eravamo ancora sotto le lenzuola e io la tenevo stretta a me, accarezzandole i soffici capelli. Mi piaceva da morire anche tenerla così, coccolandola semplicemente, facendole trasmettendole che nutrivo per lei anche tanta dolcezza quanta passione.
Peccato che il mio stomaco decise in quel momento di brontolare...!
- Amore... se vuoi mangiare forse è meglio che ci alziamo... - mi sussurrò dolcemente.
- Mmm... e chi ti dice che non preferisca stare qui a coccolarti? - risposi, stampandole un bacio sulle labbra. Ridacchiò.
- Bhe, non che mi dispiacerebbe, ma vorrei che il mio futuro maritino fosse in forma perfetta. Vado a farmi una doccia, aspetta qui. - mi sorrise, alzandosi. Si diresse al suo cassetto per prendere l'intimo, poi prese dei vestiti. Il tutto nella più totale incuranza, come se fosse vestita o io non la vedessi. Ma la vedevo eccome: ad ogni movimento il suo seno ondeggiava, ogni indumento che prendeva le sfiorava la pelle come una carezza... Insomma, in ogni suo gesto c'era qualcosa di erotico, oppure ero io il maniaco. Una cosa fu certa: non la lasciai nella doccia da sola.

Stasera sarebbe arrivata la mia sorpresa di nozze per lei: chissà la sua faccia appena la vedrà! Di sicuro le sarebbe spuntato uno di quei sorrisi radiosi che amavo vederle sul volto. su questo non potevo avere dubbi.
Adesso, però, dovevo assolvere ad un piccolo compito. Sorrisi tra me, pensando che non mi sentivo sicuro di uscire illeso da una situazione che in realtà non comportava nessun rischio particolare.
Jasper venne a chiamarmi per dirmi che era tutto pronto.
- Scusa amore. Vado un attimo con Jasper a sistemare alcuni dettagli. Torno tra poco - mi congedai con un bacio e lei mi sorrise, annuendo.
Usciti, chiesi al mio amico se era tutto a posto.
- Dimmi Jazz, avete avuto dei problemi? -
- No, nessuno. Siamo stati particolarmente attenti, non ti preoccupare. Eccoci, siamo arrivati - bussò alla porta davanti a noi.
Entrai dopo aver sentito un "avanti" come risposta e mi preparai a quel colloquio strano.

Bella

Edward era uscito da un pò e mi mancava già terribilmente. Cavoli... avevo raggiunto un livello di dipendenza da lui non indifferente. Anche al suo ritorno, quando mi aveva abbracciata, sentivo solo le sue labbra e le sue mani su di me. Ormai ero così presa che il mio cervello, ogni santa volta che Edward mi era vicino e mi sfiorava, si rifiutava di funzionare come si deve.
Chissà quali altri dettagli doveva sistemare? Con ogni probabilità erano relativi alla nostra sicurezza. Ero certa che non avrebbe lasciato nulla al caso.
Era la mattina del matrimonio, Edward aveva dormito nella stanza dei ragazzi per osservare almeno quella tradizione. Mi venne da sorridere...
Jasper bussò alla porta.
- Avanti, Jazz, entra pure. - lo invitai. Sapevo che era lui, perchè doveva aiutarmi col vestito. Per fortuna, la commessa del negozio lo aveva istruito su come fare. Mi veniva ancora da ridere se pensavo alle sue facce imbarazzate, mentre cercava di non darlo a vedere. In fondo, sia lì che adesso, indossavo una guepierre a cui erano appuntate le calze, una giarrettiera e un paio di scarpe. Avevo già provveduto al trucco come mi aveva insegnato la ragazza del negozio, dato che le avevo chiesto consiglio. Non avevo un'amica o mia madre vicino...
- Buongiorno sposina. Come andiamo? - mi salutò ilare, stringendo un occhio. Di sicuro cercava amcora di non guardarmi troppo, perchè aveva già le guance un pò rosse.
- Bene, a parte il fatto che ho le gambe di gelatina... - dichiarai, un pò impacciata.
- Credo che sia più che normale. Allora, vediamo di metterti quest' arnese infernale - disse aprendo la custodia del vestito e avvicinandosi a me.
Aprii la cerniera e mi infilai coi piedi, mentre Jasper mi tirò su l'abito velocemente. Dallo scatto felino di quella mossa intuii il suo imbarazzo ancor di più. Povero Jazz... In fondo anch'io mi sentivo un pò in imbarazzo, per cui non dissi niente.
Mi aiutò a sistemare i capelli, a cui avevo già fatto un pò di boccoli, e a metterci qualche fiorellino nel mezzo. Dopo una mezzoretta ero pronta.
- Bene, possiamo andare. Il parroco ti aspetta. -
- Ti prego, Jazz, quando arriva Edward tienimi ferma o credo che cadrò. - lo supplicai, ansiosa.
- Non ti preoccupare, Bella - mi disse ridendo - mi sa che sarà lui a dover cercare un sostegno quando ti vedrà. Sei davvero raggiante. -
- Grazie... - arrossii. Per fortuna, dopo quello che era successo un pò di tempo fa, sembrava essersi abbastanza rassegnato e la nostra amicizia non ne aveva risentito. Ne ero proprio felice!
Salimmo su un'auto dai vetri oscurati e ci dirigemmo alla chiesa. Avevo il cuore in gola dall'emozione.
Jasper venne ad aprirmi la portiera e mi aiutò a scendere con la gonna voluminosa e lo strascico. Fu in quel momento che mi ricordai di un particolare.
- Jasper, scusa... non che sia un problema, ma sai che ci siamo dimenticati dei fiori? - gli riferii, alludendo al bouquet.
- Oh, no. Non ci siamo affatto dimenticati. - mi rispose mentre ci avvicinavamo al portone. Quando Jasper lo aprì i miei occhi si sgranarono e si riempirono di lacrime.
- Bella... sei un angelo, bambina mia -
Mio padre mi era venuto incontro con un bouquet di rose bianche e blu, era lì, mi abbracciava felice e stava bene.
- Dammi un pizzicotto... - gli chiesi, incredula.
- Eh eh. No, sono qui e sto bene. Ormai sono guarito. - mi sorrise.
- Oh papà, ma come... voglio dire, ma tu conosci Edward? - chiesi confusa.
- Certo. Abbiamo parlato un pò di volte, ma questo te lo dirà lui a tempo debito. - mi informò.
Gli saltai al collo felicissima.
- Che bello averti qui! Che bello che stai finalmente bene! E' il giorno più bello della mia vita. - mi voltai verso Jasper e ringraziai anche lui - Grazie anche a te, Jazz. Grazie - lo abbracciai.
- Di niente. Sono felice anch'io. Tanti auguri Bella - si felicitò.
Poco dopo sentimmo dei passi nel cortile della chiesa. Doveva essere Edward che stava arrivando.
Jasper andò ad aprire il portone per spalancarlo, ma quando lo fece assistemmo a una scena orribile...
Edward, accompagnato da Emmett, si trovò di fronte un uomo armato, che gli sparò. Emmett si era buttato su di lui, facendo finire entrambi a terra e Jasper sparò all'uomo armato. Non credevo che avesse una pistola nascosta sotto il vestito, ma in quel momento vedevo solo Edward e il terrore si impossessò di me. Corsi verso di lui più veloce che potevo. Era successo tutto così velocemente!
- Edward! Edward! Ti prego, rispondi! - gridai disperata.
- Bella... mi dispiace. A quanto pare sono riusciti a trovarci e a colpire. - mormorò piano.
- Non dire che ti dispiace, a me interessa solo che tu non mi lasci! - gridai piangendo come una fontana.
- Non è niente di grave, Bella - mi rassicurò Emmett, che nel frattempo lo stava controllando - quel bastardo lo ha colpito ad una gamba - mi informò.
- Ma sta perdendo tanto sangue! Sei sicuro? - chiesi spranzosa.
- Certo, Bella - mi sorrise in modo abbastanza incoraggiante e gli credetti. Intanto Jasper stava chiamando l'ambulanza. Per fortuna il killer era morto.
- Ehi Emm, hai visto chi è il nostro killer? - chiese Edward, un pò affaticato.
- Sì e non ci crederai. E' Niko in persona. Bhe... meno uno. - fece spallucce l'orso.
- Cosa? Quello del Re Nero? - chiesi curiosa, mentre tenevo tra le mani quella di Edward.
- Esatto, proprio lui. Oh, finalmente arriva l'ambulanza - annunciò Jazz per mio grande sollievo.
Portammo Edward all'ospedale di Seattle, dove fu operato. La ferita sarebeb guarita in un paio di settimane, ma avrebbe dovuto fare un pò di riabilitazione per le successive due. Come nuovo in un mese, dunque. E per mio grandissimo sollievo!
Dopo l'operazione di Edward e le rassicurazioni del medico, parlai con mio padre. Mi disse che Edward aveva parlato con lui anche quando andammo a trovarlo in ospedale, poi mi raccontò che Jasper lo aveva portato in una delle stanze dell'albergo dove eravamo, giusto due sere prima del matrimonio. Aveva parlato con Edward anche in quell'occasione mi disse che gli aveva chiesto di non farsi vedere fino in chiesa. Che dolce! Aveva avuto un pensiero bellissimo!
Peccato per come si erano evolute le cose pochi minuti dopo, accidenti. Ma quel furfante era morto e non avrebbe più potuto nuocerci.

mercoledì 27 aprile 2011

D.R.S. - 16 - Codice e proposta

 Edward

- Mmmm... hai detto che tuo padre ti ha raccomandato di tenerlo nascosto, giusto? - mi chiese Bella, concentrata in qualche riflessione, mentre osservava il biglietto e il ciondolo.
- Sì, infatti. Solo che non riesco a capire cosa possa esserci da nascondere. Voglio dire, sul ciondolo non c'è alcuna incisione e nel biglietto ci sono solo delle parole rivolte da un padre a un figlio. Proprio non riesco a capire. Certo, mio padre è sempre stato un pò machiavellico, ma se davvero c'è qualcosa in quel biglietto, stavolta ha superato se stesso - spiegai, ormai stufo di arrovellarmi il cervello per capire da dove venisse l'importanza di quello scritto.
Bella stava semi sdraiata sul letto, schiena alla testiera, con il piccolo manoscritto in mano, intenta ad osservarlo con grande attenzione.
- Ehi, qui c'è qualcosa! - esclamò all'improvviso.
- Dove? - mi avvicinai a lei, curioso.
- Guarda qui, contro luce - mi indicò un angolo del foglietto e potei vedere un logo particolare.
- Ma questo.. aspetta che controllo subito - mi misi a digitare velocemente sul portatile che avevo sulle ginocchia alla ricerca di quel logo che mi sembrava di aver già visto.
- Bingo! E' il logo di una banca svizzera, guarda - mostrai a Bella il monitor.
- Già, ma perchè usare un pezzo di carta della banca per scrivere? - domandò, perplessa.
- Non lo so... ma è chiaro che bisogna scoprirlo - sospirai.
- Però, scusa, ragiona un attimo: hai detto che tuo padre si divertiva in cose complicate, ti ha raccomandato di nascondere questo ciondolo, quindi anche il suo contenuto, poi scopriamo che la carta è di una banca svizzera. Non potrebbe aver nascosto qualcosa per te? Oppure esserci un conto a tuo nome? Altrimenti non avrebbe senso. - ragionò seria .
- Hai ragione... potrebbe essere. Ma come ci arriviamo? - domandai, un po' malinconico.
- Dai, non ci pensare. Non adesso. Perchè non ti prendi una pausa e ti rilassi? Sono certa che un po' di distrazione ti farebbe bene. Dopo sarai più lucido per tentare di trovare una risposta. Che ne dici?- mi propose sorridente.
Non potei fare a meno di sorriderle anch'io. La guardai intensamente, perdendomi nei suoi occhi scuri e profondi. In questi giorni, da quando ci eravamo dichiarati, mi era diventato sempre più difficile starle lontano, chiedendomi come avessi fatto in tutti quei giorni in cui era stata da Jasper.
Non avrei mai e poi mai fatto altri passi falsi con lei. Non volevo assolutamente.
I miei amici, che ormai consideravo tali davvero, bussarono alla porta proprio in quel momento.
Due volte, una volta, due volte. Sì, erano loro. Era il nostro segnale per essere certi che fossimo noi ogni qual volta si bussava ad una delle nostre camere.
- Entrate - li invitai, immaginando che ci fossero tutti e due.
- Eccoci ragazzi. Avete fame? Kate ha detto che è tutto pronto se vogliamo pranzare. - ci informò Emmett.
- Grazie. In effetti io ho una fame da lupo! - annunciai.
- Bene, allora noi vi aspettiamo di sotto - dichiarò Jasper. - A proposito, trovato niente? - chiese curioso.
- Solo che il biglietto è di una banca svizzera. Lo ha notato Bella - risposi, guardando nella sua direzione. Ovviamente, come mi aspettavo, arrossì. Adoravo le sue gunace colorate!
- Uffa... ci provi proprio gusto , tu? Vero? - mi fece la linguaccia, capendo che lo avevo fatto apposta. Non che non avesse considerazione di se stessa, ma non capivo perchè non cercasse mai meriti, perchè dovesse sempre restare nell'ombra.
- Davvero? E brava Bella! - la lodò Jasper, facendola arrossire ancor di più.
- Oh, basta, non mettertici pure tu! L'ho solo notato contro luce, tutto qui. - ormai sorridevamo apertamente, mentre Bella sbuffava, imbarazzata.
Mangiammo tutti insieme, allegramente, come succedeva da qualche giorno. Dovevo ammettere che era bello e mi dava un senso di serenità mai provato prima. Ridere e scherzare liberamente con amici fidati, trascorrere le ore in compagnia, senza pensieri, e soprattutto avere al proprio fianco la persona amata. Sì, ormai potevo dirlo con certezza: io amavo profondamente la mia Bella.
- Edward, senti, che ne dici di uscire un pochino? Magari ci camuffiamo un po', un berretto, degli occhiali da sole.. - mi pregò. Avevamo proprio bisogno di uscire all'aria aperta e lei non ne poteva più di stare “rinchiusa”, di sicuro.
La guardai sorridente.
- Certo. Si può fare. Dovremo stare attenti, ma è fattibile. Hai ragione: abbiamo bisogno di respirare un po'. - fui d'accordo con lei. Anch'io ne avevo bisogno.
- Oh che bello! Vediamo cosa potremmo fare? Tu hai qualche idea? - chiese allegra.
Mi piaceva vederle quel sorriso contento sul volto. Si illuminava tutta. E avrei fatto di tutto per renderla felice e vederlo sempre.
- Forse sì. Tu preparati e mettiti qualcosa di comodo. - le suggerii. - Vado a chiamare anche Jasper ed Emmett - la informai, ma mi sorprese.
- No, aspetta. Non che non mi faccia piacere la loro presenza... ma... - arrossì all'istante.
- Hey, guarda che a me fa solo piacere trascorrere del tempo con te, in tranquillità. Sono molto felice che tu desideri stare soli. - le confidai.
- E cos'hai in mente? - mi domandò, curiosa. Forse voleva sviare un attimo il discorso per distogliere l'attenzione dal suo imbarazzo.
- Lo vedrai - le strizzai l'occhio - Ma non cercare di sviare il discorso. E poi non so se te l'ho già detto, ma adoro le tue guance colorate. - mi avvicinai a farle un a carezza al viso.
Mi regalò un bellissimo sorriso e si appoggiò alla mia mano. Sentirla così vicina, così "arrendevole"... mi piaceva da morire e mi rincuorava. Mi sentivo come ferretto di fronte ad un magnete gigante: allo stesso modo, il mio viso si avvicinò al suo per un bacio che di casto non aveva davvero niente. Era mio desiderio poter andare un pò oltre, ma mi limitavo, lasciando a Bella le redini della situazione. Cercavo di lasciarle i suoi spazi, quindi, affinchè fosse lei a decidere quel che era disposta a concedermi. Ma era davvero difficile.
- Torno subito. - detto questo mi alzai e uscii. Volevo chiedere a Kate di prepararci qualcosa per un bel pic nic e chiedere ai miei amici di farci avere qualcosa da camuffarci.

Bella

Oh..! Finalmente saremmo usciti! Devo ammettere che ne avevo un pò piene le tasche di stare "rinchiusa", anche se sapevo che era rischioso uscire.
Si era offerto di chiamare gli altri per stare tutti insieme, ma gli avevo detto di no. Ormai i miei sentimenti per lui erano troppo intensi e radicati in me per non desiderare di stare da sola con lui e in albergo, a parte quando dormivamo, c'erano quasi sempre Emmett e Jasper a farci compagnia.
Ma non era il solo motivo. Volevo recuperare un pò di quell'intimità che avevamo preso, quella complicità che si era creata.
Quando tornò in camera aveva uno zaino e una sporta piena di cose.
- Eccomi. Qui c'è l'occorrente per la nostra gita - disse mostrandomi lo zaino - e qui c'è quello di cui abbiamo bisogno... - alzò la sporta - ...per camuffarci - aggiunse, sorridendo divertito.
Jasper ed Emmett ci avevano fatto avere delle parrucche e degli occhiali da sole. Ci preparammo e quando ci voltammo l'uno verso l'altro, mi scappò una risata.
- Hey, perchè ridi? - fece il finto offeso.
- Scusa... ahah... è solo che se ti vedessi... sei così buffo - spiegai mentre cercavo di smettere di ridere.
Aveva una parrucca castana, tutta ricci stile Marco Simoncelli (anche se molto più ridotta), occhiali da sole e un paio di baffi.
- Mmm... quei due. Adesso capisco i loro sorrisetti. Scommetto che l'hanno fatto apposta. - borbottò, guardandosi allo specchio.
A me, invece, avevano procurato una parrucca biondo miele, dalla chioma liscia.
- Dai, pensala così: di certo non, se mai ci vedessero, non credo che penserebbero mai a un travestimento simile. Ammesso che pensino a questa eventualità. - lo rincuorai.
- Giusto. Allora, biondina, andiamo? - mi sorrise.
Finalmente uscimmo all'aria aperta e inspirai l'aria fresca con un bel respiro.
Camminammo un pò per la città, ridendo e scherzando come due normalissime persone, come se non dovessimo stare attenti a chi ci braccava. In quel momento la tensione dei giorni precedenti e, soprattutto lo stare "rinchiusi", sembravano un ricordo lontano. Si era creata un'atmosfera pacifica e rilassante. Che bello!
Ci fermammo in un piccolo parcoall'ombra di una grande albero, vicino a dei cespugli.
Edward aprì lo zaino e stese una coperta. si appoggiò al tronco e mi sedetti vicino a lui.
- No. Vieni qui... per favore - mi pregò.
Nella sua voce c'era stato per un attimo quel vecchio tono di comando, ma subito dopo era diventato dolce. Era davvero cambiato e cercava ancora di migliorare: lo vedevo proprio in queste occasioni, quando gli veniva naturale di parlare come se desse un ordine e nel momento in cui se ne accorgeva, cambiava totalmente, diventanto gentilissimo. Gli capitava anche con Emmett e Jasper. Si sforzava anche con loro. Ma noi tre ne sorridevamo contenti: sapevamo che era abituato così da anni e non era facile cambiare, ma Edward ce la metteva tutta. Sia io che i ragazzi ne eravamo contenti: una sera mi era capitato di parlarne con loro.
Non mi feci ripetere la richiesta e mi avvicinai di più a Edward, che mi prese e mi fece sistemare tra le sue gambe con la schiena al suo petto. Le sue braccia mi avvolsero subito in un abbraccio protettivo. Che sensazione meravigliosa! Stare così, avvolta dal suo calore, dal suo profumo... mentre le sue labbra si muovevano sul mio collo. Non ne avrei mai avuto abbastanza di Edward. Ormai era assodato. Mi girai leggermente, facendolo staccare e accarezzandogli il viso d'angelo.
Non feci in tempo ad avvicinarmi io che la distanza tra le nostre labbra fu annullata completamente.
Peccato che mi scappò un sorrisetto.
- Che c'è? - mi chiese incuriosito.
- Scusa... i baffi mi fanno un pò il solletico - mormorai piano - caro il mio Sic (*) - e mi venne di nuovo da ridacchiare. (*Sic è il nomignolo di Simoncelli, per chi non lo sapesse.)
- Ah è così? Allora adesso ti faccio vedere io - mi sorrise e prima che me ne rendessi conto, mi sdraiò sulla coperta e iniziò a farmi il solletico. Non ne potevo più dal ridere.
- Ok... ok... mi arrendo! Basta ti prego... - dissi fra le risate.
Si fermò e mi guardò intensamente, facendosi serio.
- Ti amo - mi sussurrò. Non mi diede neanche il tempo di rispondergli, che le nostre lingue erano già in contatto e si cercavano e coccolavano a vicenda in un gioco frenetico e dolcissimo.
Le sue mani si insinuarono sotto la mia maglia, calde e avide. Sentivo mille brividi attraversare tutto il corpo e concentrarsi al centro.
- Bella... ho bisogno... di te... ti amo - mi disse tra un bacio e l'altro.
- Ti amo... Anch'io... ho bisogno di te... - risposi, appassionata e affannata.
Un pensiero, però, mi fece riprendere un minimo di lucidità.
- Edward... detesto dovertelo ricordare... ma siamo in un parco... - gli sussurrai, un pò turbata dal pensiero che potesse vederci qualcuno.
- Mmm... ok - si rialzò e si rimise appoggiato all'albero, poi mi fece segno di risedermi tra le sue gambe come prima. Sorrisi scuotendo la testa, ma assecondando la sua richiesta.
Prese lo zaino e ne tirò fuori un paio di sacchetti e due bottiglie d'acqua.
- Hai fame? Kate ci ha preparato dei panini - mi informò.
Il mio stomaco brontolò, seguito subito dal suo e ci venne da sorridere. In effetti era già pomeriggio avanzato.
Quando tornammo all'albergo, Jasper e Emmett ci chiesero subito se era andato tutto bene. Evidentemente erano un pò preoccupati. Che cari.
Io, invece, mi ero proprio dimenticata tutti inostri problemi e miero goduta il pomeriggio con Edward, sperando vivamente che ce ne sarebbero stati tanti altri.
Optammo per una cena veloce e non troppo "sostanziosa". In fondo, avevamo fatto merenda non più di duo o tre ore prima. Una volta in camera, ci togliemmo quelle fastidiose parrucche.
- Oh, finalmente liberi. Il Sic era simpatico, ma bentornato Edward! - esclamai, facendogli l'occhiolino. Mi volò accanto, prendendomi tra le braccia.
- Grazie signorina Swan, le ricordo che io e lei abbiamo un discorso in sospeso... - scherzò malizioso, scendendo sul mio collo.
- Mmm... a me sembrava di averlo interrotto con un certo ricciolino... -
- Posso anche farmi la permanente, se vuoi, ma mi rifiuto di mettermi quella cosa in testa un'altra volta. - dichiarò, indicando la parrucca sul comodino.
- Non sarà necessario. Ti voglio così come sei. - lo guardai intensamente, per poi baciarlo con la stessa passione avuta la parco.
Le nostre mani di nuovo sui nostri corpi, bramose, avide del calore dell'altro... Sentii le sue fermarsi sui miei glutei e stringerli con forza, facendomi uscire un piccolo gemito.
Presa dalla frenesia di risentirlo vicino, dentro di me, avvolta dal suo profumo, dalle sue braccia e dalla smania di sentire le sue mani e le sue labbra su ogni centimetro della mia pelle, iniziai a sfliargli la maglietta.
Edward mi guardò leggermente stupito, forse non si aspettava una reazione del genere da me.
- Sei... sicura? - chiese titubante.
- Mai stata più sicura - risposi decisa, baciandolo con foga mentre gli abbassavo anche la zip dei jeans. Edward non si fece pregare e mi imitò. Poco dopo eravamo nudi e senza rendermene quasi conto, sotto la doccia.
Avvertivo in lui la stessa urgenza che sentivo io, lo stesso bisogno, gli stessi sentimenti. Era fantastico.
Mi prese le gambe e mi arpionai alla sua schiena, mentre mi baciava con ardore. La sua virilità continuava a strusciare sul mio sesso in modo talmente eccitante, che non ci vidi più. Abbassai una mano per afferrare la sua eccitazione e condurla alla mia entrata. Volevo sentirlo in me ed ero davvero al limite. Edward mi prese il polso, portando la mia mano sulla sua spalla. Mi irrigidii un pò a quel suo gesto. Perchè faceva così?
- Aspetta un secondo, amore mio... - mormorò al mio orecchio, roco e ansante - dammi solo un secondo... - mi pregò.
Aspettai un attimo come mi aveva chiesto, poi lo sentii riempirmi completamente. Dio che sensazione!
Dopo la doccia continuammo la nostra piacevole attività tra le lenzuola per tutta la notte. E che notte!!

Edward

Quando i miei occhi si aprirono la prima cosa che vidi fu il volto di Bella. La mia Bella. Ora potevo davvero dire che fosse totalmente mia e non avrei potuto essere più felice! O forse sì?
Dopo tutto, Aro ci stava sicuramente cercando e non credevo che la nostra idea avrebbe funzionato ancora a lungo. Avevo il timore che quel maledetto riuscisse a separarci per sempre con la morte e io non volevo affatto. Volevo quell'angelo che si trovava tra le mie braccia pre sempre al mio fianco e avrei lottato per questo mio nuovo obiettivo! Edward Cullen non è mai stato tipo da arrendersi. Ma il nuovo Edward aveva anche un amore, adesso, e non poteva trascurare questo particolare così importante.
Decisi di alzarmi senza svegliare Bella e di andare a parlare con Jasper ed Emmett, poi sarei tornato dalla mia tigre, che mi aveva piacevolmente stupito. Non credevo possedesse tanta passione quanta ne sentivo io ed era una cosa stupenda!
- Ragazzi, devo chiedervi un favore molto grande... - iniziai a spiegare di cosa avevo bisogno, ma non diedi loro altra spiegazione se non quella di fare una sorpresa a Bella. Volevo che lo fosse anche per loro.
Tornai dalla mia tigre e mi misi sul letto, abbracciandola stretta.
- Mmm... buongiorno amore - mi salutò, svegliandosi.
- giorno - la baciai, senza aspettare un secondo.
- Ma sei già vestito... - constatò con un piccolo broncio. Mi fece sorridere e stupire.
- Hey, che fine ha fatto la Bella timida che conoscevo? E' da ieri che mi stupisci ogni minuto. - le confidai, sorridente.
- Oh bhe... colpa sua signor Cullen. E' lei che mi scatena tutto questo - scherzò maliziosa.
- Ben felice di saperlo - le mormorai, baciandola di nuovo - Adesso, però, vorrei provare a pensare un pò al biglietto di mio padre, anche se mi piacerebbe passare il tempo in altra maniera... - le strizzai l'occhio.
- E allora perchè non ci pensiamo domani? - mi chiese accarezzandomi il petto.
- Perchè prima lo risolvo, meglio è, Bella. Anch'io ti desidero da morire, amore, ma non posso non pensare che Aro ci cerca. - le dissi gentilmente, con una nota di preoccupazione.
- Si, hai ragione. Così, quando saremo liberi, non avremo più problemi. - dichiarò sorridente - Posso aiutarti? -
- Certo che puoi, amore. - mi faceva piacere la sua collaborazione. Poi Bella era una ragazza intelligente, sveglia e osservatrice.
Rileggemmo il biglietto più volte, senza risultato.
- Vediamo... cerchiamo di ragionare e prendiamo gli indizi in nostro possesso uno per uno, separati: tuo padre ti ha detto di tenere nascosto questo ciondolo - iniziò a pensare ad alta voce. Io annuii.
- Bene - continuò Bella, cammianndo su e giù per la stanza - il pezzo di carta ha impresso il logo di una banca svizzera. E fin qui ci siamo. Adesso proviamo a prendere le frasi che ti scrive una per una:
"Ricorda bene figliolo, il giorno in cui nascesti fu fonte di immensa gioia per me e tua madre." Scrivi in un foglio: - mi disse indicando un blocchetto sulla scrivania - data di nascita. Poi...
"Quando leggerai questo biglietto, sicuramente io non ci sarò più, ma ricorda: ti ho amato infinitamente e spero che un giorno tu possa riuscire a trovare la felicità. Anche tua madre, se mai dovesse succedere qualcosa anche a lei, è del mio stesso avviso. " Scrivi amore infinito - mi disse di nuovo. E io lo feci. Non so cosa stesse pensando, ma vederla così concentrata mi piaceva. - E per ultimo... "Ti suonerà strano, ma vorrei darti solo un ultimo consiglio: ricordati sempre che in ogni persona ci sono luci e ombre. Esattamente come la vita, che offre momenti belli e momenti bui.
Ti voglio bene, Edward. Papà." Scrivi bianco e nero. Ecco. Provia ad analizzare le tre cose che hai scritto per ogni frase. - mi suggerì.
- Mmm... data di nascita, amore infinito, bianco e nero. - ripetei, leggendo. La guardai confuso, senza capire. Bella era immersa nei suoi pensieri, finchè non ebbe un'idea.
- Edward, quante cifre ha un conto in banca? - mi chiese all'improvviso.
Ci pensai su e le risposi.
- Mmm.. dieci o undici, se non sbaglio, perchè? - ero curioso di capire che stese pensando.
- E sono solo numeri o anche lettere? - continuò.
- Possono esserci anche lettere, ma dove vuoi arrivare? - ero curiosissimo.
- Prova a scrivere la tua data di nascita, poi un otto e le iniziali di bianco e nero, poi conta quante cifre sono - mi suggerì.
Feci come mi aveva detto e capii immediatamente i suoi pensieri. Aveva capito il codice lasciatomi da mio padre!
- Ma tu sei un genio! - esclamai stupito - Ma come ci sei arrivata? -
- Ci sono arrivata con te. Vedi, mio padre, dato che era poliziotto, ogni tanto mi faceva giocare in questo modo con degli indovinelli, così ho pensato che potesse aver fatto lo stesso tuo padre. Mi hai detto che era machiavellico... così... ho tentato semplicemente. Il foglio viene da una banca, no? Quindi cosa poteva aver nascosto tuo padre, tra le righe, se non un codice? Ho provato ad indovinare. E poi dobbiamo ancora verificare se è giusto. - mi spiegò.
- Non so perchè, ma credo proprio che lo sia! Bella sei incredibile! - mi alzai ad abbracciarla - Ma toglimi una curiosità, adesso che ci penso: l'otto cosa c'entra? -
- Oh, bhe... Tuo padre ti ha scritto che per lui e tua madre sei stato fonte di immensa gioia e poi ha rimarcato il fatto che ti ha amato infinitamente e ha concluso il foglietto dicendoti di nuovo che ti voleva bene. Il simbolo di infinito è un otto rovesciato, così ho pensato potesse essere una delle cifre. Eh eh... mi sa che mio padre mi ha fatto diventare machiavellica come il tuo - ridacchiò imbarazzata.
- E io sono felice che lo abbia fatto. Anche se credo che non sia solo merito suo... - insinuai al suo carattere un pò insicuro.
- Che vuoi dire? - chiese sospettosa.
- Niente. Solo che fa anche parte del tuo carattere pensare anche a cose un pò assurde - la schernii, sorridendo.
- Brutto cattivo! Te lo faccio vedere io! - si divincolò e mi tirò un cuscino.
- Ah vuoi la guerra? -
Iniziammo così una giocosa battaglia, che finì con noi due a letto...
- Bella... senti, lo so che ti sembrerà un pò affrettato, forse un pò folle... ma credimi: io non posso vivere senza di te. Ti amo troppo, sei la mia vita. - le dichiarai, accarezzandole il viso e guardandola negli occhi. Ormai era una decisione definitiva, nel mio cuore. Certo, il timore dovuto ad Aro c'era, ma era soprattutto l'immenso sentimento che nutrivo per lei a spingermi e sentivo di non poter più fare a meno di lei da tempo. Mi alzai lentamente, girai attorno al letto fino a trovarmi dal suo lato e mi inginocchiai.
Presi le sue mani tra le mie e la guardai intensamente, mentre lei ricambiava, curiosa e interrogativa.
- Isabella Swan, prometto di amarti e proteggerti per sempre: vorresti diventare mia moglie? - le chiesi, emozionato.
I suoi occhi si spalancarono, portò una mano alla bocca e qualche lacrima scese dai suoi occhi. Iniziai a preoccuparmi, ma Bella mi buttò le braccia al collo, gridando sì ripetutamente.
Ora potevo proprio dire di essere l'uomo più fortunato e felice del mondo!