sabato 26 febbraio 2011

D.R.S. - 8

Edward

Ormai era chiaro che se sentivo la mancanza di Bella in quel modo, quando non ero con lei, forse la mia non era solo attrazione. Volevo conoscerla come persona. Ma io? Io volevo che mi conoscesse? Sì! Ma avrebbe capito? Non era detto che non mi stupisse, dopo tutto Bella era una ragazza intelligente, sensibile e matura. Meritava fiducia. Ma anche così.. chissà..
La sua vicinanza tirava fuori lati di me che non credevo neppure di avere: con lei mi sentivo protettivo, mi induceva ad essere gentile e perfino dolce.
Mi stava letteralmente trasformando, ma il mio "essere buono" era un atteggiamento che riservavo solo a lei. Come capo dei Volturi non potevo permettermi passi falsi, gentilezze o altre cose simili.
Non facevano assolutamente parte di quel mondo.
Il giorno successivo al mio incontro con James Denali, non mi stupii, infatti, di leggere della sua morte.
Sapeva benissimo che i miei uomini stavano arrivando, dato che non avevo agito io direttamente.
Appena saputo della distruzione della sua azienda e della sua sede, di tutti i suoi conti svaniti nel nulla; aveva preso la corda di una tenda e si era impiccato nella sua camera d'albergo.
L'articolo riportava anche una foto e una breve intervista alla moglie e alla figlia, Victoria e Tanya, che esprimevano dolore e rancore.
Ah, certo… Tanya. Credo che fosse alla festa a cui avevo portato Bella. Quel giorno, però, ero troppo preso dalla mia gattina per badare a tutti i presenti. Già.. Quella ragazza si stava già insinuando sotto pelle al sottoscritto… impedendomi di prestare attenzione al resto dei presenti.
A scuola Bella era gelosetta, nonostante cercasse di celarlo: la vedevo ogni tanto incenerire qualche ragazza, che lanciava sguardi languidi verso di me.
Mi faceva molto piacere, ma io non ero certo da meno. Sentivo i commenti degli altri ragazzi, anche se cercavano di non farsi sentire. Tra gli studenti del liceo eravamo la "coppietta" del momento: il nuovo arrivato, bello e ricco, con la secchiona della scuola, la Swan.
Non mi piaceva questa etichetta: Bella era una studentessa molto brava e molti di loro avrebbero dovuto solo prendere esempio. In ogni caso, anche le occhiate dei ragazzi mi davano fastidio.
Quello che stavamo per trascorrere era già il nostro secondo weekend. Accidenti! Eravamo già a metà del periodo concordato. Cr
isto! Non avrei proprio voluto che se ne andasse. Causa affari, purtroppo, avevo fatto un paio di assenze da scuola, perdendo ore preziose con cui poter stare con lei e vedendola purtroppo solo la sera.. E poi, come se non bastasse, c'erano anche le ore scolastiche che non avevamo in comune…
Questo fine settimana, però, volevo passarlo con lei. A come risolvere il problema della sua permanenza avrei pensato a tempo debito.


Bella

Uffa.. accidenti a quelle cretine che si ostinavano a fare gli occhi dolci a Edward, nonostante lui non le calcolasse nemmeno più! Ma un minimo di ritegno, di dignità, no? Ogni volta che le scorgevo, le fulminavo! Gelosa? Sì, accidenti. Incredibile quanto Edward mi stesse entrando dentro al cuore…
Il sabato precedente (e ogni volta che ancora mi sfiorava), quando avevo ceduto, era stato a causa di un insieme di emozioni, sensazioni e bisogni che mi spingevano verso di lui: coccole, cure, attenzioni, affetto, protezione, sicurezza...
Edward era lì che mi ripeteva quanto mi volesse, mi desiderasse… mi trattava bene e mi trasmetteva proprio ciò di cui avevo bisogno. Se poi, a tutto questo, sommavamo il fatto (di certo non trascurabile!) che mi piaceva da morire, come poteva non risultare chiaro il mio comportamento?
In realtà però, c'era anche un altro motivo. Mi ero anche resa conto che, negli ultimi giorni, in cui l’avevo visto poco a causa dei suoi affari, mi era mancato tantissimo… cosa che non mi sarei di certo aspettata! Per fortuna che mi aveva promesso che durante il weekend saremmo stati sempre insieme.)
Quando riuscivamo a passare un po’ di tempo insieme, parlavamo abbastanza… era molto curioso: mi poneva mille domande, anche le più insignificanti. E io lo contraccambiavo, curiosa quanto lui. Per me però, non c'era niente che non avesse importanza. Ogni minimo particolare mi interessava. Lo avevo capito dalla morte della mamma: ripensavo a tutte le piccole cose che le piacevano o meno, ai suoi gusti in fatto di cucina o di altro, al modo in cui arricciava il naso se qualcosa non le piaceva... Insomma a tutte quei particolari che erano solo suoi, rendedola unica.
Edward mi aveva raccontato un po’ tutto ciò che aveva studiato e imparato, ed ero rimasta colpita da quante fosse colto e istruito. Le sue nozioni spaziavano su ogni genere di argomento e mai mi sarei aspettata di conoscere un ragazzo del genere! Edward era pieno di risorse e più approfondivo il rapporto, più mi conquistava! Ciò che mi aveva affascinata maggiormente era stata la sua passione per il pianoforte. Avevamo parlato  anche molto di moto… e avevo piacevolmente scoperto che adorava correre anche lui… mi aveva dato l’impressione di essere esperto almeno quanto Jasper.
Quando Edward si era dovuto assentare, ne avevo approfittato per approfondire la conoscenza anche con Jasper ed  Emmett, che mi tenevano spesso compagnia. Erano molto simpatici entrambi, ma con Jasper c'era un pochino di feeling in più, forse perchè più pacato e tranquillo di Emmett e per la nostra passione comune delle moto.

Edward, finalmente dopo giorni, si stava un po’ aprendo e mi aveva rivelato qualcosa del suo passato: era rimasto orfano ad appena cinque anni, a causa di un grave incidente stradale. Lui e i suoi genitori dovevano traslocare; proprio durante il trasferimento verso la nuova casa, improvvisamente, un camion proveniente dalla direzione opposta, sbandò pericolosamente e andò loro addosso. I soccorsi lo liberarono da sotto il corpo della madre..
Dio che dolore terribile doveva aver provato!
Era stato poi preso in custodia da dei tutori, nominati dai genitori stessi se fosse capitato loro qualcosa. Questi, fino alle scuole medie, lo avevano fatto seguire da insegnati privati e maestri di arti marziali bravissimi e poi aveva iniziato a frequentare la scuola pubblica.
Quando aveva finito di raccontarmi quel piccolo ma doloroso pezzetto del suo passato, non avevo potuto fare a meno di commuovermi… avevo pianto taneto e per tutto il tempo mi aveva tenuta abbracciata per conosolarmi!
Quando lo vidi rientrare, quel venerdì sera, dalla dependance di Jasper, provai a chiedergli cosa avesse in mente per quei due giorni. Ero curiosa: purtroppo una mia caratteristica che, a volte, mi metteva in situazioni imbarazzanti. E questo anche se cercavo sempre di essere più discreta possibile. Sorrisi tra me: per certi aspetti ero una contraddizione vivente, ma dicono che sia prerogativa dell'essere umano..
- Edward - sorrisi - dai, dimmi.. cosa facciamo i prossimi giorni? - chiesi curiosa.
- E' una sorpresa. Non ti anticipo niente - ghignò col suo sorriso da birbante.
- Uffa.. - provai col mio broncetto da bimba delusa che faceva sempre capitolare mio padre - cattivo... - mi lamentai.
- Ah no! Non attacca. Mi dispiace ma sono muto. - ridacchiò.
Sbuffai e mi diressi verso la biblioteca. Potevo prendere quello che più mi ispirava e adesso avevo voglia di leggere per concentrarmi su qualcosa che non fosse Edward.
In quei giorni, poi, c'era stato poco contatto tra di noi: qualche bacio, ma niente più. Non che io avessi bassa stima di me stessa, mi reputavo un 'tipo', ma di fronte alla sua perfezione non mi sentivo all’altezza di Edward. O almeno non completamente.
Stavo per prendere un libro posto un po’ in alto, ma non ci arrivavo. Mi guardai in giro, ma c'era solo la poltroncina della scrivania, così la presi e ci salii. Mentre scendevo, però, mi scivolò un piede. Chiusi gli occhi pronta all'impatto, ma sentii due braccia sorreggermi.
- Tutto a posto? - cavoli, doveva avermi seguita per essere lì in quel momento. Per fortuna!
- Sì, grazie.. - mi imbarazzai un po’, raddrizzandomi. Una sensazione che, con lui, continuavo a provare. Ma perchè? Forse il fatto di non sentirmi troppo alla sua altezza, dovuto alle mie insicurezze.. Forse per i pochi contatti che avevamo avuto..
Mi osservava con sguardo penetrante, con quegli occhi che ardevano e mi ipnotizzavano.
Continuava a tenermi tra le braccia, stretta al suo corpo, di cui sentivo il calore. Portò una mano al mio viso e, senza smettere di accarezzarmi, mi baciò. Sentivo la sua lingua intrecciarsi con la mia con brama e foga, il suo braccio stringermi più forte.. tutto in contrasto con la dolcezza delle sue dita sulla mia guancia. Era quel mix di fuoco e tenerezza che adoravo.
Prese dalla stessa brama, le mie mani gli accarezzarono la schiena, insinuandosi sotto la maglietta. Lo sentii mugolare lievemente, compiacendomi.
Sentii le sue mani sui fianchi ad attirarmi contro di lui ancor di più. I nostri bacini si scontrarono ed io percepii molto chiaramente la sua eccitazione dura e vigorosa, contro il mio ventre. La consapevolezza di essere in grado di provocargli quella reazione, mi rese felice e compiaciuta.
Continuavo a far assaporare alle mie mani il calore e la morbidezza della sua pelle, mentre Edward era sceso a baciarmi il collo. Questa volta fui io a gemere, percependo il suo sorriso.
Mi sfilò la camicetta dai jeans e portò le mani al di sotto della stoffa in una carezza sensuale, poi raggiunse i miei glutei, che strinse, attirando ancora più il mio corpo verso il suo. Dio che sensazioni! Ero tutta un fuoco!


Edward

L'avevo seguita in biblioteca, perchè sembrava esserci rimasta male. Non credevo fosse così permalosa. O c'era qualcos'altro? Volevo chiederglielo, ma la vidi scivolare mentre scendeva dalla poltroncina; ma per sua fortuna, riuscii ad afferrarla al volo, prima che potesse farsi male veramente.
Ultimamente avevamo avuto pochi contatti intimi: passavamo molto del tempo a nostra disposizione per parlare e conoscerci un po’ meglio… eravamo curiosi entrambi. Ma sentivo la mancanza delle sue labbra, delle sue carezze... così, nel momento in cui il calore del suo corpo, stretto tra le mie braccia, mi avvolse, non potei fare a meno di lasciarmi andare ad un bacio pieno di passione. Le mie mani vagavano sul quel corpo meraviglioso, fino ad accarezzare quel suo favoloso sederino…
Mi sedetti sulla poltroncina, facendola mettere a cavalcioni sulle mie gambe. Bella, per tutta risposta, prese a baciarmi il collo… dio che sensazioni inebrianti! La punta della sua lingua lambiva calda e umida la mia pelle, ricoprendomi di brividi e facendomi desiderare molto di più! Avevo la fortissima sensazione che Bella avesse i miei stessi desideri.
Provai, quindi, ad essere un po’ più audace: slacciai il bottone dei suoi jeans e abbassai la zip… Bella sussultò, ma non si allontanò come temevo. Si spostò con la bocca dal mio collo alle mie labbra, baciandomi con un impeto che non credevo potesse avere.
Incoraggiato, le mani si intrufolarono sotto la camicia, raggiungendo i seni al di sopra del reggiseno, e massaggiai quelle rotondità abbondanti. Pizzo, se non andavo errato: il tessuto che preferivo.
Si allontanò leggermente dal mio bacino, provocandomi un gemito di disapprovazione… ma il mio disappunto durò un battito di ciglia, perché Bella, con le sue dita leggere, mi stava slacciando i pantaloni, attenuando leggermente il dolore della mia erezione, pulsante di desiderio.
Mi staccai un momento, permettendo a entrambi di riprendere fiato, e la guardai negli occhi: volevo essere certo che in lei imperasse lo stesso desiderio che in quel momento agitava tutti i miei sensi. E fu così. Non vi era traccia di titubanza in quello splendido sguardo color nocciola… i suoi occhi erano lucidi di desiderio, tanto quanto i miei!  La presi in braccio e mi diressi in camera mia.
Mi sedetti ai piedi del letto, sempre con lei addosso. Le sbottonai la camicia, Bella mi tolse la maglietta. Cavolo! Se continuava così, non so se mi sarei controllato ancora! Bruciavo di desiderio come non mi era mai successo prima. Nonostante i pantaloni aperti, adesso, il mio membro pulsava in modo davvero doloroso.
Mi avventai sulle sue labbra, leccandone l'interno. Affondai, poi, nel suo anfratto, dove la sua lingua mi accolse con calore e voglia. Cristo, che sensazioni!
Dovevo togliere i jeans o sarei scoppiato. Feci alzare entrambi e li sfilai, per poi tornare nella posizione di prima. Nel frattempo, non riuscivo a smettere di baciarla, incapace di allontanarmi da quella bocca così carnosa e invitante.
Ero così perso in un vortice di sensazioni mai provate prima, che non mi ero nemmeno accorto che anche Bella si era sfilata i pantaloni…
Dio.. avevo avuto altre donne, ma con lei era tutto diverso, sentivo di volerla sotto ogni aspetto e sapeva eccitarmi, inconsapevolmente, in un modo che mi mandava in tilt.
Le tolsi il reggiseno e ammirai quelle perfette e abbondanti colline, estasiato. Quando alzai lo sguardo vidi un angelo: era talmente bella da sembrare irreale. Aveva gli occhi lucidi di eccitazione, le gote rosse, forse anche di imbarazzo, e le labbra scarlatte  e gonfie per i baci. Una visione! Mi avvicinai col naso a una di quelle punte rosa, già turgide. La sentii trattenere il respiro per un attimo e sorrisi. Presi quel bottoncino succoso tra le labbra, stimolandolo. Bella gemette di piacere, e la cosa mi inebriò da morire.
Continuando nella mia opera, presi l'altro seno nella mano sinistra e con la destra mi insinuai sotto gli slip. Sussultò e gemette più forte, in preda al piacere, gettando la testa all'indietro. Era superba.
Con mia somma gioia e sorpresa, la sua mano scese sul mio addome, mi abbassò i boxer, liberando la mia dolorosa erezione e iniziò a massaggiarla.
Cavolo che pantera! Ma non conosceva il sottoscritto.
La mia mano, che accarezzava la sua intimità, si fece più audace. Introdussi un dito a stimolare quella piccola parte, gonfia di piacere.
Mi sdraiai con la schiena sul materasso, e rotolando, mi portai sopra Bella, rimanendo sul bordo del letto. Nel movimento, aveva lasciato andare la mia erezione, che al momento premeva sul suo ventre, vigorosa. Scivolai verso la sua intimità, le tolsi gli slip coi denti e mi tuffai tra le sue morbide pieghe per assaporare quel dolce nettare… volevo farla morire di piacere…
Bella gemeva sempre più forte, mentre continuavo a succhiare, lambire, mordicchiare quel  piccolo pezzetto di carne, che tanto piacere riusciva a darle… il suo bacino si muoveva per amplificare quelle sensazioni, finchè l’orgasmo non eplose, facendola urlare…
Tornai verso la sua bocca vermiglia, lasciando una lunga scia di baci bollenti su ogni centimetro della sua pelle vellutata…
Bella si alzò e mi fissò intensamente… la sua espressione era determinata, anche se leggermente imbarazzata.
Mi sfilò i boxer e avvolse il mio membro con una mano, riprendendo il massaggio precedente mentre con l'altra accarezzava la base. Chiusi gli occhi per assaporare meglio quella sensazione incredibile.
Poco dopo, però, le sue mani vennero sostituite da qualcos'altro. Aprii gli occhi e vidi una scena che non avrei mai scordato: Bella si era inginocchiata ai piedi del letto e, approfittando della posizione, aveva avvolto il mio membro tra i suoi splendidi seni, strisciandoglieli contro. Buttai la testa indietro, totalmente rapito.
- B.. Bella.. sei.. fantastica.. – esclamai, con la voce spezzata dal piacere intenso.
Dio, era incredibile. Continuando a tenere la mia erezione fra i seni, iniziò a leccarne la punta.
- Oddio.. sto per.. Bella.. sto.. ah!! – gridai, roco.
Esplosi subito dopo che si era spostata. Si accoccolò contro di me, posando la testa sul mio petto e io l'accolsi nel mio abbraccio, ancora ansante.
- Bella.. - la chiamai accarezzandole i capelli. Lei mi guardò serena e sorrise, poi abbassò il capo in evidente imbarazzo. Certo, arrossiva con poco. Ma arrossire adesso.. Sorrisi tra me.
- Scusa.. forse ho esagerato.. – mormorò, a disagio.
La guardai stupito. Quella dolce creatura mi aveva appena donato uno degli orgasmi più fantastici che avessi mai avuto, e si preoccupava di aver esagerato?
- Bella, non essere ridicola! Ti assicuro che mi hai mandato in orbita! – cercai di rassicurarla. Mi guardò come per accertarsi che fossi sincero. -Giuro! – aggiunsi.
Anzichè parlare mi baciò e apprezzai moltissimo. Ci addormentammo poco dopo, stretti nel nostro abbraccio.

martedì 22 febbraio 2011

D.R.S. - 7 - Gelosia e baci...

Bella
Il giorno dopo, come promesso, Edward mi accompagnò dal preside. Fu un pò imbarazzante dovergli spiegare l'intera faccenda su mio padre, ma chissà per quale motivo, la presenza di quel ragazzo dallo sguardo magnetico al mio fianco mi rassicurava.
Il predise fu molto comprensivo e si dimostrò davvero dispiaciuto per me e Charlie. Tanto da dirmi di prendermi tutto il tempo che mi serviva e che se avessi avuto bisogno di assentarmi non sarebbe stato un problema: avrebbe parlato lui coi professori.
Sotto insistenza di Edward rimasi a casa da scuola ancora un paio di giorni: ebbi il tempo di sistemare tutte le mie cose e anche di rilassarmi un altro pò.
Edward mi stava decisamente stupendo, ultimamente: era sempre gentile, cavaliere, non cercava di avvicinarsi a me.. bhe, almeno non con la forza.. in fondo mi aveva avvertita che non si sarebbe astenuto dal provarci.
Non sapevo cosa pensare: mi stava mostrando un Edward diverso da quello che avevo conosciuto al principio e, anche se mi faceva piacere, stavo in guardia comunque, perchè poteva essere solo una tattica. Chi mi assicurava che un tipo tanto presuntuoso e prepotente, abituato a comandare e farsi ubbidire, non avesse davvero secondi fini? Però mi aveva dato la sua parola e finora l'aveva sempre mantenuta. Allora come mai il ragazzo sicuro di sè e arrogante sembrava aver lasciato il posto a un Edward gentile, galante e premuroso? Qual era il suo vero io? Lo avrei mai scoperto? Magari in quel periodo di convivenza..? Avevo tante domande che mi frullavano in testa e chissà se avrebbero mai trovato risposta...
A scuola, come pattutito, mi sarei comportata come volevo, ma sentivo che non avrei potuto ignorarlo, quindi decisi di "fingermi" sua amica.
Quella mattina avevamo un'ora buca, così ne approfittai per uscire nel cortile della scuola, adiacente al parcheggio, per ripassare un pò senza il chiacchiericcio dei mie compagni. Inoltre avevo voglia di stare all'aria aperta, la temperatura si era un pò alzata e un raro raggio di sole sbucava fuori, riscaldando un pò l'ambiente. Mi sedetti su una panchina, proprio dove il sole arrivava, vicino alle siepi che separavano il cortile dal parcheggio.
Aprii il mio libro e poco dopo sentii dei versi alle mie spalle. Mi girai, ma non vidi niente, a parte la Maserati di Edward. Tornai sul libro, ma quei versi si fecero risentire e avrei scommesso che fossero gemiti.
Mi alzai per andarmene, quando scorsi la figura di Edward attraverso i vetri della sua auto, appoggiato al retro, mentre una bionda gli mangiava di baci il torace, scendendo. Avevo capito cosa c'era in atto e la bionda non risaliva: segno che avevo più che ragione.<STYLE="FONT-FAMILY: Roman;? New Times Oddio, meglio dileguarsi in "zero-due". Di certo non tenevo ad assistere a certe performance!
Chissà, poi, chi era quell'oca? Di sicuro la "facilona" di turno, tanto per usare un termine gentile.
E Edward? Che porco! Lo dovevo immaginare! I soliti maschi! Dopo l'irruenza che aveva dimostrato i primi tempi, d'un tratto aveva iniziato a essere più gentile, mi aveva anche fatto un dono per me significativo, anche senza saperlo... e io come la più grande delle cretine, a credere che ci fosse qualcosa di buono in lui! Ah...!! Che rabbia!! Probabilmente, però, ero più arrabbiata con me stessa, che con lui: in fondo avevo avuto un assaggio del suo carattere. Dio che rabbia!!!
Quello che non capivo, poi, era il mio desiderio di torcere il collo a quella gallinaccia spennata.
Ma dopo tutto che cosa mi importava di quel che faceva lui? Oh, diamine, Bella, ripigliati!
Mentre cercavo di allontanarmi quatta quatta senza farmi notare e con questi pensieri per la testa, ecco che sotto il mio piede scricchiolò il classico rametto malefico..!
Avevano iniziato a gemere forte, soprattutto lei, e sperai che questo avesse coperto il rumore che avevo fatto o che non ci avessero fatto caso, impegnati com'erano.
Mi girai per assicurarmene.. ma fu un errore. Due gemme verdi si posarono su di me attraverso i verti della Maserati. A quel punto iniziai a correre verso il mio pick up, che per fortuna potevo usare per venire almeno a scuola, anche se Edward mi seguiva a distanza.
Qualche minuto dopo entrai in casa e mi buttai sul letto a pancia sotto, sprofondando il viso nel cuscino.

Edward
Accidenti a me e alle mie promesse! Se non avessi detto a Bella che mi sarei comportato bene con lei, a quest'ora potrei godermi la sua compagnia anche in altro modo.. O forse no, visto che in teoria non mi voleva. Motivi per cui in questo momento mi stavo facendo "servire" da una bionda di cui non ricordo il nome.
Il problema era che Bella aveva un effetto tale su di me, da attrarmi molto, si, ma anche da indurmi a fare il "bravo ragazzo", cosa che non ero per niente. Forse stavo sbagliando tutto. Ahh.. quella ragazza mi aveva scombussolato.
Mentre facevo questi pensieri, sentii lo scricchiolio di qualcosa e mi girai.
Vidi Bella che stava cercando di andarsene: ovvio che avesse capito cosa stava succedendo. Specie poi con la bionda poco silenziosa.
Per un attimo mi sembrò triste, poi la vidi correre verso il suo pick up. Perchè scappare così? Non aveva senso.
Lasciai perdere la tipa, che la solito, mi lanciò dietro un sacco di insulti, mentre salivo in macchina.
Volevo chiarire la faccenda e quando entrai in casa la trovai sdraiata sul letto.
Mi sedetti accanto a lei, posandole una mano sulla sua schiena e la chamai.
- Bella.. -
Lei sussultò un attimo, poi mi guardò.
- Oh Edward, sei tu. Mi hai fatto venire un colpo! - esclamò, mettendosi seduta con le spalle alla testiera del letto.
Sembrava tranquilla, eppure avevo la netta sensazione che non lo fosse per niente.
- Bella, lascia che ti spieghi.. - iniziai, sperando che mi ascoltasse.
- Cosa dovresti spiegarmi? Scusa ma non capisco proprio, davvero. - affermò candidamente. Credo che stesse facendo la gnorri.. Ma perchè?
- Bella, lo sai benissimo.. Mi hai visto nel parcheggio. Non voglio giustificarmi, ma vorrei che spessi il perchè mi comportavo così - iniziai a spiegare
- Ma non c'è niente da capire, Edward. Non mi devi certo dare spiegazioni. Non sono mica affari miei. Stavo andando via per non disturbare - affermò convinta.
La guardai dispiaciuto. Se stava solo andando via per non disturbare, perchè mi era sembrata triste? E perchè scappare via in quel modo? Alla fine stavo sbagliando come temevo.
- No Bella, ascoltami. Io.. non riesco a capirne il motivo, ma tu sembri far emergere un Edward diverso; con te vivo cose mai provate prima. Solo che non poterti avere e vedere che non mi vuoi... è così frustrante da avermi fatto agire in quel modo, servendomi di altre. - le confidai sincero.
Mi guardò stranita.
- Cioè... tu mi stai dicendo che hai cercato soddisfazione altrove perchè da me non potevi averla.. perchè io.. e la promessa... te lo impedivano? - chiese stupita.
La guardai intensamente e la presi per le spalle. Doveva capire quanto la desiderassi, quanto poco mi importasse delle altre ( anzi niente.. ).
- Si, Bella! E' così! Lo so, per te non avrà senso, ma tu non sai quanto ti desidero, non sai che effetto hai su di me! - dichiarai con molta enfasi.
- Io non ti capisco.. - scosse la testa - come puoi pensare di usare altre persone a tuo piacimento in questo modo? Saranno pure 'facili', ma non ti giustifica di certo! E poi non eri tu che affermavi che nella vita bisogna sempre lottare? Non eri tu che dicevi che non ci si deve arrendere? Che ottieni sempre quello che vuoi?! - alzò la voce, alterata.
La guardai ancora un momento negli occhi. Sembrava quasi che fosse anche gelosa. Ma quelle parole avevano l'aria incoraggiante e non resistetti più. Mi avventai sulle sue labbra, stringedola forte a me.
Rimase immobile un istante, poi, con mia sorpresa, la sentii arrendersi. Ma non era la resa della prima volta, no. Lei si stava lasciando baciare. Volontariamente, senza richieste. La sentii aprire leggermente le labbra, mentre io gliele accarezzavo con la punta della lingua. A quel punto approfondii il bacio e le sue dita, ora che avevo un pò allentato la presa, finirono sui miei capelli, intrecciandosi con loro.
Era un gesto che mi piaceva molto e nessuna aveva mai fatto.
Le nostre lingue danzavano a un ritmo travolgente, quasi veemente. Feci scorrere le mie mani sulla sua schiena, mentre Bella mi accarezzava ancora i capelli.
Mi staccai appena dalle sue labbra, ma continuando quel gioco di lingue così passionale.
Forse presa dal bacio, sentii le sue mani scendere sulla mia schiena e accarezzarmi. Qualche secondo dopo, riannullò la distanza delle labbra, tornando al contatto di prima.
Mi staccai da lei, poco dopo, per respirare.
- Se questo bacio significa quello che spero, d'ora in poi vorrei i tuoi sguardi solo per me, così come i miei saranno solo per te. - dissi, esternando il mio desiderio.
Lei mi guardò come per pensarci un secondo, poi rispose.
- Dici davvero? - mi chiese e io annuii.- Ok Edward. Hai vinto, hai ragione: tu mi piaci molto, accetto la proposta e se me lo permetterai, vorrei imparare a conoscerti - affremò decisa.
Non mi aspettavo un discorso simile.Volevo davvero che mi conoscesse? E se glielo avessi permesso? Sarebbe scappata a gambe levate? Però non aveva mai avuto paura di me... Chissà se c'era una possibilità anche per me? Se anch'io avrei potuto vivere da persona normale? Non so da dove venisse questo desiderio improvviso, ma sapevo che era Bella ad averlo scatenato.
- Sono contento di sentirlo, ma sei sicura? Ti devo ricordare chi sono e cosa rappresento? - chiesi con una
punta di amarezza. In fondo, se fosse scappata, sarebbe stato meglio per lei, no?
- No. Ricordo bene quando ti arrabbiasti per la mia sfuriata. Ammetto di aver avuto qualche timore, ma nei tuoi occhi avevo letto che non avresti alzato un dito su di me. Chiamalo sesto senso femminile, chiamala stupidità se vuoi, ma è la sensazione che mi hai dato fin dal principio. E se ben ricordi, tu stesso mi hai accennato al gruppo e ai vostri metodi. - mi rammentò.
A quanto pareva era determinata e fiduciosa. In effetti non aveva torto su quando mi ero arrabbiato, ma potevo essere così sicuro quanto lei? Bella non mi conosceva, non sapeva di che cosa ero capace. Decisi comunque di tentare, di essere egoista e prendermi ciò che Bella aveva da offrirmi.
- Vero. Allora proviamo? - chiesi un pò malizioso, sorridendo.
- Ma tu non ti stanchi mai? - chiese alzando gli occhi al cielo.
- No - dissi allargando il mio sorriso - Non con te, nè di te. -
Non le lasciai il tempo per rispondere, perchè le avevo impegnato di nuovo la bocca con un altro bacio appassionato.


Bella
Accidenti, non sapevo proprio cosa pensare dopo la sua affermazione. Ero davvero allibita. Insomma.. se una persona ti interessa non vai a cercare le altre, no? Cerchi di conquistarla. Ma se fosse stato solo desiderio carnale, il suo? Non era detto che gli interessassi come persona. Che avrei dovuto fare?
Ci stavo ancora pensando, quando mi afferrò con veemenza e, con molta enfasi, mi dichiarò che mi desiderava, che non sapevo l'effetto che avevo su di lui. Vero, ma neanche Edward aveva idea del suo effetto su di me.
La scena a cui avevo assistito prima mi aveva lasciato l'amaro in bocca, tristezza, rabbia.. Guardandolo in quel momento, capii che la mia era solo gelosia, volevo le sue attenzioni, sentivo il bisogno di sentirmi un pò coccolata, che qualcuno si occupasse di me. Edward mostrava interesse nei miei confronti e lui mi attraeva allo stesso modo. Inutile negarlo.
Quando sentii le sue labbra sulle mie, per un attimo rimasi rigida dalla sorpresa, ma subito dopo mi abbandonai al suo bacio, che si fece profondo e sensuale.
Era incredibilmente passionale e travolgente e io scoprii di non essere da meno.
Staccò appena le labbra dalle mie, lasciando che si sfiorassero in modo impercettibile, ma senza smettere quella "lotta" carnale. Una lotta che mi piacque più del lecito, che trovai perfino erotica.
Ma mi mancava il calore delle sue labbra e annullai l'esigua distanza.
Quando ci staccammo mi propose una cosa:
- Se questo bacio significa quello che spero, d'ora in poi vorrei i tuoi sguardi solo per me, così come i miei saranno solo per te. -
Gli risposi che aveva ragione, mi piaceva ed ero d'accordo, ma anche che avrei voluto conoscerlo meglio. Volevo capire che persona fosse e farmi conoscere a mia volta. Edward mi chiese se ne ero sicura. Perchè non avrei dovuto esserlo? Ogni volta che mi era venuto vicino, lo avevo letto nei suoi occhi: arrabbiato, si; voleva mettermi paura? Forse; era prepotente, certo... Ma non aveva mai voluto farmi del male. Non aveva mai avuto quello sguardo tanto freddo e distaccato da sembrare disumano. In quei giorni, poi, aveva mostrato perfino un pò di dolcezza..
No, ormai ero convinta che per qualche motivo lui non fosse ciò che appariva.. o meglio non del tutto.
Gli ricordai la sua ira alla mia sfuriata e gli accenni ai Volturi. Mi sorrise con un pò di malizia e mi chiese di provarci. Possibile che non si stancasse mai? Glielo dissi alzando gli occhi al cielo. Ahh... questi uomini!
- No. Non con te, nè di te. - mi rispose, sorridendo ancor di più.
Ma non mi diede modo di continuare, perchè mi baciò con rinnovata e passionale foga.
Quando si allontanò mi sorrise. Aveva un'espressione quasi raggiante ed era bello vederlo così.
- Senti.. io vorrei vedere mio padre.. - erano già alcuni giorni che non lo vedevo, presa dal discorso col preside, sistemarmi a casa di Edward, riprendermi un pò... Volevo vedere come stava, se era migliorato.
Edward si accigliò e la cosa mi fece preoccupare. Perchè quella reazione?
- Bella, ascolta... Tuo padre l'ho fatto trasferire in un ospedale più grande, a Seattle. Sta ricevendo le cure di cui ha bisogno, te lo giuro. Non hai davvero motivo di preoccuparti. E' tutto a posto. - cercò di tranquillizzarmi.
- Ma mi manca.. e poi cosa penserà non vedendomi? - chiesi triste.
- Oh bhe, lui sa che hai la scuola, che c'è la tua amica Angela ad aiutarti ed è sereno - mi rassicurò.
- E tu come fai a saperlo? Gli hai parlato? Si è un pò ripreso? - domandai con un pò d'ansia.
- Tranquilla, Bella, si, si sta riprendendo. E no, non gli ho parlato io personalmente, ma lo hanno fatto Emmett e Jasper. - parlava con voce molto calma e tranquilla, con tono dolce. Lo guardai negli occhi e non vidi tracce di bugie. Solo sincerità, mentre mi sorrideva.
Mi tranquillizzai, ma volevo sapere da quei due cosa gli aveva detto Charlie.
- Ok, allora chiederò loro cosa si sono detti. - fecei per alzarmi, ma Edward mi fermò.
- Adesso non ci sono. Sono molto occupati con alcuni affari. Davvero, Bella. Non sto mentendo: hai la mia parola che tutto quello che ti sto dicendo è vero. Poi, fra tre settimane, potrai rivederlo. Ti ci accompagnerò io stesso. Va bene? - propose.
- Ok.. Se mi assicuri tutto questo, cercherò di stare tranquilla, ma mi mancherà lo stesso... - dissi sospirando.
- Senti Bella, adesso io devo andare. Ho una cosa da fare. Tu mi aspetterai qui o ti farai portare da qualche parte? - mi chiese baciandomi la fronte e accarezzandomi i capelli.
- Penso che mi metterò un pò in pari con lo studio, poi non so. Forse mi metterò a leggere. - risposi
- Capito, a stasera, allora - mi salutò, alzandosi e sorridendo.
- E tu che devi fare? - mi incuriosii
- Niente di particolare. Solo una questione di affari - rispose un pò scocciato, alzando gli occhi. Evidentemente non gli andava molto di occuparsene, nè di parlarne. -Ciao - si chinò a darmi un bacio "togli-respiro" come quelli di prima e se ne andò.


Edward

Finalmente avevo risolto e chiarito un pò di cose con Bella. Prima fra tutte, quella che mi aveva dato una gioia che non avrei creduto: quando aveva detto che le piacevo molto. Dentro di me c'era un omino che ballava e gridava "eureka"! Ero davvero stupito dalle emozioni che provavo con lei e per lei. Non mi stancavo di sentirla parlare, la sua voce mi piaceva ed era melodiosa; non mi sarei mai stancato di baciarla, cosa in cui metteva una sorprendente passione.. Credevo anche che fosse un pò gelosa, vista la reazione di questa mattina, scappare via e poi arrabbiarsi.
Mi aveva chiesto di Charlie e mi dispiaceva di averle un pò mentito.. O meglio, le avevo detto tutte cose vere, solo che dopo il trasferimento di cui si erano occupati Emm e Jazz, mi ero recato a trovarlo e gli avevo parlato. Gli avevo detto che ero stato io a fare tutto su richiesta di Bella e che lei sarebbe stata a casa mia per un pò. Gli avevo detto di essere un suo amico, ma lo sheriffo non era nato ieri e mi disse di aver cura di lei, perchè era forte, ma fragile. Non so cosa lo convinse di me, ma mi ringraziò e mi strinse la mano.
Non avevo voluto dire niente a Bella, perchè pensavo di farle una sorpresa più avanti.
Adesso, piuttosto, mi sarei dovuto occupare di alcuni affari e speravo di rientrare per cena.
Ero in una sala privata di un albergo lussuoso di Seattle per discutere con James Denali, un uomo dall'aria distinta, alto, capelli castani corti e baffi. Circa un anno e mezzo prima si era trovato in cattive acque con la propria azienda, la più grossa dello stato di Washington. Avevamo fatto degli accordi: grazie a me aveva risollevato le sorti della sua ditta e della sua famiglia, che altrimenti si sarebbe trovata sul lastrico e, ovviamente, avrebbe dato ai Volturi una parte del suo ricavato: il venti per cento per due anni.
Al momento, però, James si era fatto beccare in affari niente meno che con Niko. Denali doveva sospettare che io sapessi, dato che l'avevo fatto convocare io. Aveva l'aria di un condannato al patibolo: sudava freddo anche se cercava di non dalro a vedere, mostrandosi tranquillo e indifferente.
Un paio di foto come prova, però, dopo voci sospette, erano proprio nella tasca della mia giacca.
- Allora James, ho saputo che i tuoi affari stanno andando piuttosto bene ultimamente - affermai tranquillo e posato.
- Oh, si, devo dire che non mi posso lamentare. Ma come mai mi hai voluto vedere? Hai qualcosa da sottopormi? - chiese fingendo calma.
Si percepiva l'esatto contrario dal lievissimo tremore della mano che reggeva il brandy, anche se faceva finta di muoverlo nel bicchiere; già dopo dieci minuti, forse meno, ne aveva bevuto metà come qualcuno che ne ha un forte bisogno; e per finire, si muoveva in continuazione, pur cercando di contenersi.
Il pensiero di Bella mi attraversò la mente e mi ricordò che mi stava aspettando. Dovevo iniziare ad andare al sodo.
- Si e no. Diciamo piuttosto che ho bisogno di chiederti alcune cose: vedi, mi sono arrivate voci strane - gli buttai lì, sempre calmo e tranquillo.
- Che tipo di voci? - chiese sorseggiando di nuovo il suo brandy.
- Voci del tipo che stai facendo affari con un certo Niko. Il nome ti dice niente? - continuai.
Non avevo voglia di tirarla troppo per le lunghe, volevo tornare da Bella.
- No.. non mi sembra.. Forse ti hanno informato male - balbettò. Era chiaro che si sentiva un topo in trappola.
- James, James.. - scossi la testa - ci sono due cose che non tollero: le bugie e i traditori. -
- Quali bugie?.. quali tradimenti? Non capisco.. - continuava a fare lo gnorri. Bene. Estrassi le foto dalla tasca e le misi in bella vista sul tavolino tra noi.
James sbiancò. Aveva capito perfettamente. Adesso basta. Non vedevo l'ora di rivedere Bella, di baciarla e stringerla. Mi aspettava.
- Bhe, adesso ricordi qualcosa? - dissi sarcastico.
Le foto mostravano lui che entrava in un capannone noto per essere di proprietà del Re Nero e la seconda, la più schiacciante, mostrava sempre James intento a stringere la mano di Niko davanti allo stesso posto.
- Direi che queste provano tutto, non trovi? - gli dissi sempre con tono tranquillo.
- No. Non sto facendo affari con loro. Quello mi stava ricattando e io ero lì per evitare un disastro, per far sì che non mi screditasse e facesse fallire tutto! Dovevo fare in modo che tacesse. - mi rispose, agitato. Che scusa patetica. Scosi di nuovo la testa, sapendo già che non era vero: lo avevo fatto tenere sotto controllo.
- James, dopo un anno e mezzo di collaborazione mi deludi così? - feci schioccare la lingua - No, no. Non si fa.. -
- Ma te lo giuro! - tentò.
- Non giurare il falso: primo, è peccato; secondo, se fosse stata la verità me lo avresti già detto da tempo. Ah... far finta di non sapere chi sia Niko... Un pò fiacco come tentativo.. - affermai.
Sorrise tirato.
- Ma no.. è solo che pensavo di riuscire a sistemare la questione senza crearti seccature.. - tentò ancora di difendersi con voce, ormai, tremante. Ovvio, aveva paura.
- Bene. Questa conversazione finisce qui - decretai secco.
- Ma Edward, aspetta.. -
- Cosa? Di sentirmi dire altre bugie? Lascia perdere. - me ne andai. Salii sulla mia auto, diretto finalmente a casa. Povero Denali.., pensai ironico, ormai la lama del boia è a un centimetro dal tuo collo.
Decisi di pensare a cose più piacevoli come il mio rientro. Finalmente sarei tornato da Bella. Mi mancava la sua compagnia. Peccato che fosse un pò tardi, dato che ero partito all'ora di cena. Mi fermai a mangiare qualcosa velocemente, sperando di arrivare il prima possibile e soprattutto di trovare ancora sveglia la mia gattina.


Bella
Che peccato.. Edward era andato via e io ero rimasta sola. Bhe... in realtà ero abitutata, ma avevo sempre mille cose da fare. Avevo ripassato e studiato le cose nuove. Ora stavo leggendo il libro che mi aveva regalato lui.
Peccato che non riuscissi a concentrarmi sulla lettura. Mentre studiavo pensavo solo alla scuola, ma da che avevo finito il tempo stava trascorrendo lentamente.
Verso l'ora di cena Annie mi chiese se avevo fame e io le dissi che avrei aspettato Edward. Ribattè che non mi conveniva, perchè spesso capitava che gli si facesse più tardi del previsto. Per fortuna le avevo dato retta. Erano già le dieci e di Edward nemmeno l'ombra.
In qualche modo, da quando gli avevo detto che mi piaceva, iniziavo a sentire la sua mancanza.
Era davvero incredibile: fino a poco tempo fa non avrei mai pensato di arrivare a questo punto. Poi il destino
aveva fatto sì che avessi bisogno di lui. Ultimamente sembrava diverso, migliore.. anche se sempre con la sua solita faccia di bronzo.. Sorrisi al pensiero.
- Spero che quel sorriso significhi che stavi pensando a me - sussultai alla sua voce, alzando lo sguardo.
- Edward! - esclamai, mentre lui si sedeva accanto a me sul divano.
- Eccomi - sorrise - ho tardato un pò, mi spiace. Allora? Stavi pensando a me? - chiese sornione.
Che presuntuoso! Uffa. Il fatto è che aveva ragione, ma non volevo dargliela vinta.
- Veramente no. Pensavo ad una cosa del passato - mentii.
- Mmmm..... sicura? - mi chiese scrutandomi - Io ho sempre pensato a te - mi disse accarezzandomi una guancia. Adulatore da strapazzo..
- Certo.. sicurissima - risposi disinvolta. - Non crederai di essere al centro di tutto, spero - feci un mezzo sorriso.
Alzò un sopracciglio, palesando il suo scetticismo, poi sorrise.
- Ma io non l'ho mai detto. Credevo solo di essere nei tuoi pensieri, ma se mi dici così, sono lusingato. - sorrise ancor di più.
Che razza di ... furfante! Rigirava la frittata.
- Forse ti è sfuggito che stavo dicendo che non lo sei. - affermai calcando sul non.
- Oh bhe. Allora buona notte. - disse alzandosi.
- Ma come, non ceni? - chiesi stupita, alzandomi anch'io.
- Oh, no. Ho già mangiato qualcosa poco prima di tornare. - poi sorrise di nuovo. - Lo sapevo che non dicevi davvero. Vedi? Ti preoccupi già per me - mi strizzò l'occhio.
Che impertinente. Bene. Se l'era cercata.
- Preoccuparmi? No, no. Buona notte a te. - negai, mettendo la mano sulla maniglia della mia porta.
Ma non entrai subito, perchè mi prese, stringendomi a sè e chinandosi a baciarmi. Finalmente...

giovedì 17 febbraio 2011

D.R.S. - 6 - "Orgoglio e Pregiudizio"

Edward

Quando vidi Bella nel soggiorno rimasi molto stupito: in fondo era stata piuttosto chiara sul fatto che non mi voleva attorno, nella sua vita. Che avesse cambiato idea? Che avessi ragione io e si fosse accorta dell'attrazione nei miei confronti? La guardai bene e scartai subito l'idea. Era molto seria, anche se in imbarazzo, aveva occhiaie pronunciate e sembrava molto triste.
La invitai a sedersi e mi disse che aveva qualcosa da chiedermi.
Mentre parlavamo intuii il suo bisogno e le chiesi se era un aiuto finanziario ciò che cercava. Annuì senza dire niente. Lo avevo immaginato per due motivi: primo, per il fatto che lavorasse tanto; secondo, perchè non credevo che me la sarei trovata di nuovo di fronte, diversamente.
Forse le era anche costato un po’ rivolgersi a me, vista la sua titubanza.
- Mi fa piacere che tu abbia pensato a me. Se posso, ti aiuterò volentieri... - mi bloccò.
- Già so che vuoi dire. Niente è gratis. Farò quello che vuoi. Anch'io sono una persona di parola. - disse. Evidentemente si riferiva al nostro patto precedente.
Con un po’ di timore mi chiese che cosa avrei voluto in cambio da lei. Ci pensai un attimo e mi venne spontaneo chiederle di rimanere qui a vivere con me per un mese. Volevo la sua compagnia, qualcosa che non avrei saputo dire mi spingeva a volerla al mio fianco.
Le chiesi come mai aveva bisogno di questo tipo di aiuto, ma non voleva confessarlo. Forse era troppo imbarazzante per lei? Non importava. E poi sapevo che era una ragazza per bene, onesta e sincera. Lo era sempre stata. E anche molto leale.
Fece per alzarsi ma io la fermai. Voleva andare da suo padre e le chiesi il motivo. Se avesse voluto avvertirlo, mi avrebbe chiesto di chiamarlo come l'altra volta.
A quel punto sospirò e mi raccontò della sua situazione. Accidenti. Non me lo immaginavo proprio. Le chiesi della madre, visto che non ne aveva mai accennato. Mi disse che era morta un annetto prima.
Ora capivo perchè era sempre così mogia, così stanca, ma anche così determinata, tenace e forte. Era veramente una "guerriera".
Non avrei mai pensato che una persona, tantomeno una ragazza e per di più della nostra età, potesse riuscire ad affrontare una situazione come quella. Era qualcosa di troppo grande per le sue spalle minute. Era più matura di quanto mi avesse già dimostrato. Di solito non mi sbottonavo mai con nessuno nel parlare, figuriamoci se dovevo fare dei complimenti. Ma con lei era diverso e le esternai la mia ammirazione. Poi le promisi che suo padre sarebbe stato curato. Promessa che avrei senz'altro mantenuto.
La invitai a seguirmi: era talmente stanca che si sentiva anche nel tono di voce, quindi avevo pensato di farla riposare come si deve e le avrei dato la stanza di fianco alla mia. Come si alzò, ebbe un capogiro e svenne. Per fortuna mi ero alzato prima di lei e potei sorreggerla prima che cadesse. Provai un moto di compassione e ancora ammirazione nei suoi confronti: così decisa e caparbia, tanto da non mollare mai.. eppure così fragile e indifesa, con quel corpo esile e minuto.
La presi in braccio e la portai in quella che sarebbe stata la sua stanza per un mese. Le tolsi le scarpe e la coprii con una coperta. Aveva davvero bisogno di dormire, sicuramente era molto provata da tutto.
Uscii dalla stanza e andai a chiamare Emmett e Jasper.
- Ragazzi, assicuratevi che Charlie Swan riceva tutte le cure necessarie alla sua guarigione e non badate a spese. Siamo d'accordo? In più, vi informo che da oggi Bella vivrà qui per un mese -
I ragazzi sgranarono gli occhi, poi si ripresero.
- Ah.. certo. Adesso capisco... - fece Emmett con un sorrisetto. Non lo lasciai finire.
- Non è come pensi tu, maniaco! - lo guardai male.
Di nuovo le loro espressioni allibite.
- Scusa.. ma.. No, niente. Immagino che avrai le tue buone ragioni, ma non credi sia rischioso tenerla qui? E mi sto riferendo agli affari, ovviamente. – si preoccupò Jasper.
- Non c'è alcun problema. Bella è una persona leale - risposi sicuro.
- Accidenti. Questa ragazza deve avere doti particolari perchè il capo dei Volturi sia così fiducioso nei suoi confronti – affermò sarcasticamente il mio braccio destro.
- Jasper. Astieniti da altri commenti!- gli ordinai guardandolo in maniera truce. Lui capì e annuì soltanto.
Non sapevo il perchè del mio comportamento: sapevo solo che Bella mi suscitava tutto questo, qualcosa che finora non avevo mai sentito e non mi ero mai comportato così con nessuno.
Me ne andai a letto, sognando Bella che mi sorrideva felice.


Bella

Mi svegliai, aprendo piano gli occhi. La luce che filtrava dalla finestra non era molta, che fosse solo l'alba? Mi alzai lentamente e mi ricordai: già, ero da Edward e poi ero svenuta. Di nuovo, accidenti... Mi guardai intorno e vidi che quella non era la stanza dove mi aveva portata la prima volta. Era decisamente più femminile, con un mobile corredato di specchio e cassetto. Sembrava antico, in legno scuro. E sopra c'erano diversi prodotti da donna. Che fosse la camera della madre?
In effetti non sapevo molto di lui.
Mi alzai, mi diedi una rinfrescata nel bagno adiacente, poi uscii. Mi diressi in salotto, dove sentivo delle voci maschili parlare. Ma come? Già svegli a quest'ora?
- Oh, Bella. Ti sei svegliata finalmente. - mi sorrise Edward.
Lo guardai senza capire il "finalmente" finale.
- Perchè che ore sono? Credevo fosse l'alba.. -
- No. E' pomeriggio. Sono le cinque, per esattezza. -
Sgranai gli occhi. Le cinque?? Avevo dormito per una notte e un giorno interi?
- Tranquilla, Bella - mi disse gentile - Avevi un gran bisogno di riposo. E' normale che tu abbia dormito tanto. Eri davvero provata. -
Già.. la preoccupazione per Charlie mi aveva distratta dalla mia stanchezza, sul momento, poi aveva fatto il resto, facendomi crollare.
- Emmett lo conosci già – affermò, indicandomelo.
Annuii, guardandolo imbarazzata per la definizione che gli avevo dato quando mi rapirono.
- Ciao Emmett.. – mormorai con un filo di voce
- Ciao Bella. Finalmente ti vedo più riposata – dichiarò, sorridendomi. Evidentemente non era tipo da portare rancore. Mi era simpatico.
- E questo, invece, è Jasper. Quando non ci sono io, puoi chiedere a loro se ti serve di qualcosa – mi spiegò, riferendosi all’altro ragazzo presente nella stanza.
- Piacere.. - dissi avvicinandomi a lui e allungando una mano. Era un ragazzo alto tanto quanto Emmett, biondo e mi sembrava di conoscerlo.
- Piacere mio. - mi rispose stringendola. - Ma ci siamo già conosciuti, no? – aggiunse, sogghignando.
Lo guardai stranita. Allora avevo ragione. Ma non riuscivo a ricordare dove l'avessi visto. Doveva aver capito il mio smarrimento, perchè rispose alla mia domanda silenziosa.
- Tiger - precisò, sorridendo.
- Oh, ecco, mi sembravi familiare..! - esclamai.
- Eh eh. Già. Magari, sempre che Edward sia d'accordo, potremmo anche sfidarci un'altra volta. Solo noi. Che ne dici? – mi propose.
- In effetti mi piacerebbe – mi entusiasmai immediatamente, sorridendogli.
- Dai Bella, straccialo un'altra volta! – lo schernì, Emmett.
Era incredibile vedere due ragazzi così grandi e grossi, scagnozzi di Edward, comportarsi come due normali adolescenti del liceo.
- Hai fame, immagino - intervenne Edward
- Bé.. un po’.. – ammisi, arrossendo. Ecco una cosa che non mi aspettavo. Di solito era autoritario, anche se cortese. Stavolta era solo gentile. Quasi come se si fosse preoccupato per me. Nha. Lascia perdere Bella. Non fantasticare su qualcosa del genere.
- Vieni con me. Annie ti preparerà tutto quello che vuoi - affermò, invitandomi a seguirlo.
- Grazie.. ma non vorrei disturbarla, posso fare da sola.. - mi imbarazzai.
Edward scosse la testa.
- Guarda che a lei farebbe piacere e poi è qui per questo. Abituati. - precisò.
Già. E' vero. Dovevo stare lì per un mese. Ma a questo genere di cose non so se mi sarei mai abituata. Mi ero sempre arrangiata perchè non volevo pesare su nessuno.
- Posso farti una domanda? - chiesi
- Certo, spara - mi rispose, tranquillo.
- Ma quanti anni hanno quei due? - domandai, interessata.
- Emmett e Jasper? Hanno la nostra età, perchè? – si incuriosì.
- Così. A vederli sembrano tutto tranne che ragazzi di 18 anni.. – mi meravigliai
- Eh, già - annuì.
- Bé, a dire il vero nemmeno tu lo sembri.. – aggiunsi, abbassando la testa, imbarazzata per il mio commento.
Si limitò a sorridermi. Sembrava un sorriso amaro.. che strano.
Giunti in cucina, Annie era intenta a preparare qualcosa.
- Oh, la signorina sta meglio vedo – esclamò, sorridendomi gentile.
- Si, grazie Annie.. - risposi.
- Annie, sii gentile, prepara qualcosa per lei. – le chiese, in maniera garbata.
- Certo, anzi, lo stavo già facendo. Immaginavo che se si fosse svegliata avrebbe avuto fame – affermò.
Che donna premurosa. Era davvero carina.
- Posso aiutarla? - le chiesi - Ci terrei. Davvero. -
La vidi guardare verso Edward, che facendo un cenno di assenso, si girò e ci lasciò sole.
- Però, signorina, non c'è bisogno, davvero. Lo faccio volentieri. - mi spiegò.
- No, Annie. Sono io a volerlo. E poi vorrei che mi chiamassi Bella e mi desse del tu. Sono solo una ragazzina.. – mi giustificai.
- Va bene. Ma voglio anch'io che mi dai del tu. Non credo di essere ancora tanto vecchia – sghignazzò.
- Certo che no! – mi affrettai a rassicurarla.
- E poi non sei una ragazzina.. credo che tu sia molto più matura della tua età. – mi elogiò con tono materno, ma anche serio e con quella nota di saggezza di chi la sa lunga della vita. Non potei far altro che arrossire.. come mio solito! - Ok. Allora mettiamoci al lavoro. - disse.
Cucinammo per un po’, io mangiai qualcosa e alla fine mi offrii per aiutarla anche con la cena.
Quella donna era simpatica e molto dolce. Almeno in sua compagnia e facendo qualcosa che conoscevo bene, non pensavo troppo a mio padre. Già. Volevo andare a trovarlo, ma il fatto che la sera prima Edward mi avesse fermata era segno che non potevo, supposi.
Sospirai dentro di me. Almeno mi ero distratta un po’ e mi ero anche riposata. Dovevo ammettere che avevo dormito proprio della grossa come non mi succedeva da tempo.
- Ehi. Come mai non ti ho ancora vista? Annie, non avrai mica rapito Bella, per caso? - esclamò in tono scherzoso, Edward, entrando in cucina.
- No signore, Bella ha insistito per aiutarmi in cucina. Anzi, se avete fame, la cena è quasi pronta. - gli rispose con tono reverenziale la cuoca.
- Perfetto. Bella, verresti di là con me? - domandò.
Annuii. Chissà cosa voleva?
Lo seguii per il corridoio finché giungemmo sul retro della casa. Ampie porte finestre si affacciavano sul lato del bosco, ma prima del fitto degli alberi c'era un grande giardino, con prato all’inglese abbellito con alcune sdraio e poltroncine.
Si fermò all'aria aperta e io dietro di lui. Aspettavo che mi dicesse quello che voleva. Immaginavo che la convivenza implicasse da parte mia alcuni "doveri", tra cui l'obbedienza..
Si girò verso di me e mi guardò intensamente.
- Ascolta Bella. Come ti ho detto, vorrei che restassi qui, che vivessi con me... - iniziò. Lo fermai subito.
- Si, mi ricordo. Volevi che fingessi di essere la tua ragazza - affermai.
- Quello, in realtà, solo se dovremo andare a qualche evento come la festa di tempo fa - mi rivelò.
- Oh. Capisco. Per via del tuo annuncio pubblico - precisai. Lui annuì.
- Esatto. Immagino che adesso ti chiederai cosa mi aspetto esattamente da te, vero? – mi domandò. Annuii io, questa volta.
- Ecco.. io vorrei solo che potessimo passare il tempo insieme, parlando di tutto quello che vogliamo, poi... - sorrise - non ti prometto che non ci proverò, dato che sai bene quanto io sia attratto da te.. però ho intenzione di comportarmi bene. Su questo di do la mia parola, lo prometto. -
Rimasi sinceramente stupita da questa sua dichiarazione, nonchè promessa.
- Ok. Non posso dire che questo non mi faccia piacere. Mi hai dimostrato che sei una persona che mantiene le promesse, quindi mi fido. Ho solo una domanda: a scuola? Come ti aspetti che mi comporti? - chiesi. Non sapevo fino a che punto potesse volere la mia compagnia.
- Come vuoi tu. Certo, non mi dispiacerebbe se mi stessi sempre accanto, ma mi accontento di averti qui.- sorrise malizioso.
Ecco, lo sapevo io. Era tornato a fare il padrone, che in questo caso concedeva quel minimo di libertà. Ma me l'ero cercata io e lo facevo per un motivo preciso. Bene, allora avrei fatto come niente fosse.
- Perfetto. E mio padre? Vorrei andare da lui. - azzardai.
- Tuo padre è in ottime mani. Dico davvero. E non è che vorrei vietarti di vederlo, ma ci sono cose che non sai di me e non sarebbe saggio che tu uscissi da sola. Lo dico per te, davvero. - mi spiegò.
- Uff... - sbuffai - lo avevo immaginato che non volessi, ma speravo il contrario.. Va bene. Oh, a proposito! Oddio che sbadata! Dovrei parlare con i miei titolari! Saranno infuriati! - esclamai, appena mi ricordai di quel "piccolo" particolare.
- Non ti preoccupare Bella. Ho provveduto io a parlare con tutti oggi stesso. E dato che tuo padre starà bene presto, ho detto loro che non avresti più avuto bisogno di lavorare. Ma immagino che Harry sapesse, visto che è l'unico che non è rimasto stupito. Anzi, mi ha detto anche grazie perchè ti toglievo un peso enorme - mi rivelò, sbalordendomi non poco.
- Cosa?? .. Ma... come sarebbe a dire? Cavolo, non puoi decidere tu per questo.. un consulto no?! - mi indignai.
- Bella. Capisco che ti dia fastidio, ma l'ho fatto anche per la tua salute. Guarda ieri sera: sei svenuta dalla stanchezza e scommetto che non era neanche la prima volta che ti succedeva, dico male? - mi rimproverò.
Abbassai lo sguardo per un momento, poi tornai a quei due fari verdi.
- No.. però.. spiegami come farò quando mio padre starà di nuovo bene, ammesso che riesca a guarire? – domandai ancora.
- Semplice. Primo, ti ho promesso che farò il possibile perchè Charlie torni in forma; secondo, una volta rimesso, lavorerà lui, no? – mi spiegò con naturalezza.
Lo guardai con gli occhi a due fessure.
- Oh, certo.. tu calcoli tutto vero.. ? – dissi, incrociando le braccia al petto.
- Diciamo che di solito tendo a prevedere come andranno le cose - mi rispose.
Quel suo fare sicuro e quel mezzo sorrisetto, forse un po’ strafottente, mi fece arrabbiare ancor di più. Sapevo che dovevo stare attenta: me ne aveva dato prova l'ultima volta. Non me n'ero scordata. Però non era neanche giusto che lui facesse programmi per gli altri, così, a suo piacimento.
- Bé, allora mio caro sappi che forse stavolta non hai tenuto conto del fatto che non sai niente di noi e non puoi prevedere come andranno le cose per me e mio padre. - mi impuntai. Non volevo dargliela vinta.
- Forse, ma non mi preoccuperei per questo. Sono sicuro che sapresti cavartela egregiamente come hai dimostrato finora – dichiarò, convinto.
Ah certo. Come no. Bah! Inutile arrabbiarsi, tanto ormai il danno era fatto. Ma c'era un'altra cosa che mi seccava più di tutto.
- Un' ultima cosa.. quello che mi dà più fastidio è che tu abbia parlato di me ai miei datori di lavoro! Insomma, per quale motivo?!!! Chi ti ha dato questo diritto??!! Perché dovevi spifferare tutto??!!! Non hai idea di come abbiamo faticato io e mio padre per non far sapere delle sue condizioni! - gli urlai, ormai in preda alla rabbia. Ero davvero furiosa. La trovavo una grande mancanza di rispetto e questo mi irritava più di qualunque altra cosa!
- Bella, basta! Non ho detto loro proprio niente! - si alterò, avvicinandosi a me. Poi prese un respiro e continuò più calmo - Ho solo detto che adesso ti saresti dovuta dedicare a tuo padre perché ultimamente non sta bene. Tutto qui. -
Emisi un piccolo sospiro di sollievo.
- Ok, scusa. Credevo che avessi parlato e… mi sono alterata - mi giustificai.
- Fa niente. Andiamo a cena? – domandò, come se non avessi appena alzato la voce con lui. Mi sorpresi. Dopo le mie sfuriate, a differenza dell’ultima volta, sembrava che volesse controllarsi.. Che strano. Se anche questo faceva parte del "fare il bravo" tanto meglio.
- Sì.. – mormorai, seguendolo.


Edward

Ero stupita. Mi aveva lasciata lì quasi in trance. Certo, lo avevo abbracciato istintivamente senza proprio pensarci, presa dalla gioia per quel libro, però..
Le sue parole.. Sapevo, me lo aveva ribadito più volte che era attratto da me, ma non mi ero mai sentita rivolgere certi complimenti. Avevano avuto il potere di spiazzarmi ed ero arrossita ancor di più.
Quel libro, poi, aveva un significato speciale per me: era il primo romanzo, che non fosse una favola, che avevo letto insieme a mia madre..
Me ne andai a letto, dopo essermi tenuta solo la maglietta, in mancanza di altro. Appoggiai la schiena alla testiera, la lampadina del comodino accesa, il libro aperto alla prima pagina di quel libro così prezioso. Dopo qualche riga, mi accorsi che avevo gli occhi pesanti. A quanto pare aveva ragione Edward. Posai il libro, spensi la luce e mi addormentai.
Fui felice quando Bella apparve. Finalmente aveva un aspetto un po’ più "umano". Aveva dormito parecchio e il fatto che fosse svenuta indicava che ne aveva un bisogno disperato.
Ero lì con Emmett e Jasper e feci le presentazioni. La informai che se avesse avuto qualche necessità, avrebbe potuto rivolgersi a loro, in mia assenza.
Tra lei e Jasper ci fu una piccola conversazione: mi ero dimenticato del discorso delle gare di moto.
Dopo un paio di battute di quei due, che si beccarono un'occhiataccia da parte mia, chiesi a Bella se aveva fame.
Non so per quale motivo, ma le loro battute e lo scambio con Jasper mi avevano leggermente infastidito, così, con la scusa di farla mangiare la condussi in cucina.
Dopo un paio d'ore andai a chiamarla e dopo esserci recati nel giardino retrostante la casa, chiarimmo parecchie cose. L’unica cosa che mi aveva infastidito parecchio era il fatto che avesse pensato che avessi potuto raccontare la sua situazione ai suoi titolari.
Oh, piano. Sarò quel che sarò, ma non sono certo un pettegolo! Che diamine, se fossi così non ricoprirei certo la posizione di capo!
Mi ero alterato e stavo quasi per aggredirla, avvicinandomi a lei, come l'ultima volta, ma all’ultimo ero riuscito a trattenermi. L'effetto che Bella mi faceva era strano e incredibile. Sembrava tirar fuori da me un lato decisamente più umano che non ero del tutto convinto (ancora adesso) di possedere.
Dopo cena le augurai la buonanotte, ma lei mi fermò.
- Scusa Edward.. avresti un libro da leggere? Immagino che dopo la dormita di oggi non mi addormenterò tanto presto.. – mi chiese titubante, sembrava di nuovo in imbarazzo. Non capivo proprio.. A volte tirava fuori gli artigli, a volte arrossiva per cose di poca importanza.
- Certo, come vuoi. Anche se sono certo che come toccherai il letto dormirai profondamente - la schernii, sorridendole.
- Ma come? Non è possibile. Non ho sonno.. - negò, convinta.
- Vedrai. Forse ti sembra di non aver sonno, ma il tuo fisico ha ancora bisogno di recuperare. Credimi - asserii, sicuro.
- A proposito di recuperi.. mi servirebbero le mie cose, i miei vestiti, i miei libri.. - disse.
- Stai tranquilla. Domani andremo a prendere tutto con calma. - la rassicurai.
- E la scuola? - si preoccupò.
- Anche per quello non devi farti un cruccio. Domani andrò dal preside a parlargli, magari vorresti venire anche tu.. - le proposi, per non farla infuriare di nuovo. - Così, poi, puoi prenderti un po’ di tempo per sistemarti. Che ne dici? -
E bravo Edward. Adesso cerchi di fare il gentile. Lo sai bene che non ti dovresti permettere una cosa del genere.
- Ok, allora andiamo a parlare col preside. Forse è la soluzione migliore. - accettò.
Sorrisi. Finalmente sembrava essere d'accordo con me su qualcosa. Era già un passo avanti!
- Bene, se vuoi un libro, seguimi. - affermai.
Quando entrò in biblioteca, rimase a bocca aperta. Sembrava una bambina nel regno dei giocattoli, ma allo stesso tempo, un collezionista che guarda con venerazione ciò di cui è appassionato.
Non l'avevo mai vista così. Una strana sensazione di gioia si fece strada in me, nel vederla in quel modo.
- Caspita..! Questa biblioteca è grandissima. Non ho mai visto tanti libri tutti insieme! - esclamò.
- Deduco che i libri ti piacciano parecchio. - sorrisi
- Oh, sì! Adoro leggere.. – si entusiasmò, arrossendo di nuovo.
- Mi spieghi perchè arrossisci? Scusa se te lo dico, ma vedo che ti succede spesso e non ne vedo motivo in questo momento.. - le esternai il mio dubbio.
- Bè.. - disse aumentando ancor di più il colorito delle sue gote - non mi piace sembrare una di quelle ragazze che pensano solo allo studio e alle cose serie. Forse non è normale, alla mia età, avere la passione per la lettura.. quindi.. -
- Trovo che sia una cosa bella, invece. E non dovresti sentirti "anormale" per una cosa del genere. Ognuno ha i suoi gusti e i suoi hobby. - cercai di rassicurarla.
Era vero. Cosa c'era di male?
- Grazie. - mi sorrise.
Guardò i volumi della sezione dei classici e ne prese uno. Lo aprì e sgranò gli occhi.
- Oddio! Non è possibile! Questa è un'edizione particolarissima, a tiratura limitata.. Come fai ad averla? Ne esistono pochissime copie! – si meravigliò.
- Sinceramente non mi ricordo. Ce l'ho da tempo – risposi con noncuranza.
- E' il mio libro preferito.. Orgoglio e pregiudizio.. - mormorò, contemplandolo e trattandolo come avesse in mano del cristallo finissimo.
- E' tuo se vuoi. - le proposi. Non mi costava niente lasciarglielo. Non ero legato a quel libro.
- Cosa? Ma no.. ci terrai sicuramente.. - balbettò
Scossi la testa.
- Assolutamente no. Tienilo, mi farebbe piacere. - insistetti.
- Grazie! E' una cosa stupenda! – esclamò, abbracciandomi all'improvviso.
Sentire il calore del suo corpo e vedere la sua felicità mi scatenava emozioni nuove e strane. Che se le sommavo al fatto che lei mi piacesse.. Bé, non ero di legno. Avrei voluto tenerla stretta, baciarla e farla mia, ma avevo fatto una promessa.
- Bella.. sono felice del tuo entusiasmo e del fatto che mi abbracci, ma se non vuoi che ti salti addosso, ti conviene andare a dormire.. - affermai serio.
- Oh. Scusa.. – sussurrò, in completo imbarazzo, con le sue gote di nuovo chiazzate di quel soffuso colore che la rendeva ancora più attraente.
- Ti dona proprio il rosso.. – mi complimentai accarezzandole delicatamente una guancia. Poi mi girai ridacchiando e me ne andai a dormire.


Bella


Ero stupita. Mi aveva lasciata lì quasi in trance. Certo, lo avevo abbracciato istintivamente senza proprio pensarci, presa dalla gioia per quel libro, però..
Le sue parole.. Sapevo, me lo aveva ribadito più volte che era attratto da me, ma non mi ero mai sentita rivolgere certi complimenti. Avevano avuto il potere di spiazzarmi ed ero arrossita ancor di più.
Quel libro, poi, aveva un significato speciale per me: era il primo romanzo, che non fosse una favola, che avevo letto insieme a mia madre..
Me ne andai a letto, dopo essermi tenuta solo la maglietta, in mancanza di altro. Appoggiai la schiena alla testiera, la lampadina del comodino accesa, il libro aperto alla prima pagina di quel libro così prezioso. Dopo qualche riga, mi accorsi che avevo gli occhi pesanti. A quanto pare aveva ragione Edward. Posai il libro, spensi la luce e mi addormentai.

mercoledì 16 febbraio 2011

D.R.S. - 5 - Charlie

Bella

- Signori e signore.. vi chiedo solo un momento della vostra attenzione. Vorrei presentarvi colei che da oggi sarà la mia donna. Isabella.. -
Cosaaa???!!! Ma è impazzito del tutto? Non può dire sul serio! Oddio che imbarazzo e adesso che faccio?
Forse aveva notato il mio smarrimento iniziale, oltre che il mio stupore, perchè si abbassò leggermente verso il mio orecchio, che ormai doveva essere viola come il resto del mio viso.
- Bella.. respira e sorridi. Fai un lieve inchino - mi disse sussurrando. Poi sentii le sue labbra appoggiarsi sui miei capelli per un secondo.
Feci come mi aveva detto, cercando di sorridere in modo da non sembrare falsa.
- Congratulazioni! - disse la folla, alzando i calici.
Alcuni personaggi vennero a congratularsi personalmente e dovetti continuare a sorridere come se fossi felice di questo annuncio.
Intravidi anche Tanya, che ovviamente si stava rodendo il fegato dalla rabbia e continuava a incenerirmi con lo sguardo, forse pensando che le avessi mentito. Ma tutto sommato, chi se ne importava di lei? Non l'avrei più rivista.
Credo che un bel discorsetto con "mister fascino prepotente" fosse dovuto.
Finalmente tornammo verso la villa. La tortura era finita. In macchina non dissi nulla, aspettando di arrivare a casa sua per parlargli.
Edward, per parte sua, sembrava tranquillo. Come se avesse fatto qualcosa di ordinaria amministrazione. E questo mi faceva ancora più rabbia! Arrivati e una volta dentro, esplosi.
- Ma come diavolo ti è saltato in mente!!?? Si può sapere?! Chi ti autorizza a prendere decisioni e fare annunci senza chiedere il minimo parere!!? Perchè diavolo l'hai fatto, Edward?! Voglio una spiegazione! - dissi furibonda.
- Prima di tutto, calmati. - disse sfilandosi la giacca e la cravatta. - Poi che c'è di male? E' mio desiderio che tu sia la mia donna -
- Non so se lo rammenti, ma mi avevi promesso di lasciarmi in pace. E non ho intenzione di "essere la tua donna"! - gli ricordai, mimando poi le virgolette con le mani.
- Si, certo, ma speravo di farti cambiare idea - disse tranquillo.
- Cosa?! E credevi davvero che avrei cambiato idea per una cosa del genere? Senza nemmeno un minimo consulto? Tu sei fuori di testa! Lasciatelo dire. E soprattutto quando ti avevo chiesto espressamente di lasciarmi perdere! Ma tu no. Tu dovevi per forza calcare la mano. Forse sei abituato così, forse gli altri ti danno retta, ma io sono libera e non una tua proprietà! Mettitelo in testa. E ora, se non ti dispiace, vorrei tornare a casa mia. -
Vidi quelle iridi verdissime incupirsi. Ero furiosa, ma dovevo aver fatto arrabbiare anche lui.
Si avvicinò a me con fare minaccioso e mi prese per le spalle, scuotendomi.
- Isabella! - disse furioso - Finora ti è andata bene, ma sappi che tu sei l'unica che ho trattato in questo modo. E dovresti esserne grata! - riduse gli occhi a due fessure e mi fece indietreggiare fino al muro, dove posò gli avambracci ai lati della mia testa e avvicinò il suo volto al mio - vuoi sapere perchè ho detto che i Volturi non vanno sfidati? Ora te lo spiego, forse ti farà bene. Io sono il capo dei Volturi, un gruppo che si occupa di diverse attività. Anche illecite e mercato nero. E sappi, mia cara, che chi sfida il gruppo, sfida me e farlo non è affatto saggio! Di solito, l'insolenza viene punita molto severamente.. Ci siamo capiti? Se ti ho trattato meglio è solo perchè sono molto attratto da te. Come non lo ero mai stato prima. Non so che cosa mi fai, ma in questi momenti non so mai se punirti o prenderti. Sarò sincero: la tua impertinenza non mi va troppo a genio e mi fa ribollire il sangue, ma non so perchè, mi eccita anche, mi attrae. Quindi attenta gattina.. -
Io non sapevo che dire. Lui era a capo di un gruppo che trafficava cose illecite? Oddio.. ma chi era veramente questo ragazzo? Rimasi un pò ammutolita e lui sembrò calmarsi e si allontanò da me.
Senza dire niente, mi avviai nella stanza da letto di prima, poi nel bagno.
Ero un pò scossa dalla sua reazione. Sapevo che era un prepotente, ma credevo che fosse un pò più civile.. E se aveva ordinato di farl saltare delle sedi di qualcuno.. forse era anche un assassino..
Iniziai a tremare un pò, capendo che avrei dovuto essere più cauta. Cercai di darmi una rinfrescatina, poi uscii. Non volevo dargli a vedere che ero turbata, quindi finsi una sicurezza che non avevo.
- Allora. Manterrai la parola? Mi lascerai in pace d'ora in poi? - chiesi calma, cercando di non essere acida.
- Si, manterrò la parola data. - disse incolore.
- Bene. Posso fare una domanda? - volevo sapere, era più forte di me.
- Dimmi -
- Per quale motivo eri così convinto di farmi cambiare idea? -
Sospirò. Mi guardò un istante, poi parlò.
- Semplicemente perchè mi sembrava che non disdegnassi i miei baci -
Spalancai gli occhi. Come poteva crederlo davvero?
- Cosa te lo ha fatto pensare? L'unica volta che ti ho risposto me lo hai imposto tu. Per il resto ti ho sempre allontanato o almeno era mia intenzione. -
- No. Non dire bugie. Quando mi hai risposto, a scuola, c'è stato un momento in cui ti sei lasciata andare. Se non ti fosse piaciuto non lo avresti fatto. - disse convinto.
Evidentemente se ne era accorto, ma non potevo dargliela vinta.
- Ti sbagli. Forse ti è sembrato, ma non è così - mentii.
- Sarà.. - disse per niente convinto - comunque stai tranquilla. Ti lascerò in pace. E ora ti riporto a casa.-


Edward

Era davvero deliziosa la mia dama. Aveva un colorito forte sulle gote, dopo il mio annuncio. Era di sicuro molto stupita e altrettanto in imbarazzo.
Le suggerii all'orecchio cosa fare, in modo da renderla più sicura. La folla si congratulò con noi e alcuni vennero a farlo personalmente. L'effetto fidanzamento aveva sicuramente prodotto i suoi risultati di immagine.
Quanto a Bella, visto come mi aveva risposto al bacio a scuola, in quel momento in cui ero sicuro che si fosse lasciata andare, pensavo che avrebbe apprezzato. In macchina, invece, non mi guardò di nuovo. Sembrava in collera, a dirla tutta. Perchè? Di solito le donne non amavano certi gesti? Come entrammo alla villa, mi fece una gran sfuriata.
Adesso basta. Se lei non capiva, le avrei spiegato io e così feci. In modo duro come facevo sempre.
Le dissi anche la verità: la sua ribellione non mi andava troppo a genio, ma mi eccitava. Non ne capivo il motivo. O forse era perchè ero molto attratto da lei?
Mentre le parlavo, sembrava quasi che avesse iniziato a tremare, forse spaventata. Se così era, tanto meglio. Doveva capire per limitarsi. E doveva capire quanto fossi stato controllato con lei.
Se ne andò nella camera e quando uscì mi chiese spiegazioni sulle mie convinzioni. Fui di nuovo sincero. Lei negò di essersi lasciata andare, la prima volta, ma ero certo che mentisse.
Comunque ero anche di parola. D'ora in poi l'avrei lasciata perdere. Così ripartimmo per Forks. Dovevo rientrare anch'io.
Quando giungemmo a casa mia, andò a cambiarsi e sentii che chiudeva la porta a chiave. Sorrisi tra me. Se avessi avuto intenzione di entrare, di sicuro non mi avrebbe fermato un giro di chiave. Piuttosto l'avrei sfondata. Ma avevo capito che con lei non sarebbe mai stato semplice e soprattutto, essendo di parola, avevo deciso di rispettare il patto, uscendo dalla sua vita.
- Eccomi. Possiamo andare -
Aveva indossato di nuovo i suoi vestiti, quelli della mattina.
- Prendi l'abito e le scarpe. Sono tuoi. - le dissi quasi gentilemente.
- No, grazie. Andiamo perfavore. - la sua voce era un pò gelida, si, ma quando aveva detto quel "no grazie" mi era parso di sentire una nota di rabbia profonda.
Per quale motivo avrebbe dovuto arrabbiarsi?? Erano cose che avevo preso apposta per lei e non mi sarebbe dispiaciuto se le avesse tenute. In più, cosa me ne sarei dovuto fare io? La guardai perplesso, ma lei mi ignorò e si avvicinò alla porta di casa. Chiaro messaggio: aveva fretta di tornare. Chiesi a Emmett di accompagnarla.
- Ma come? Tu non vieni? - mi chiese stupito.
- No, Emmett. Ho delle cose da fare. Vai tu -
Senza aggiungere altro, uscirono di casa. Per un momento mi era perfino sembrato che Bella fosse più rilassata dopo aver sentito che non sarei andato con loro. Pazienza. Ero abituato all'odio altrui.
Nei giorni successivi decisi di divertirmi un pò. Le ragazze della scuola mi assalivano tutti i giorni, ma fino a quel momento avevo avuto in mente Bella, quindi non ci badavo granchè. Ma ora le nostre strade si erano divise.
La tipa di turno, una bionda di nome Alyssa, mi stava soddisfacendo nello spogliatoio maschile, dato che in quell'ora nessuno aveva educazione fisica. Ormai era diventata una specie di abitudine e siccome le ragazze di questo posto non si facevano problemi, tanto meglio. E io ne approfittavo.
Durante l'ora comune, quando ero seduto di fianco a Bella, ogni tanto la osservavo.
Quel giorno, poi, sembrava più stanca del solito. Possibile che una ragazza di quest'età si debba ridurre così? E per cosa poi? Per spirito di indipendenza? Mha.. tutto sommato non erano affari miei. Quelli che mi competevano, piuttosto, mi "avrebbero trovato" al rientro da scuola.
E infatti così fu. Emmett mi avvisò che la sera avrei dovuto incontrare Niko, il leader del Re Nero.
- E che diamine vuole? Lo sa che io non tratto con lui. - dissi arrabbiato.
- Vuole incontrarti per farti una proposta sui casinò di Pheonix. -
- Capisco.. Immagino già cosa vorrà propormi e noi li batteremo sul tempo - spiegai a Emmett che cosa avrebbe dovuto riferire ai nostri.
L'incontro con Niko era per le nove presso un magazzino abbandonato di Port Angeles.
Entrai e lo vidi. Eravamo solo noi due, come voleva "la regola". Nel nostro ambiente, quando i capi di gruppi grossi come i nostri si incontravano, questi dovevano essere rigorosamente soli. Niente uomini di scorta o altro. L'ambiente era illuminato da un piccolo lampadario al centro, sotto cui c'erano due sedie attorno a un tavolino e sopra il piano, una bottiglia di whisky con due bicchierini. Altro particolare di tali incontri. Offrire sempre da bere al proprio ospite.
Ci sedemmo e iniziai.
- Allora. E' tanto che non ci si vede - feci il finto gentile, con un ghigno sulla faccia.
- Già. L'ultima volta quando è stato? Quattro anni fa? - rispose lui altrettanto ghignoso.
- Giusto. E se non dico male, è stato un incontro che difficilmente si scorda.. -
Lui si rabbuiò un attimo, riducendo gli occhi a due fessure. Il primo e unico incontro fra noi si era concluso con un taglio sul suo viso da parte mia. Taglio che gli aveva lasciato una cicatrice che partiva dallo zigomo sinistro e arrivava poco sopra il sopracciglio destro. Se fossi stato più veloce e lui non si fosse mosso proprio durante il mio attacco, a quest'ora avrebbe un occhio cieco.
- Veniamo al sodo. - dissi - I casinò non te li cederò mai. Puoi anche scordartelo. -
- Per quale motivo? Non mi sembra che ti fruttino poi chissà quanto. - disse scocciato.
- Allora non ci capiamo. Ho detto no. -
- Bene. Ma stai attento, Edward. Sai di cosa sono capace. - nelle sue parole, ovviamente, la minaccia.
Mi alzai e sorrisi, pronto a lasciare il posto. Stavo uscendo dal portone, quando uno dei suoi entrò di tutta fretta.
- Capo, capo! Gli uomini dei Volturi hanno distrutto i nostri carichi al porto! -
- Che tu sia dannato Edward!! Prima o poi mi vendicherò e stai certo che ne soffrirai parecchio!! - lo sentii urlare mentre salivo in macchina con Emmett e Jasper.
Se credeva di farmi paura si sbagliava.

Bella

A quanto sembrava, Edward era una persona di parola, almeno. Dovevo ammettere che quando mi aveva di nuovo messa con le spalle al muro, non sapevo cosa volesse fare. I suoi occhi erano gelidi e le sue parole.. avevano un tono che mi aveva fatto rabbrividire. Davvero.
Cavolo se ero infuriata per il suo annuncio assurdo! Ma come poteva, come si premetteva di prentendere di gestire anche le vite altrui??! Non era giusto!
Nel momento, poi, in cui mi disse che potevo tenermi abito e scarpe, che li aveva presi per me, contenni la mia rabbia con fatica. Mi uscì solo un "no grazie", ma avrei voluto inveirgli contro peggio di qualche minuto prima.
Mi aveva fatta sentire quasi umiliata, come se quello fosse stato una sorta di pagamento per averlo accompagnato a quella dannata festa! Come se avessi fatto chissà cosa! Neanche l'avessi voluto io! (Ma anche NO!) Dico, era stato lui a "rapirmi" per portarmici di forza!
Per fortuna le nostre strade si erano divise e io ero tornata alla mia solita routine. Sempre stanca certo, ma un pò più tranquilla.
In classe, poi, faceva lo studente modello ed educato, se mi rivolgeva la parola lo faceva con cortesia, ma stando al suo posto. E io lo ricambiavo. Non ero tipo da portare rancore, alla fine.
Ma per quanto si comportasse bene davanti ai professori, sapevo benissimo cosa faceva in giro con le ragazze, perchè le voci di corridoio giravano più veloci della luce in un posto così piccolo. Meglio, così lo avrebbero distratto.

Era passato un mese da quando avevo preso parte a quella festa assurda.
Da qualche giorno mi sembrava che mio padre stesse peggio. Lui, come al solito, minimizzava, ma lo vedevo più pallido, dormiva di più, sembrava più stanco, mangiava di meno.. e tante altre piccole cose.
Quella sera, quando tornai a casa dal negozio di Harry, andai a salutarlo per dirgli che avrei preparato una cenetta coi fiocchi, sperando che lo aiutasse a sentirsi meglio. Quando entrai in camera sua, mi misi in ginocchi di fianco al letto e iniziai a scossarlo per svegliarlo.
- Papà.. svegliati. Sono a casa. - scossettina. Mugugnò, ma sembrava un lamento di dolore. Iniziai a preoccuparmi. - Papà.. rispondi, per favore, pà..! - dissi alzando la voce.
Non vidi altre reazioni oltre ai mugolii di dolore. Corsi immediatamente al telefono per chiamare un'ambulanza. Ero costretta a portarlo in ospedale: da sola non sapevo che avrei potuto fare.
Per fortuna arrivarono in pochi minuti.
- Lei è la figlia? - mi chiesero.
- Si. -
- Se vuole può seguirci sull'ambulanza. - annuii - venga -
Lo ricoverarono e il dottore mi disse delle parole che mi portarono nella disperazione.
- Purtroppo tuo padre è peggiorato.. Ha bisogno assolutamente di quelle cure. Non si può aspettare oltre. -
- Ma come può essere? Ogni giorno stavo attenta a fargli prendere le medicine per tenere a bada la malattia.. - dissi confusa.
- Vedi.. il problema è che il suo corpo si è abituato troppo a quelle medicine. Questo ha fatto sì che pian piano, non avessero più effetto: di conseguenza, la malattia ha ripreso il suo corso.. Mi dispiace. -
E ora?? Come avrei fatto? I soldi che avevo da parte non erano sufficienti al periodo di cure che avrebbe richiesto la sua guarigione. Papà.. come posso fare??
Ero seduta di fianco al suo letto, mentre Charlie dormiva tranquillo, con la testa bassa, fra le mani, e i gomiti sulle ginocchia. Ero disperata. Ero sola. Non avevo aiuti da nessuna parte. Ma non volevo certo che mio padre ci rimettesse. Avrei fatto qualunque cosa pur di farlo guarire.. Qualunque cosa..
Ma certo. Probabilmente era un tentativo stupido, oppure il destino voleva esattamente questo, non lo so. So soltanto che misi da parte ogni remora, mi alzai da quella sedia guardando Charlie con le lacrime agli occhi, me le asciugai e uscii dall'ospedale diretta dall'unica persona che forse mi avrebbe aiutato. Sapevo benissimo che non lo avrebbe fatto per niente, ma si trattava di mio padre. Mal che andasse mi avrebbe detto di no..
Ripensai a dove si trovava la casa. Avevo notato la posizione un pò isolata, appena fuori città, quando rientrammo da Pheonix.
Arrivai col mio pick up e subito vidi il suo gorilla, Emmett, se non ricordavo male, sbucare dall'ingresso.
Quando mi vide fu stupito, ma poi sorrise.
- Isabella. Che ci fa qui? -
- Cerco Edward. Devo chiedergli una cosa. - dissi seria. Non avevo tempo da perdere. Mi dispiaceva essere brusca, ma ne andava della salute di mio padre.
- Si, vieni. Sono certo che sarà contento di vederti - disse.
Lo seguii all'interno e la voce di Edward arrivò dal corridoio.
- Emmett, chi c'è fuori in.. - si bloccò arrivando in soggiorno e vedendomi. Era stupito di vedermi, naturalmente, ma poi assunse la sua aria da "galletto" e sorrise.
- Bella. Che sorpresa. Come mai qui? Credevo che non ci saremmo più visti se non a scuola. -
- Lo so. - ero in imbarazzo come poche volte mi era successo, ma dovevo farlo per Charlie - Mi dispiace essere piombata qui all'improvviso, ma avrei una cosa da chiederti. - sospirai leggermente.
Si fece attento e curioso.
- Vieni, siediti e parliamone. - disse indicandomi il divano.
- Ok, arriverò subito al dunque. Ho bisogno di aiuto... e non sapevo a chi rivolgermi. - iniziai.
- Mi fa piacere che tu abbia pensato a me. Se posso, ti aiuterò volentieri... - lo fermai subito. Immaginavo cosa stesse per dire.
- Già so che vuoi dire. Niente è gratis. Farò quello che vuoi. Anch'io sono una persona di parola. - dissi riferendomi al nostro patto.
- Bene, d'accordo. Di cos'è che hai bisogno? Aiuto finanziario? -
Io arrossii all'inverosimile. Mi sentivo tanto in difficoltà, come mai nella vita. Non mi piaceva chiedere agli altri, di solito mi arrangiavo da sola, ma qui il tempo stringeva. Mi limitai ad annuire.
- Va bene. Non c'è problema. Mi fa piacere aiutare un'amica -
Non so perchè, ma avevo l'impressione che le sue parole nascondessero qualcosa. Bhe, peggio per me: lo avevo cercato io, dopotutto.
- Cosa.. - balbettai, poi tirai fuori il coraggio - Cosa vuoi che faccia io per te? - dissi guardando il pavimento.
- Niente di particolare.. - lo guardai un attimo, sperando quasi, ma mi dovetti ricredere subito. Sembrò pensare un attimo, poi mi guardò dritto negli occhi. - Vorrei che tu passassi con me un mese -
Eh? Passare un mese? In che senso? Come..? Lo guardai confusa. La mia espressione doveva essere eloquente, perchè mi disse così:
- Vorrei che tu restassi qui con me. Vorrei che ti comportassi come se davvero fossi la mia fidanzata. Non ti chiedo chissà cosa. Solo di stare in mia compagnia. - chiarì.
- O.. ok. Grazie.. - dissi piano, ancora imbarazzatissima.
- Posso chiederti a cosa ti serve questo aiuto? - chiese curioso.
- Te lo devo proprio dire? - mi azzardai a chiedere, con tono gentile. Non volevo che fosse partecipe fino in fondo della mia vita.
- No, se non vuoi. Poi so che sei una persona onesta. Stai tranquilla. La mia era solo curiosità -
Feci per alzarmi, ma lui mi bloccò.
- Bella, scusa. Oggi è lunedi, no? Inizierai da adesso e andrai via fra quattro settimane, di domenica. Siamo d'accordo? -
- Si. Certo.. - mi risedetti. - Era solo che volevo andare da mio padre - dissi.
- Come mai ci tieni tanto? Come mai lavori tanto? Sai, me lo sono chiesto più volte: sei sempre molto stanca, per quello che posso vedere, e non mi sembra normale che una ragazza della nostra età faccia tanto solo per la sua indipendenza dai genitori. -
Sospirai. Forse era il caso di dire tutto, alla fine. Non potevo dire che non fosse un ragazzo sveglio e intelligente, anche se sbruffone.
- Mio padre, Charlie, è malato. Abbiamo fatto credere che sia semplicemente andato in pensione, ma la realtà è che non poteva più lavorare. Per questo, essendo costretto a letto, io faccio tutto quello che posso per mantenere casa e lui. Finora ha avuto bisogno di medicine che rallentavano il progresso della malattia. Così mi sono trovata dei lavori: uno per mantenere casa, uno per le sue medicine, uno per mettere da parte quello che serve per curarlo. Purtroppo, però, stasera l'ho trovato che stava male e sono stata costretta a farlo ricoverare in ospedale.. - lo guardai e mi sembrò che, per un attimo, Edward fosse stupito e triste allo stesso tempo.
- Capisco. Quindi è un aiuto per tuo padre quello che ti serve, giusto? - chiese gentile.
Annuii e basta.
- Ma tua madre? -
- E' morta poco più di un anno fa. -
- Te lo devo dire Bella. Sei sicuramente una ragazza molto ammirevole. Adesso capisco perchè sei sempre così stanca. Ti dò la mia parola che tuo padre verrà curato nel migliore dei modi. Vieni, adesso. - disse alzandosi e facendomi segno di seguirlo. Bhe, da quanto visto finora, alla sua parola ci credevo. Ma quando mi alzai, mi sentii crollare e si fece tutto nero.