mercoledì 18 maggio 2011

D.R.S. - 20 - Finalmente felici

Bella

Era trascorso un mese dall'attacco ai Volturi e io non stavo più nella pelle. Edward aveva voluto organizzare un nuovo matrimonio e aveva insistito perchè avessi un abito nuovo, quando io avrei tranquillamente fatto mettere a posto l'altro. Diversamente da quello che mi sarei aspettata, anche Charlie ci si mise, dicendo che aveva ragione Edward. Ah, eravamo messi bene se suocero e genero facevano comunella a quel modo! Povera me! Però non mi dispiaceva affatto che andassero così d'accordo. Secondo me, il mio caro futuro maritino aveva conquistato lo sheriffo con la pesca.
Eh sì, perchè ora che era guarito, Charlie era tornato in servizio e i suoi colleghi gli avevano anche fatto festa, regalandogli una canna nuova!
Edward aveva detto di essere un esperto e aveva spiegato a mio padre alcuni trucchi. Charlie era tutto intento ad ascoltare tutto quello che riguardava esche e loro utilizzo con l'attenzione di un bambino davanti ad un gioco.
Ricordo, poi, la sera... quando mi chiese per la seconda volta di sposarlo...
Eravamo usciti per svagarci un pò e restare soli. Edward, però, mi era parso un tantino misterioso.
Mi aveva chiesto di vestirmi elegante e prima di uscire mi aveva messo una benda sugli occhi.
- Edward, scusa, ma se mi bendi prima di uscire come faccio? Aspetta almeno che sia salita in macchina. - proposi un pò timorosa.
- No, no. Non posso farti salire in macchina così. Ti guiderò io, non ti preoccupare. Fidati di me. - mi rispose, rassicurante.
Mi prese una mano e con l'altra dietro dietro la schiena mi guidò, facendomi salire sull'auto. Come entrai, sentii un profumo buonissimo. Sembrava di stare in un negozio di fiori.
Come lo sentii accomodarsi, gli chiesi subito il motivo di quel profumo.
- Edward cos'hai messo in macchina? C'è un profumo delizioso -
- Lo vedrai appena saremo arrivati. -
Dopo mezz'ora si fermò e venne ad aprirmi lo sportello.
- Ecco, adesso puoi guardare, stella - mi disse, togliendommi la benda.
I miei occhi si posarono sul sedile posteriore pieno di fiori, tutti sistemati come a formare una grande aiuola: rose blu e rosse, gigli bianchi e iris.
- Edward! Sono meravigliosi! - dissi allungando una mano a sfiorare quei petali vellutati.
- Mai quanto te... e se non ci sbrighiamo, non so se ti farò scendere dalla macchina - parlò roco, mentre mi porgeva la mano e io arrossivo per l'allusione.
Edward era uno schianto assoluto: indossava uno smoking che gli stava divinamente. Ma lui stava bene con qualsiasi cosa...
Aveva preparato un tavolino in spiaggia, dove cenammo a lume di candela, davanti a un tramonto spettacolare e ballammo mentre un ragazzo ci suonava qualcosa con un violino.
Poco dopo mi fece risedere al nostro tavolino e mi versò un flute di champagne. Io ero ipnotizzata dai suoi movimenti e soprattutto dai sui occhi su di me.
- A cosa brindiamo? - chiesi, senza staccare lo sguardo da quei fari verdi.
- A noi - facemmo tintinnare i bicchieri e quando il liquido finì mi accorsi che c'era qualcosa.
Lo presi tra le dita emozionatissima: era un anello stupendo. Il mio cuore aveva corso per tutto il tempo, ma in quel momento mi sembrò fermarsi.
- Edward... è .. bellissimo.. - balbettai emozionata.
- Sai, mi dispiaceva di non avertelo regalato prima, a causa della fretta per la situazione... così ho pensato di farlo stavolta... - si inginocchiò davanti a me - Isabella Swan, mi vuoi sposare? -
Ero emozionata come la prima volta e gli saltai al collo felice.
Mancava poco, ormai. Avevo chiesto ad Angela e a Mana di aiutarmi e loro avevano accettato con entusiasmo. Avevo fatto conoscere tutti ad Angela, infatti. Non le avevo ancora detto niente sui ragazzi: sarebbe stato meglio lasciare a loro questa incombenza, se avessero voluto.
- Grazie ragazze... non avete idea di cosa significhi avermi al mio fianco oggi - dissi loro commossa.
- Oh, Bella, smettila, altrimenti ti colerà il trucco - mi riprese bonariamente Mana.
- Esatto, Mana ha ragione. Ti voglio bene. - mi abbracciò angie.
- Su, forza, che Edward ti aspetta! - mi incitò Mana.
Mamma mia che tremarella!
Mi fecero salire su una cinquecento degli anni 50/60, tutta rossa con gli interni bianco - panna. Era stata addobbata con fiorni d'arancio e peonie bianche sul cofano, il tutto fissato da un grande nastro color perla.
Poco dopo giungemmo alla chiesa. Le ragazze mi aiutarono a scendere, cosa non facile col vestito e il velo lungo che avevo.
- Ragazze, vi prego, tenetemi perchè non sono molto sicura del mio equilibrio - le pregai.
Una volta al portone, vidi Edward in tutta la sua magnificenza. Dio quant'era bello! Avanzai verso di lui seguita dalle ragazze e mio padre a braccetto che non avevo nemmeno visto avvicinarsi.
- Sei un fiore, bambina mia. Sono felice per te - mi sussurrò, emozionato.
- G-grazie papà - riuscii a malapena a rispondere.
I miei occhi non si staccavano da Edward e i suoi non lasciavano i miei.
- Sei la cosa più bella che abbia mai visto - mi mormorò il mio quasi marito quando lo raggiunsi.
- Anche tu - ero incapace di proferire altre parole.
I testimoni di Edward, naturalmente erano Jazz e Emmett e le mie, Mana e Angie. Finita la cerimonia, ci dirigemmo alla location del nostro rinfresco. Ero tanto felice, seduta accanto a mio marito! Quando arrivammo rimasi stupita: era una villa bellissima, immersa nel verde di Forks.
- Dove siamo? - chiesi curiosa.
Edward sorrise e mi fece scendere dall'auto.
- Ci scusate un momento? - si rivolse agli altri, che si limitarono ad annuire.
Mi trascinò per mano fino alla porta, poi mi prese in braccio.
- Che fai? - chiesi senza capire che stesse facendo.
- Mi adeguo alla tradizione - mi strizzò l'occhio.
In quel momento capii e sgranai gli occhi.
- Vuoi dire che questa è... casa nostra? - chiesi, emozionata.
- Esatto. Ti piace? - volle sapere mentre mi posava a terra una volta entrati e mi mostrava le stanze.
- E' stupenda Edward... assolutamente splendida! - esclamai contenta.
- Ne sono felice - mi sorrise, tornando dagli altri.
Dopo aver mangiato a sazietà, Edward si alzò in piedi e fece un annuncio.
- Ragazzi, vorrei la vostra attenzione per un momento. Vorrei ringraziare dal profondo del cuore i miei più cari amici, senza i quali non sarei qui. Ma soprattutto vi ringrazio per il vostro affetto. Spero che accetterete un piccolo dono da parte nostra. Seguitemi - fece segno ai ragazzi.
Ci spostammo a piedi e percorremmo non più di quattro o cinquecento metri. Vi erano tre villette non molto distanti una dall'altra.
- Emmett, Jasper. Queste case sono vostre e queste sono le chiavi. - annunciò, consegnando l'oggetto nelle mani degli amici, letteralmente esterrefatti.
- Ma Edward... noi... - balbettò Emmett
- Vi prego, ci tengo. -
- Bhe... grazie Edward. Sei un vero amico - disse Jasper un pò in difficoltà, abbracciando mio marito e seguito da Emmett.
- Ovviamente, data la tua situazione Jazz ho anche pensato al futuro... - gli sussurrò. Io ero vicina e potei sentire. mi scappò un sorrisetto in direzione di Mana, che per fortuna non se ne accorse.
- Ma... ma... io... - vidi Jasper arrossire come mai l'avevo visto.
Poi si avvicinò a mio padre, ci parlottò un momento e vidi Charlie sgranare gli occhi. Non cipotevo credere! Non dirmi... Vidi Charlie abbracciare Edward, poi mio marito fece ritorno da me, mente lo sheriffo si dirigeva verso un'altra casa.
- Non dirmi che hai fatto anche a lui... - chiesi, emozionata.
- ..lo stesso regalo che ho fatto ai nostri amici? - finì per me, sorridendo.
Annuii senza essere capace di dire niente.
- In effetti sì. Non che voglia che si separi dai vostri ricordi, ma credo che sarebbe salutare se cercasse di rifarsi una vita. E' ancora abbastanza giovane, non trovi? Poi volevo che anche lui fosse vicino. -
- Non so come ringraziarti, Edward. Sono la ragazza più fortunata dell'universo. Sei il mio miracolo personale. - gli dissi baciandolo.

Jasper

Edward ci aveva fatto un regalo immenso: una casa tutta per noi, dove vivere traquillamente. e non solo! Ci aveva perfino fatto un conto in banca con una parte del patrimonio che suo padre gli aveva lasciato! Io e Emmett cercammo di dirgli che aveva già fatto tanto con le abitazioni, ma Edward non volle sentire ragioni e disse che a lui restava ancora talmente tanto che non avrebbe avuto bisogno di lavorare per tutta la vita.
La villa non era distantissima dalla sua, solo mezzo chilometro. In questo modo, ognuno aveva la sua privacy mantenendo la comodità della vicinanza. Un'idea perfetta!
Già immaginavo quella casa con me e Mana, i suoi cuginetti e magari... Oddio! Ero proprio cotto!
Decisi di preparare alcune cose: quella sera le avrei fatto una sospresa.
Chiamai Bella per chiederle se poteva badare a Leon e Gary e disse che non era un problema. Per fortuna! Poi, naturalmente, dal mio tono entusiasta, volle sapere cosa avevo in mente. Glielo dissi e lei mi riempì di lodi e consigli, felice come una pasqua. Era proprio un'amica speciale!
Progettai tutto nei minimi particolari e le inviai un biglietto.

Mana

Stavo preparando qualcosa per i bambini, da merenda, quando suonarono al campanello. Mi avviai svelta e mi trovai di fronte un fattorino.
- E' lei la signorina Mana? -
- Sì, sono io. -
- Ecco a lei. - mi porse una scatola blu con un fiocco argentato. Chissà chi me la mandava e cosa c'era dentro? Presa dalla curiosità entrai in camera mia e aprii subito quella scatola.
Non potevo credere ai miei occhi: c'era un abito bianco bellissimo, particolare e semplice allo stesso tempo. Assieme al vestito c'erano tre rose legate insieme con tre nastrini degli stessi colori dei fiori e un biglietto. Lo aprii velocemente.
"Tre rose per la più bella creatura del mondo: quella rossa bianca per la tua purezza, quella rossa per la tua passione. Una limousine verrà a prenderti alle otto. Ti prego, angelo mio, vieni dal tuo umile ammiratore. Un bacio, J."
Oddio... non potevo crederci! Chissà cos'aveva in mente il mio Jasper? E poi non diceva niente della rosa blu, che strano... Ero curiosissima di sapere che sorpresa poteva avere in mente. Ero proprio euforica! Chiamai Bella, che per fortuna non aveva problemi a tenere i bambini.

Finalmente arrivarono le otto. Io ero pronta da soli cinque minuti, ma non mi erano mai sembrati tanto lunghi! Suonarono alla porta e andai ad aprire. Un autista mi fece salire e mi portò alla mia destinazione. Una volta raggiunta, mi aprì lo sportello e mi trovai di fronte al parco dove Jasper mi aveva parlato di sè. Il mio cuore iniziò a tamburellare furioso.
La via da percorrere era illuminata da piccoli mini cesti di vimini, al cui interno erano state accese delle fiammelle. Le seguii finchè iniziai a sentire una dolce melodia suonata alla chitarra. La musica si sentiva sempre di più, segno che ormai ero arrivata. Quello che mi si parò di fronte mi lasciò senza respiro.
Jasper se ne stava appoggiato ad un albero, suonando quella fantastica musica, vestito elegante. Vicino a lui, un gazebo in ferro battuto, decorato con rose rampicanti, ederea e piccole lucine bianche.
L'autista che mi aveva accompagnata fino a lì prese la chistarra che gli porse Jasper e continuò a suonare, mentre il mio ragazzo avanzava sorridente verso di me.
- Buonasera, mi concede questo ballo, madame? - mi chiese facendomi un piccolo inchino e tendendomi la mano. L'afferrai mormorando un "sì" che non so come fece a sentire e mi portò al centro del gazebo, dove iniziammo a ballare. Mi piaceva stare stretta a lui, ci sarei rimasta per sempre! Ad un certo punto però, si fermò e mi sollevò il viso.
- Mana... tu mi sei entrata nel cuore e nell'anima da subito. Hai accettato il mio passato, nonostante tutto, sei dolce, passionale, sincera, determinata e così tanto altro che potrei durare fino a domani. I miei sentimenti per te sono molto profondi. Questo è il significato di questa rosa - disse estraendo una rosa blu da una delle colonnine del gazebo. Non l'avevo notata...
Me la porse e io avvicinai il naso per sentirne il profumo, quando mi parve di vedere qualcosa in mezzo ai petali. Guardai Jasper che mi sorrideva ancor di più. Estrassi il piccolo oggetto e rimasi basita... era un anello in oro bianco con un solitario.
- Jazz... ma è stupendo... - dio, ero emozionatissima!
- Mai quanto te... - si inginocchiò all'improvviso e il mio cuore prese a correre furiosamente, forse intuendo per primo le intenzioni di Jazz.
- Mana, io ti amo con tutto me stesso, con tutto il cuore, l'anima e il corpo... vuoi sposarmi? -
Automaticamente una ia mano raggiunse la mia bocca in un'espressione sbalordita, poi gli gettai le braccia al collo gridando "sì" diverse volte.

Edward

Poco tempo dopo il nostro matrimonio, Mana e Jasper ci annunciarono il loro. Che bello! Ero felice per loro. Se lo meritavano.
Dopo i festeggiamenti, io e Bella eravamo nel nostro grande lettone, naturalmente dopo aver fatto il nostro "dovere"... Solo che in questo periodo mi sembrava che la mia mogliettina ne avesse più voglia del solito. Infatti ricominciò a strofinarsi contro di me.
- Ehi, tigre, non che mi dispiaccia, ma come mai sei diventata così.... ehm... così... - non sapevo che termine usare.
- Vogliosa, vuoi dire? - finì per me baciandomi il collo e strofinando il seno sul mio petto.
- Bhe... sì - mormorai roco e ormai perso.
- Tutto merito suo signor Cullen... - sussurrò piano, riprendendo a baciarmi con ardore.
Non riuscii certo a resistere a tuttoil suo fuoco, così la spinsi fino a trovarmi sopra di lei. Stuzzicai le punte delle sue colline vellutate con la lingua, le labbra, i denti... Sentivo Bella rilasicare qualche gemito e le sue mani sulla mia schiena e sui miei glutei, dove strinse e premette per fari avvicinare di più a lei, che muoveva il bacino verso di me.
Scivolai. poi, pian piano verso la sua intimità. La sentivo completamente abbandonata, fremente, gemente. E tutto questo mi dava carica, mi incitava a farla impazzire.
Lambii quella piccola porzione di carne, aumentando la nostra eccitazione, finchè Bella, con uno scatto, mi fece staccare da lei e mi fece alzare. Non sapevo cosa avesse in mente, ma il suo sguardo malizioso prometteva bene. Mi alzai e la raggiunsi, allungando le braccia per stringerla, ma lei sgusciò via con una corsetta.
La guardai divertito, estasiato dal suo corpo e un pò confuso. Mi sorrise e si appoggiò al muro, dandomi la schiena, poi si voltò e mi fece segno con un dito di avvicinarmi. Capii le sue intenzioni e mi stupii di quanto potesse essere audace mia moglie. Era meraviglioso potermla chiamare così.
- Tu sei decisamente la mia tentazione più grande - le mormorai all'orecchio - anzi, un diavoletto tentatore, che adoro! -
- Bhe, tu sei l'angelo dei miei sogni, lascia che io sia il diavoletto dei tuoi desideri - mi parlò con voce sensuale.
Non mi feci pregare e ricominciai a torturarla. Una mano su un seno, l'altra sulla sua intimità, mentre Bella strusciava il suo fantastico sederino sulla mia eccitazione. Non ci vidi più e la presi così, in quella posizione. Sentivo i suoi muscoli interni accogliermi nel loro calore e stringersi man mano attorno al mio sesso. Dio che sensazioni che mi faceva provare! Arrivammo all'apice insieme, poi la presi in braccio per riadagiarci sul letto.
Mentre la coccolavo, come adoravo fare, mi disse che aveva fame.
- Senti, io avrei un pò di fame... vuoi qualcosa anche tu? - mi chiese come se fosse ovvio. La guardai confuso e stupito. Avevamo mangiato appena due ore prima.
- Bella, tesoro, come fai ad avere fame? Non è passato tanto da quando abbiamo finito di cenare. Da dove ti viene tutta questa fame? - domandai, curioso.
- Bhe.. non è proprio fame... ho voglia di fragole e cioccolata. Poi chissà... forse è colpa di tutta l'attività fisic ache mi fai fare, che dic? - mi schernì.
- Ah. Così sarei io il colpevole? Ma non era lei, signora Cullen, quella che si è dichiarata "vogliosa", poco fa? - ribattei, divertito.
- Si è vero... In realtà c'è un motivo se ho tutte queste voglie... - alzò la testa a guardarmi intensamente. Mi prese una mano senza staccare gli occhi da me e la portò sul suo grembo. All'inizio non capii quella mossa, ma poi sgranai gli occhi.
- Vuoi... dire che... sei... - balbettai.
- Sì... aspetto un bambino... - sussurrò, emozionata.
La strinsi forte tra le braccia.
- Oh Bella, è fantastico! Di quanto sei? - le chiesi, euforico.
- Di sette settimane. Ho già fatto la visita, non ti preoccupare, tutto ok - mi sorrise.
Io, Edward Cullen, ex capo di un'organizzazione illecita e criminale, avevo avuto la fortuna di incontrare un angelo che mi aveva cambiato la vita. Non so se avrei dovuto ringraziare il cielo o mio padre ovunque fosse, ma chiunque me l'avesse "inviata" aveva tutta la mia gratitudine.
Ora, per merito suo, avevo una famiglia, degli amici e una vita bellissima davanti da trascorrere con la mia Bella.


The End.


Mamma mia... siamo giunti proprio alla fine! Grazie infinite a tutti coloro che hanno letto. Un bacione!

Ringrazio tantissimo la mia carissima Manu, sempre presente! Visto, stellina? ;) Spero con quella piccola sorpresina all'interno del capitolo di essermi fatta perdonare per la volta scorsa =) eheh.. Un bacio grande grande!!

sabato 14 maggio 2011

D.R.S. - 19 - Resa dei conti

Bella

L'attuazione del piano escogitato ai danni di Aro era imminente. Più si avvicinava il giorno, più sentivo la tensione. Cercavo di non darlo a vedere, non volevo che Edward o qualcun'altro si dovesse sobbarcare il pensiero della mia agitazione. E ora mancava solo un giorno... Per fortuna avevano almeno lasciato che li aiutassi nei preparativi!
Avevo detto che me sarei stata buona ad aspettare con mio padre, magari da qualche parte nascosti, giusto per precauzione. Dovevo ammettere, però, che già il solo pensiero dell'attesa non era tanto sopportabile, figuriamoci quando sarebbe arrivato il momento! Non ero capace di stare troppo ferma, cercavo di tenermi impegnata quel tanto da scaricare un pò di tensione e sperai che non se ne accorgesse nessuno. Temevo, però, che non fosse del tutto così: Edward mi faceva spesso degli scherzi, cercava di farmi ridere e mi coccolava molto. Bhe, non che mi dispiacesse, ovvio!
Fortuna volle, però, che Jasper avesse iniziato a conoscere meglio Mana: le avevo fatto notare indirettamente che quel ragazzo era interessato a lei.
Così, avevano preso ad uscire insieme e io mi ero offerta di badare ai suoi cuginetti, Leon e Gary di tre e sei anni. Mi ero offerta anche per aiutarla durante i suoi turni in ospedale, così non avrebbe più dovuto pagare una baby sitter. Jasper era contento di questo e molte volte badava lui stesso ai bambini, facendoli giocare. Era incredibile quanto ci sapesse fare. E pure Emmett! Che incredibilmente, qualche volta lo aiutava e ci si metteva pure lui! Erano uno spasso! Ma che dolci...
Quello buffo era Edward, invece: quando c'erano i bambini era un pò geloso del tempo che dedicavo loro, si metteva a giocare anche lui, a volte, ma si vedeva che era grato ai nostri amici quando toglievano l'incombenza a me.
Pensai che probabilmente avevo trovato un diversivo per tutti: anche Charlie giocava con i bambini ed ero certa che avrebbe fatto il nonno volentieri. Il nonno... chissà se a Edward sarebbe piaciuto?
Bhe, adesso come adesso non dovevo pensarci.
Io e Edward avremmo trascorso la giornata successiva insieme, in modo spensierato. Solo io e lui. E non vedevo l'ora. La loro partenza per il palazzo di Aro era prevista di notte per arrivare sul posto all'aba. Era un modo come un altro per trovare le guardie meno sveglie e meno pronte nell'agire. Avrebbero diffuso un gas soporifero per addormentare tutti, poi Emmett avrebbe piazzato delle cariche esplosive. Ovviamente, il tutto dopo aver sistemato la guardia ai monitor e messo una piccola registrazione a ripetizione, che mostrava l'area sorvegliata assolutamente tranquilla.
Una volta occupatisi delle guardie, avrebbero affrontato i tre fratelli.
La giornata successiva arrivò anche troppo presto. Mi svegliai con un timido raggio di raro sole che mi illuminava il volto.
Mi girai lentamente verso Edward, che ormai dormiva sempre con me. Dio che imbarazzo, qualche tempo prima! Ero uscita dalla mia stanza, attenta a non far rumore per non svegliare nessuno e mi ero diretta in cucina a preparare un vassoio di colazione per me e Edward. Ero di ritorno, maglietta e micro slip indosso, quando Emmett sbucò dalla sua stanza... Mi fiondai dentro la mia camera, sperando che non avesse fatto caso al vassoio, ma era improbabile. Più tardi, e con molta non chalance, mi sussurrò all'orecchio.
- La prossima volta indossa qualcos'altro, oltre la maglia, sederino d'oro. Anche se il vassoio era già un chiaro segno - mi fece l'occhiolino e se ne andò. Dio! Sarei sprofondata! Da allora feci più attenzione!
Edward aveva ancora gli occhi chiusi, era tremendamente bello e avevo voglia di accarezzare il suo splendido viso. Non feci in tempo che mi ritrovai stretta tra le sue braccia e le sue labbra sulle mie.
La sua bocca esigente, avida, passionale come solo lui sapeva essere. Non fui certo da meno.
Anzi, scorsi una scintilla di compiaciuto stupore quando lo spinsi per essere sotto di me. Lui cercò di rialzare il busto, ma glielo impedii. Mi abbassai a strusciargli i seni contro il petto (avevamo già fatto l'amore durante la notte) e la mia femminilità contro il suo sesso, che si risvegliò subito.
Lo guardavo come una regina osservava il suo suddito, preso dall'eccitazione del momento, e ne era compiaciuta la massimo. Inarcò un pò il collo all'indietro e ne approfittai per chinarmi su di esso.
Sentii le sue mani, che già vagavano per il mio corpo, andare a stringermi i glutei come fossero stati un antistress. Lo baciai con grande ardore, con la stessa urgenza con cui mi aveva baciata lui, mentre issavo il bacino e facevo scivolare la sua eccitazione dentro di me.
Dio che sensazioni meravigliose mi faceva provare! Dubitavo che ne avrei mai avuto abbastanza... Eh sì, mi sapeva tanto che ormai il caro Edward mi avesse "traviata" per benino.
Poco dopo il sopirsi momentaneo di tutto il nostro fuoco, mi prese tra le braccia come faceva sempre.
- Che ne diresti di lasciamri andare? Così faccio una doccia e mi vesto. Non avevi dei programmi in mente, per oggi? - gli chiesi, beandomi delle sue coccole.
- Mmm... per me è molto difficile lasciarti andare. Devo proprio? In fondo i miei non erano programmi così importanti... - mi parlò come fosse stato un bimbo che cerca di ottenere la caramella, mentre mi baciava il collo.
- Si, devi. Dai, io sono curiosa. Voglio vedere cos'hai in mente - ahh... come era difficile anche per me, però, staccarmi da lui! Cercai di alzarmi, ma me lo impedì.
- Aspetta un secondo. Voglio almeno un bacetto - si lamentò.
Sorrisi del suo "infantilismo" e lo baciai.
Dopo un solo minuto che mi ero messa sotto l'acqua calda, eccolo arrivare!
- Sei proprio insaziabile, eh? - gli dissi accerazzando il volto perfetto di Edward, mentre il suo sesso già di nuovo pronto premeva sul mio "sederino", come lo chiamava lui.
- Di te, mai! - dichiarò sicurissimo.
Dopo averlo fatto anche sotto l'acqua, asciugati e vestiti, uscimmo per la nostra gita.
Avevamo affittato una moto perchè le nostre erano troppo riconoscibili. Mi tenevo stretta a Edward, che guidava fluido sull'asfalto. Era davvero rilassante. La sua schiena ampia mi proteggeva un pò dal vento. Anche se amavo sentire l'aria addosso, però, amavo ancor di più il calore del corpo di Edward, stringermici contro... E poi provavo lo stesso l'ebbrezza della velocità.
Ci fermammo in una zona poco frequentata, in quel momento deserta, e ci dirigemmo in spiaggia, a la Push. Il mio amore aveva avuto proprio una splendida idea! Era dal nostro meraviglioso weekend che non eravamo più tornati al mare. E da poco dopo che non andavamo più in moto.

Jasper

Iniziai a pensare che avrei dovuto ringraziare non solo il cielo, ma anche Bella. Ero certo, chissà perchè, che avesse detto qualche buona parola a Mana nei miei riguardi. Erano due tesori di ragazze.
Mana era una speciale, dolce, discreta e timida, ma all'occorrenza tirava fuori anche una certa grinta, era tenace. Ma con lei avevo timore di oltrepassare qualche limite di troppo, così cercavo di lasciarle una certa libertà d'azione, di scelta.
Adesso che sentivo che il nostro rapporto stava per fare il gradino successivo, volevo essere sincero con lei. Sentivo che lo meritava, anche se avevo paura di perderla e vederla scappare a gambe levate. Non avrei potuto biasimarla per questo.
Quella sera, un giorno prima dell'attacco, eravamo usciti insieme e adesso eravamo seduti su una coperta sull'erba in un parco non molto distante da casa Swan.
Doveva avermi visto un pò nervoso, perchè all'improvviso mi prese la mano e mi parlò.
- Jasper, che c'è? Mi sembri un pò nervoso.. - disse in tono preoccupato.
- Scusa. E' che voglio essere sincero con te, meriti di sapere tutto... tu sei speciale, Mana, e molto importante per me - le confessai. Il suo volto un pò preoccupato, ma le sorrisi, sperando di sembrare rassicurante. Sembrò pensare un momento, poi parlò.
- Dimmi. Non aver timore di parlare di con me - mi rassicurò.
- Ok... Ecco, vedi... io... - iniziai il mio racconto, spiegandole ogni cosa. Mentre raccontavo, cercavo di scorgere ogni sua emozione, ma diversamente da quanto mi sarei aspettato, vedevo dispiacere per quella che era stata la mia vita, stupore per le cose che avevo vissuto e fatto, ma non vedevo terrore nei suoi occhi. Nè traccia di disgusto o compassione.
Quando finii il racconto attesi che dicesse qualcosa. Aveva rivolto lo sguardo altrove, pensierosa.
Poco dopo fece un gran respiro e tornò a rivolgere lo sguardo verso di me.
- E' una storia davvero incredibile e terribile, quella che mi hai raccontato. Se devo essere onesta, adesso mi sento un pò spaesata. Credo di aver bisogno di realizzare quel che mi hai detto - mi spiegò con sguardo dispiaciuto.
Che quello che temevo stesse per accadere? L'avrei persa? Eppure nei suoi occhi non avevo visto nè vedevo orrore verso di me... Dopo aver pensato per non so quanti minuti, si rivolse di nuovo a me.
- Ascolta, mi fa molto piacere che tu abbia voluto raccontarmi il tuo passato e sia stato sincero con me. Credimi, lo apprezzo molto. E non credo che tu sia una cattiva persona. Credo che tu sia un bravo ragazzo che ha avuto una vita difficile, sei cresciuto in mezzo alla violenza e non conoscevi altro. Adesso, forse grazie alla presenza di Bella, che credo di poter dire che sia la mia migliore amica, siete cambiati tutti. E i risultati si vedono. Non credo che se ti avessi conosciuto qualche mese fa saresti stato preoccupato di raccontarmi la verità, magari mi avresti solo usata, ma stiamo parlando del passato. Adesso vedo solo un ragazzo che ha sofferto e che è dolcissimo, sia con me che con i bambini. Vedo una persona diversa da quella che mi hai descritto. - mi guardava seria e dritto negli occhi, determinata e sicura delle sue parole, che mi stavano alleggerendo l'animo.
Però volevo anche essere sicuro, non volevo che si pentisse del suo giudizio, forse anche troppo positivo.
- Mana io... non so davvero che dire... Dopo tutto quello che ti ho raccontato non scappi via da me terrorizzata e accetti tutto così serenamente? - le chiesi, ancora un pò incredulo.
- Sì, perchè anche se non è tantissimo che ci conosciamo ho avuto modo di capirti almeno un pò, in diverse situazioni, e non posso fare a meno di pensare che quello che sei stato non avesse niente a che fare con te. - dichiarò sicura.
No, non avevo davvero parole. Era una ragazza incredibile, preziosa e imperdibile. Oltre che bellissima. Potevo tranquilla mente dire che lei e Bella si fossero proprio trovate.
Mana dovette accorgersi dell'intensità del mio sguardo, nonostante l'oscurità. Allungò una mano al mio viso per accarezzarmi e io la coprii con la mia.
- Sei davvero speciale... - mormorai, avvicinandomi - ...e stupenda - finii prima di baciarla.
Mi accolse subito nel suo caldo anfratto, che mi faceva stare troppo bene. Sentii le sue mani raggiungere la mia nuca e giocherellare coi miei capelli, mentre le mie braccia cercavano di avvicinarla al mio corpo, desideroso del calore del suo da favola.
All'improvviso sentii le sua mani scendere e infilarsi sotto la maglia e senza nemmeno rendermene conto, ci ritrovammo distesi sulla coperta. Mana aveva un ardore incredibile e se mi avesse lasciato fare, le avrei dimostrato che si sarebbe scottata col fuoco. Io continuavo a baciarle tutti i punti di pelle scoperta, a far vagare le mie mani su di lei. Finchè non sentii le sue spostarsi di nuovo dal mio torace alla zip dei pantaloni.
Mi scostai leggermente per guardarla negli occhi: la sua espressione era decisa e piena di desiderio. Come a leggermi nella mente, mi fece un piccolo cenno di assenso e non ci fu bisogno di altro.

Edward

Dopo la splendida giornata passata con Bella, giocando tra le onde sul bagno asciuga, rotolandoci sulla sabbia, scherzando, ridendo e baciandoci tanto, finalmente eravamo nel suo letto.
Dopo cena avevamo visto rientrare un Jasper piuttosto soddisfatto. A prendersi cura di Leon e Gary, Emmett e Charlie. Incredibile come il primo sembrasse un pò alla stregua delle due pesti, bambini molto vivaci e intelligenti, e molto bello come ci si rapportava il padre di Bella. Sembrava nato per fare il nonno.
Avevo notato, però, come in questi ultimi giorni la mia Bella fosse un pò nervosa. Cercava sempre di essere sorridente, sicuramente per non farci sentire in colpa o anche il peso del suo nervosismo, conoscendola. Così le facevo spesso degli scherzi, cercavo di farla ridere perchè si rilassasse.
Certo, non potevo darle torto: se fossi stato al suo posto credo che avrei dato di matto o addirittura l'avrei potuta legare pur di non farla scappare. Lo so, ero esagerato, ma quando si trattava di lei non riuscivo ad essere particolarmente razionale. Però, d'altra parte, apprezzavo il fatto che avesse accettato tutto questo. Forse perchè se fossimo riusciti nel nostro intento, ci saremmo sbarazzati una volta per tutte di Aro e company.
- A che pensi? - mi chiese la mia tigre accarezandomi il volto, abbracciata a me.
- Niente di particolare... - provai a svicolare.
- Edward... - una piccola nota di rimprovero nella sua dolce voce.
- Ok, pensavo a noi. Pensavo a quanto sono fortunato e credo che il cielo o magari mio padre, mi abbia fatto il più bel regalo in assoluto mandandomi te. - dichiarai convinto.
- No, - scosse la testa sorridendo il mio angelo - secondo me sono io quella che ha ricevuto un regalo - e senza darmi tempo di replicare, mi aveva già catturato in un bacio.
Quella notte, finchè avevamo tempo, ci eravamo dedicati l'uno all'altra come non avevamo mai fatto, forse per timore di ciò che sarebbe accaduto. Poi dovetti salutare lei e Charlie e fu tremendamente difficile.
Una volta diretti al palazzo di Aro, iniziammo subito a mettere in atto il nostro piano. Parcheggiammo poco distante dal giardino sul retro, indossammo delle maschere anti-fumo e le fondine di cuoio con le pistole. Zaini in spalla con tutto l'occorrente ed eravamo pronti. Eravamo vestiti opportunamente di nero.
Ci infiltrammo cercando di scavalcare un muro di recinzione aiutandoci con le piante rampicanti che lo ricoprivano e i piccoli appigli tra i sassi di cui era fatto. Una volta in cima, ci issammo grazie al lungo ramo di un albero, che oltre alla sua resistenza, ci offriva anche il riparo ulteriore dalla vista delle telecamere.
- Emmett, tu di là, a piazzare i fumogeni soporiferi. Jasper, tu con me a sistemare la guardia - ordinai loro. I ragazzi eseguirono annuendo. Cinque minuti dopo, velocissimi, ci incontrammo nel punto stabilito. Le guardie dormivano, ma restava il problema di attraversare i corridoi per arrivare ad Aro. Inoltre, conoscendolo, aveva di sicuro qualche guardia nelle vicinanze della sua stanza.
Continuammo con il nostro piano, che per fortuna andò bene finchè non arrivammo dal nemico.
C'era da aspettarselo che avrebbe preso Blackie per guardia personale. Era grosso e forte quasi quanto Emmett e aveva ben poco da invidiare ai miei amici quanto a professionismo.
Ogni persona in quella stanza era armata e ognuno puntava i propri obiettivi. In teoria saremmo stati in vantaggio numerico, ma poco dopo fummo raggiunti anche da Marcus e Caius, armati pure loro.
Presi un pò di sorpresa, ci fiondammo nel giardino verso cui dava la stanza di Aro e ci nascondemmo dietro angoli di muri e cespugli.
Provai a sentire i ragazzi attravrso la mini ricetrasmittente auricolare che avevamo tutti e tre.
- Coma va ragazzi? Tutto bene? - chiesi preoccupato.
- Si, tutto ok. - Emmett
- A posto, tutto intero - Jasper
- Tu? - mi chiesero insieme
- Tutto bene. Dobbiamo cercare di colpire Marcus e Caius per primi. Loro sono i bersagli più facili.- informai i miei compagni.
- Ricevuto. -
Intravidi Jasper puntare uno degli obiettivi col laser - mirino sulla pistola. Fece fuoco e riuscì a colpire Caius. Meno uno! Ora eravamo pari.
Quello che non riuscivamo a scorgere era Aro. Chissà dov'era il maledetto?
- Edward, ho un'idea. - mi chiamò Emmett - Voglio avvicinarmi a Blackie e farlo fuori di nascosto. Jasper, se sei d'accordo, tu occupati di Marcus. Edward cercherà Aro. Non l'ho ancora visto - espose il nostro amico.
- Si, mi sembra un'ottima idea, vista la situazione. tu che dici Edward? - mi chiese Jazz
- Sì, sono d'accordo. Mi fido di voi, ragazzi, attenti mi raccomando -
- Tranquillo - il vocione di Emmett si confuse di nuovo con quella più "giovanile" di Jasper nella loro risposta simultanea. Che strano effetto faceva. Ma ora dovevo pensare a trovare il mio nemico.
Cercai di spostarmi lentamente, stando basso. Dove accidenti era finito il vecchio?
Poco dopo, sentii una pistola puntata alla tempia. Oddio. Era la fine.

Bella

Mi dispiaceva di aver disobbedito, ma alla fine avevo seguito i ragazzi. Non ce la facevo proprio a stare lì ferma ad aspettare il ritorno di Edward. E che cavolo! Era l'uomo che amavo, il mio uomo! Dovevo stargli vicino. Sapevo che probabilmente mi avrebbe rimproverata, ma non mi interessava. Volevo solo accertarmi della sua incolumità di persona. avevo fiducia anche in Emm e Jazz, per carità, ma in quella situazione poteva accadere di tutto e io non riuscivo a stare tranquilla.
Mi ero vestita dinero anch'io, mi ero armata anch'io. Certo non avevo mai usato una pistola, ma non ero mica così ignorante. Poi avevo un padre ex poliziotto e lo avevo visto tante volte pulire la sua arma.
Non avevo idea di cosa avrei trovato. I ragazzi mia avevano anticipata di pochi minuti, ma quando fui finalmente dentro il giardino, sentii degli spari e mi si gelò il sangue.
Pregando che fossero caduti dei nemici, avanzai tra le folte piante finchè raggiunsi il perimetro dell'edificio. Mi abbassai, avanzando verso il lato destro del giardino, finchè vidi una scena terribile: un uomo stava puntando la pistola alla tempia di Edward.
Senza neppure pensarci, sparai a quell'uomo un pò in preda al panico, chiudendo gli occhi.
Poco dopo lo sparo non avevo il coraggio di guardare, ma sentii due braccia che mi stringevano.
Aprii gli occhi di scatto e mi scontrai con due giade magnifiche che mi sorridevano.
- Bella! Dio mio! Sei qui! Sei stata una pazza, ma ti devo la vita amore mio! - mi abbracciò forte, nascondendo il viso nella mia spalla.
- Edward, scusa, lo so che sarai arrabbiato con me, ma non ce la facevo a starmene lì in casa a girarmi i pollici mentre voi rischiavate! Mi dispiace, ma non potevo non agire! - parlai accorata.
- Bella, anche se dovrei rimproverarti non lo faccio. Se fossi stato al tuo posto credo che avrei fatto la stessa cosa e poi ti sei rivelata fondamentale! Aro mi aveva preso alla sprovvista e se non fossi arrivata tu... - si interruppe, scossando la testa.
- E così quello era Aro - dissi indicando il cadavere.
- Già. Il tuo intervento è stato davvero una manna - mi rispose un grosso vocione da orso.
- Emmett! Meno male! State bene anche voi! - esclamai vedendoli dietro le spalle di Edward.
Finalmente era tutto finito. I Volturi non esistevano più.
Chiamammo in foma anonima la polizia, informandola che c'erano diversi criminali da mettere al fresco. Non avrebbero avuto problemi: erano tutti addormentati e non si sarebbero svegliati prima di qualche ora. Quanto ai cadaveri decidemmo che anche a quelli ci avrebbe pensato la polizia.
Tornammo a casa col cuore finalmente libero e leggero.





Caspita... siamo arrivati in fondo, raga! Prossimo cap, Epilogo! Un bacione a tutti coloro che hanno letto!!
Ross =)

mercoledì 4 maggio 2011

D.R.S. - 18

Bella

Al risveglio di Edward ero ancora vestita con l'abito da sposa, un pò macchiato dal sangue della ferita alla gamba per essermi chinata vicino a lui. Bhe, pazienza.
- Bella - mi chiamò con voce bassa e un pochino incerta. Probabilmente ancora per effetto dell'anestesia.
- Sono qui, amore, dimmi - lo invitai, rassicurandolo.
- Sei bellissima... - si complimentò, guardandomi con dolcezza.
Non potei fare a meno di arrossire, ma era assurdo che mi facesse i complimenti: il vestito macchiato, il velo un pò stropicciato, i capelli un pò scompigliati...
- Edward, ma come fai a dirlo? Sono tutta scombinata... - allargai un pò le braccia in segno di ovvietà.
- No. Tu sei bellissima. Lo sei con qualsiasi cosa, in qualunque condizione. E ti amo - dichiarò, convinto.
- Ti amo anch'io - gli accarezzai il viso.
Qualcuno si schiarì la voce: mi girai e vidi mio padre sulla soglia della porta. Già... lui aveva diritto a qualche spiegazione. Ma come avrei fatto? Come l'avrebbe presa? No... di sicuro si sarebbe arrabbiato, ma come spiegargli? Intuendo, forse, la mia agitazione, Charlie venne verso di noi con un sorriso.
- Bella, ascoltami. Ti conosco abbastanza da immaginare molto bene cosa tu stia pensando in questo momento. Ma non ti devi preoccupare. Vedi, Edward e io abbiamo parlato un pò di volte e lui mi ha raccontato tutto. Certo, al principio, non ero felice, credevo che volesse solo usarti e ingannarti, ma Jasper ed Emmett - rivolse lo sguardo a Edward per un attimo - mi hanno voluto parlare di Edward, mi hanno detto che sono cresciuti insieme e lo conoscevano bene. Bhe, anche se ci ho messo un pò ad accettare tutto questo, ho avuto modo di capire e constatare quanto questo ragazzo ti ami. Quando ti ho vista entrare in chiesa avevi un'aria così felice che non credo di averti mai visto, ho notato la tua disperazione al ferimento di Edward e adesso ho visto come vi guardate. Credimi: non ho mai ammirato degli sguardi più innamorati dei vostri. Queste sono state prove sufficienti per me. E sono felice, devo dire, che Edward abbia deciso di cambiare vita. - terminò sotto il mio sguardo sbigottito. Accidenti! Non immaginavo che Charlie sapesse, che Edward gli avesse parlato. Bhe, la cosa non poteva che farmi piacere, ma un pò mi dispiaceva che me ne avessero tenuta all'oscuro.
- Ma papà... e ... per prima... cioè... Jasper... - mi riferii al fatto che aveva assistito ad un omicidio in diretta.
- Tranquilla piccola mia, sono pur sempre stato un poliziotto. Mi è capitato un paio di volte, purtroppo, di assistere a cose del genere. - mi confidò.
- Ma come? Non me l'hai mai detto! - lo fissai sconvolta.
- E secondo te io dovevo raccontare a una bambina di otto anni certe cose? Poi, Bella, erano parte del mio lavoro e a casa sai bene che esistiamo solo noi - replicò risoluto.
- Ok. Adesso sono io che mi devo riprendere. Ero convinta di doverti dare mille spiegazioni, poi scopro che avete parlato a mia insaputa, ti vedo tranquillo e adesso... devo realizzare la cosa - scossi la testa. Edward e Charlie ridacchiarono del mio stato un pò "sconvolto" e confuso.
Ma ero felice, anzi, felicissima: mio padre aveva accettato la situazione e io mi sentivo bene.
- Come ti senti? - chiese Charlie a Edward.
- Bhe, la gamba mi dà un pò fastidio. Forse sta finendo l'effetto dell'anestesia. Ma sono felice: felice per avere ancora la possibilità di vivere con Bella, che mi è stata regalata dai miei migliori amici e dalla loro prontezza. Felice anche perchè lei sta bene, finalmente guarito e può stare accanto a sua figlia, che l'adora indiscutibilmente. - quanto era dolce il mio Edward! Era cambiato radicalmente! Chissà perchè lo immaginavo che quello che mostrava non era il suo vero carattere. Lo pensavo da quello splendido weekend di sorprese, dove si era mostrato troppo in contrasto con la vita che faceva e il ruolo che aveva.
Quanto a mio padre, ripensai al momento in cui lo avevo visto in chiesa. Col suo vestito elegantissimo, grigio chiaro, che mi sorrideva. In quel momento ebbi un'illuminazione. Mi ricordai del sogno che avevo fatto tempo prima, appena avevo conosciuto Edward. Ecco da dove nasceva quella sensazione di sollievo e sernità: vedere mio padre al mio matrimonio, anche se rimandato, e vederlo stare bene, guarito! Adesso che avevo accanto gli uomini più importanti della mia vita e gli amici più fidati, potevo dire di sentirmi completa. Bhe... a parte la mancanza della mamma... ma ero felice. Qualsiasi ostacolo potesse presentarsi, non mi sembrava affatto insormontabile. Mi sentivo come una persona che può "spaccare il mondo" senza fatica.
Nei giorni successivi, dopo l'attentato di Niko, Emmett e Jasper divennero più prudenti del solito e facevano sempre la guardia alla porta di Edward. Mio padre si offrì di aiutarli, incredibile! I due ragazzoni si sentirono un pò in imabarazzo e dissero che non c'era problema, ma Charlie insistette e alla fine cedettero a patto che con lui ci fosse sempre Jazz o Emm. Charlie storse un pò il naso, ma accettò. Anch'io avrei voluto fare qualcosa, ma non me lo permisero. Edward, sebbene avesse capito che tipo era mio padre, rimase stupito a sua volta per il proposito di Charlie. Questo mi fece balenare nella testa un'idea, che avrei messo in atto appena possibile. Dovevo aspettare che Edward tornasse in forma e soprattutto non dovevo avere nè lui nè Charlie nelle vicinanze.
Quando Edward fu dimesso dall'ospedale, decidemmo di andare a casa Swan, con la speranza che nessuno avesse il mio indirizzo, dato che mi avevano sempre vista a casa di Edward. La riabilitazione poteva farla anche a Forks.
Una cosa, però, che non cambiò affatto, furono le continue ricerche in cui i ragazzi si prodigavano: a quanto pareva, Aro era responsabile della morte dei genitori di Edward, aveva pagato quel camionista e successivamente la polizia per insabbiare il fatto. Quanto al biglietto di Carlisle e al codice nascosto, decidemmo che appena Edward fosse stato bene, avremmo fatto un viaggio in Svizzera per scoprire cosa gli aveva lasciato suo padre.

Edward

Uff... mi stavano trattando come un povero malato e iniziavo a stufarmi un pò. Insomma, ormai mi muovevo senza chissà quali problemi. Certo, mi aiutavo con una stampella, ma la riabilitazione stava facendo molto bene alla mia gamba.
- Non mi fido molto di quella ragazza... - esordì Bella quando vide la fisioterapista. Una ragazza bionda, con gli occhiali, molto carina e gentile, di nome Mana(*).
- Bella... non sarai mica gelosa? - la provocai, sorridendo.
- No. Non sono gelosa. E' che mi sembra così... così... Non lo so, non mi piace - mise su un piccolo broncetto, troppo delizioso.
- Ah no? - alzai un sopracciglio, divertito. Ma Bella si intristì leggermente. Ma perchè? Non si fidava abbastanza di me?
- Scusa... lo so che sono stupida... è solo che... tu sei talmente speciale che ho sempre il timore... che prima o poi tu ti accorga di aver fatto un errore... Io non sono... - le tappai la bocca con una mano, accigliato.
- Bella, voglio che mi ascolti attentamente e che ti convinci una volta per tutte: tu e solo tu sei la persona più importante della mia vita. Sei la persona che amo e voglio con me per il resto della vita. Vorrei che la smettessi di pensare che potrei preferire qualcun'altra a te. Nessuna potrebbe mai prendere il tuo posto. Tu sei la creatura più bella, meravigliosa, speciale che ci sia! Lo sei dentro ma anche fuori e se lo vuoi sapere... - le parlai in modo gentile, ma deciso, poi le feci segno di avvicinarsi per parlarle piano - ... ultimamente ho faticato parecchio a starti lontano. Non hai idea di come ogni tuo movimento mi ipnotizzi e di come mi catturi. Ci sono stati dei giorni che se non mi fossi controllato ti sarei saltato addosso. - conclusi, ripensando a quei momenti. Ahia. Era meglio se evitavo. Sentivo "qualcuno" che iniziava a destarsi. Per fortuna avevo una tuta abbastanza larga!
Quando arrivò la fisioterapista, attirai Bella a me e la baciai con un certo impeto, così da sottolienare le mie parole.
Per fortuna, dopo quel giorno, Bella si era rasserenata. Anzi, aveva chiesto molti consigli a Mana per potermi aiutare anche a casa e aveva perfino fatto amicizia con lei. Era una ragazza di origine italiana, rimasta sola con due bimbi piccoli da accudire, suoi cuginetti. Certo che le donne sono davvero strane! Ma ero felice che la mia Bella fosse serena e tranquilla sui miei sentimenti una volta per tutte.
Quello che invece mi pareva anche troppo zelante era Jasper. Ultimamente voleva accompagnarci sempre lui, in ospedale. Anche Bella lo aveva notato, ma quando le chiesi se aveva notato qualcosa, rimasi basito.
- Ma come Edward, non te ne sei accorto? - si stupì. Aggrottai le sopracciglia.
- Che mi è sfuggito, stavolta? - chiesi curioso.
- Jasper... credo che gli piaccia la tua fisioterapista. Non hai visto come la guarda? - mi sorrise, allargando le braccia come fosse ovvio.
- Si vede di no... - feci un pò imbronciato, ma poi sorrisi - forse perchè la mia attenzione è sempre rivolta a te. - la guardai con ammirazione.
Bella arrossì all'istante, ma si riprese subito.
- Allora, che facciamo? - mi chiese - Mi piacerebbe aiutarlo. E ti posso dire che anche a lei piace molto. - mi confidò.
- Davvero? E come fai a dirlo? - non mi capacitavo di questa affermazione. Avevano fatto tanto amicizia da parlarsi così liberamente? Certo, Bella era una persona che ti dava subito il senso di fiducia, era speciale! Ma in cosi poco tempo e in così poche occasioni? Non avevano parlato chissà quanto.
- Lo vedo da come lo guarda. - mi rispose, sorridendo.
- Da come lo guarda? E come fai a sapere che il suo sguardo è "quello" che dici tu? - ancora non capivo.
- Perchè lo guarda esattamente come io guardo te... - mi sorrise e mi accarezzò il viso.
Mi sentii sciogliere a quelle parole. Eravamo in camera sua, tutti ormai erano a dormire. Bella era distesa a fianco a me. Avevo quasi finito le sedute in ospedale e adesso non avevo più bisogno neanche della stampella. Non zoppicavo quasi più.
Mi avvicinai al suo viso per baciarla. Adoravo le sue labbra morbide, il suo caldo anfratto, che sapeva ancora delle fragole mangiate a fine cena. Soprattutto, adoravo il suo tocco, il modo in cui rispondeva ai miei assalti.
Le mie mani si fecero subito strada sul suo corpo, dalla coscia verso i mini bermuda, infilandosi sotto la canotta che aveva messo per dormire e che stava decisamente minando la salute mentale del sottoscritto. La desideravo da morire e mi sembrava che anche lei avesse lo stesso bisogno di sentirci uniti, ma si scostò leggermente.
La guardai temendo di aver fatto qualcosa che non volesse e aspettando che parlasse.
- Edward... la tua gamba... - mi chiarì piano.
- Sta benone. - le risposi, sollevato che fosse solo quello il problema - Non ti devi preoccupare. Lo sai. Non mi fa più male da diversi giorni, ormai. - la rassicurai, fiondandomi sul suo collo morbido.
- Mmmm... o.. k... - mugunò persa, facendomi sorridere.
Non si fece pregare e ci sfilammo i nostri fastidiosi indumenti. Avevo il bisogno urgente di sentirla avvinghiata a me, del suo calore, della sua pelle. Mi sorprese, baciandomi con urgenza, appassionata, con un fuoco che non le avevo mai sentito addosso. Mi spinse per le spalle, facendomi finire supino, poi si mise di lato, perpendicolare al mio corpo. Forse non voleva rischiare di gravare col suo peso sulla gamba, ma questo pensiero fece presto a scomparire dalla mia testa, perchè sentii la sua lingua e le sue labbra accarezzare lievi la mia pelle, le aureole sul mio petto. Scese lentamente, sempre più giù, fino a raggiungere il mio fedele soldato, che attendeva già pronto.
Stava stuzzicando Ej come la prima volta, usando solo la lingua, ma mi stupì ancora. Poco dopo sentii avvolgere completamente il mio amico dal calore delle sue labbra. Vedevo il profilo del suo volto, ma il suo sederino da urlo non era molto lontano dal mio viso. Decisi di spostarmi quel tanto che bastava, poi iniziai anch'io la mia tortura sulla sua femminilità, strappandole un gemito di sorpresa ed eccitazione.
Dopo un paio di minuti, però, giunto al limite estremo, la feci staccare e la presi, mettendomi in ginocchio. Entrai in lei in quella posizione, con impeto. Ogni assalto era sempre più profondo e veloce. Dio, mi piaceva troppo stare dentro il suo corpo!
Cercavamo di non fare rumore per non svegliare nessuno, ma era davvero un lavoraccio.
Raggiunto il limite insieme, mi distesi con Bella tra le braccia e misi la coperta su entrambi.
L'accarezzai, baciandole la fronte, coccolandola.
- Sai... devo confessarti una cosa: ero così presa che ho faticato all'inverosimile per non gridare e soprattutto mi è piaciuto da morire - mi sorrise, improvvisamente.
- Davvero? Non la facevo così ... intraprendente, signorina Swan - le sorrisi di rimando con un sopracciglio alzato.
- Oh, bhe, mio caro signor Cullen, lei non ha ancora visto di cosa sono capace - mi sussurrò all'orecchio, maliziosa. Hai capito la mia tigre! Non le bastava artigliarmi, voleva proprio azzannarmi per bene! Ma se voleva la guerra, l'avrebbe avuta volentieri.
- Ah è così? Allora vediamo... - iniziai a passare le mani su quel bel di dietro tondo e sodo, attirandola verso di me, perchè sentisse Ej già in fase di risveglio. Era incredibile l'effetto che Bella aveva su di me!
Continuammo la nostra piacevolissima "lotta" per tutta la notte, senza vincitori nè vinti.

Aro

Dannazione! Quell'incapace di Niko aveva fallito: non era riuscito a eliminare Edward come avevamo progettato. In effetti, speravo che si ammazzassero a vicenda, ma anche la sola scomparsa del leader del Re Nero, faceva di me il capo indiscusso di tutto.
Ma il problema del figlio di Carlisle rimaneva. Doveva essere eliminato. Purtroppo, dato che ero tornato ad essere il boss, avevo l'obbligo di sbrigare i miei affari per conto mio e dei miei fratelli, essendo io il più giovane. Questo mi impedì di pensare a Edward per un pò di tempo.
Carlisle era stato molto furbo: sapevo che aveva nascosto un patrimonio immenso da qualche parte, ma non sapevo dove. Accidenti a lui!

Bella

Finalmente Edward era guarito. Ora dovevamo partire alla volta della Svizzera.
All'aeroporto esibimmo documenti falsi, creati ad arte da Emm e Jazz. Anche papà disse che erano ben fatti e avrebbero ingannato chiunque.
Stavolta, camuffati con dei semplici cappelli, berretti e occhiali per la solita privacy, ci mbarcammo sull'aereo.
Durante il viaggio dormimmo per un bel pò perchè partimmo di sera. Dopo circa dodici ore di aereo, atterrammo a Zurigo, sede della banca.
- Edward, senti, tu sei proprio così sicuro che io abbia avuto l'intuizione giusta? Insomma, non è detto che sia come dico... - mi zittì con un bacio togli - respiro.
- Basta parlare a vanvera. Te l'ho detto. Certo che sono sicuro. Coincide con tutto quello che hai detto. Vedrai che andrà bene - mi rassicurò.
- Ok. - sorrisi, intenzionata farmi zittire anche in altre occasioni.
- Dai, ragazzi.. - si lamentò Jasper, seduto di fianco a Edward, facendoci ridacchiare.
- Dai, Jazz, non ti preoccupare. Torneremo presto dalla tua Mana... - azzardai, scherzosa.
Jasper si stupì e arrossì, come previsto.
- Ma che dici? Di chi parli? - chiese, nervoso, cercando di negare.
- Dai, Jasper, me ne sono accorta benissimo di come la guardavi. Poi non hai mai voluto che Emmett ci accompagnasse all'ospedale e ogni volta che potevi, cercavi di parlarle. - dichiari, sicura.
Per tutta risposta si voltò verso il suo finestrino.
- Non è vero... - borbottò.
- Ok, ok. Come dici tu... - feci l'indifferente.
- Sei tremenda, lo sai? - mi sussurrò Edward all'orecchio per non farsi sentire.
- Bhe, così hai avuto la prova di quel che ti dicevo - risposi con un sorriso da monella. Mi piaceva troppo quella situazione e Mana era una ragazza veramente carina.
Edward scosse la testa, sorridendo.
Il taxi si fermò e noi scendemmo. Finalmente avremmo scoperto tutto.
Edward chiese in perfetto tedesco se c'era un conto a nome Cullen. L'impiegato controllò e lo vedemmo sbiancare, poi sorriderci. Che reazione era? Disse qualcosa a Edward e si alzò.
Guardai il mio fidanzato, confusa.
- E' andato a chiamare il direttore, perchè questo conto è molto vecchio e a quanto pare consistente.- mi spiegò.
Il direttore volle parlare da solo con Edward, mentre io e Jazz aspettavamo in una saletta.
Dopo una mezzoretta, finalmente Edward tornò.
- Ragazzi, è incredibile. Mio padre mi ha lasciato un patrimonio immenso. - mormorò ancora incredulo.
- Davvero? Caspita. Questa è proprio fortuna. - commentò Jasper.
- Cosa conti di fare? - gli chiesi io.
- Oh, niente di particolare. Mi sono accordato col direttore su alcune cose, ma non parliamone qui. -
Uscimmo e ci dirigemmo in albergo, dove avevamo due stanze prenotate.
Ci fermammo un paio di giorni a visitare la città, poi ripartimmo.

Edward

Mio padre era stato machiavellico, è vero, ma si era rivelato ingegnoso. Chi l'avrebbe mai detto che mi aveva lasciato un conto con un patrimonio del genere? Era pazzesco!
Superava di gran lunga perfino tutti i guadagni dell'organizzazione, compresi i patrimoni personali dei Volturi!
Adesso, però, ero intenzionato a chiuedere il conto con Aro, perchè sapevo bene che non mi avrebbe mai lasciato in pace. Avevo deciso di tentare un attacco. Di solito è la miglior difesa e lui non si aspettava di certo una cosa del genere. Doveva crederci ancora "indifesi" e intenti a nasconderci da lui.
- Bella, ascolta, cerca di capire. Se ci leviamo di torno quel maledetto, saremo per sempre liberi, lo capisci? Poi Jazz ed Emm, secondo te, mi lascerebbero andare da solo? - cercai di farla ragionare. Le avevo appena detto le mie intenzioni, non volendo nasconderle niente. Erano presenti tutti, in quel momento e i diretti interessati annuirono in direzione di Bella.
- Uff... va bene. Ma voglio che mi addestriate. Voglio essere d'aiuto e su questo non ammetto repliche. Volevo chiederlo a loro - indicò i ragazzi - ma quanto pare i miei piani sono falliti. - dichiarò, un pò scocciata.
- Bella! - esclamammo insieme io e Charlie, stupiti e increduli, con una nota di rimprovero nella voce.
- Che diamine ti sei messa in testa? Non se ne parla neanche! Andremo solo noi ragazzi! - esclamai, risoluto.
- Edward ha ragione, tesoro. Non puoi assolutamente fare una cosa del genere. Poi pensa quanto tempo ci vorrebbe. Cerca di ragionare, Bella. non piace neppure a me che vadano così, ma posso capire le loro intenzioni. - cercò di calmarla Charlie.
- No! E che diamine! Sono maggiorenne e vaccinata! E io non lascio che l'unico uomo che amo e mai amerò vada da solo, senza di me! Papà, non sono più una bambina, mettitelo in testa, per favore. - la mia tigre era una combattente e sinceramente la capivo, ma come potevo portarla con me? Non volevo certo rischiare di perderla!
- Bella. Ascoltami, tesoro. - parlai gentilmente - Mi piacerebbe che tu fossi con me e capisco benissimo quello che provi. Se fossi al tuo posto, di certo mi comporterei nella stessa maniera, non lo nego. - la vidi farsi speranzosa, ma volevo che capisse uan cosa - Però, amore, prova a metterti anche nei miei panni: non potrei mai combattere tranquillo, se sapessi di doverti tenere d'occhio. In più, io e i ragazzi siamo dei professionisti, sappiamo come muoverci e conosciamo molto bene il nemico. Ti prego, Bella, ti scongiuro. Non insistere. Resta qui con tuo padre. - la pregai.
Mi guardò per un nstante interminabile, poi sbuffò.
- Ok, ho capito. Ma se non torni intero, giuro che faccio a pezzi il resto di te - mi minacciò.
L'abbracciai di slancio. La mia tigre combattiva, ma che sapeva sempre agire nel migliore dei modi e capire le situazioni.
- Poi, Bella, scusa se te lo dico, ma mi sento un pò offeso. Siamo prefettamente in grado di proteggere Edward, lo facciamo da anni. Non hai più fiducia in noi? - si imbronciò Emmett.
- No, ma che dici? Io mi fido di voi. Anche perchè nel caso vi toccherebeb la stessa sorte - disse con un sorrisetto, indicandomi.
- No, no. Ti prego. Ci tengo a vivere! - fece il finto terrorizzato il mio amico, facendoci ridere.
Iniziammo, poi, a studiare un piano d'attacco e a organizzarci. Aro aveva il tempo contato. Parola di Edward Cullen.