mercoledì 2 novembre 2011

Avviso

Ciao a tutti =)
Questo è solo un piccolo avviso per comunicarvi che non ho abbandonato il blog. Sto scrivendo una storia che vorrei finire prima di pubblicare, in modo da poter postare con regolarità (credo ogni dieci giorni).
Si chiamerà "Le strade dell'amore" e se siete curiosi, vi lascio l'introduzione (ps. vi metterò anche una piccola premessa, subito prima del testo del primo capitolo, perchè non ci siano fraintendimenti) :


Suor Marie Belle, vero nome Isabella Swan, è decisa a partire in missione per l'Africa, spinta dal forte desiderio di portare aiuto alla popolazione nera.
Una volta messo piede nel grande Continente Nero, Suor Marie dovrà vedersela con difficoltà di vario genere: dalle necessità quotidiane a fatti incredibili per i giorni nostri.
Vicino al suo villaggio c'è la città di Bangui, dove la nostra Suor Marie diventerà amica del prefetto/donna della capitale. L'incontro con un uomo che lavora proprio nella casa dell'amica sarà decisivo perchè metterà a dura prova tutte le certezze della nostra suorina: Bella cosa farà a quel punto?
Prende vita così, questa ff, ispirata a una storia vera.



Ciao a tutti, allora! A presto, Ross =)

lunedì 22 agosto 2011

Il Marinaio e La Ragazza Cieca


Ciao a tutti! Rieccomi qui con questa one shot, scritta tanto tanto tempo fa e riadattata per i nostri protagonisti di Twilight =) Spero che vi piaccia! Baci!

Intro
Una notte, un giovane marinaio scappa da un pericolo e finisce a casa di Bella. Lui pensa che potrebbe denunciarlo e la tiene in "ostaggio", ma la ragazza è cieca. Tra passione e tormento, solo il destino può dire cosa riserverà loro il futuro...



Era ormai sera nella città di Port Angeles. Gli abitanti erano già nel mondo dei sogni da almeno mezz'ora e in giro non si sentiva volare una mosca. Nel cielo troneggiava la luna, splendendo in tutta la sua bellezza.
A dispetto del silenzio che regnava per le vie del quartiere in cui si trovava, qualcuno che non dormiva c'era. Un ragazzo dai capelli spettinati e color bronzo si aggirava con aria furtiva e molto attenta. Qualcuno lo stava braccando e lui stava cercando di seminare il suo inseguitore.
“Dannazione! Devo riuscire a trovare un posto sicuro, ma dove?” pensò.
Era armato, ma non poteva certo mettersi a sparare: avrebbe attirato l'attenzione di qualcuno e non avrebbe saputo come convincere chiunque della propria innocenza.
Al momento stava percorrendo il quartiere residenziale, pieno di belle case e di giardini curati. Il ragazzo si muoveva come fosse un felino, senza fare rumore, ma velocemente.
Aveva imparato a stare attento sulla nave su cui si era imbarcato quando era più giovane, piena di scricchiolii, proprio per fare meno rumore possibile se doveva muoversi durante il riposo degli altri marinai.
Si guardò attorno. Niente. Sembrava che non ci fosse nessuno. Che fosse riuscito a seminarlo?
Il suo “cacciatore”, per cercare di sorprenderlo, aveva cambiato strada incamminandosi per una via traversa.
Edward stava ancora guardandosi attorno, quando si ritrovò di fronte ad una grande casa recintata da muretto e siepi fitte. Sentì i passi veloci del suo inseguitore, anche se erano ancora un po' lontani. Segno che a breve sarebbe arrivato. Di notte i rumori sono sempre amplificati per il silenzio totale che regna.
Era vicino al cancello di quella grande casa e guardò nel giardino per controllare che non vi fosse nessuno. Scavalcò il cancello ed entrò. Fu contento della sua scelta: quel giardino era piuttosto grande, pieno di cespugli di ogni genere e di alberi dalla grande e folta chioma. Si sarebbe nascosto lì.
Chi lo seguiva ne aveva perso le tracce, perchè arrivato poco dopo l'entrata del ragazzo nel giardino, così continuò a cercare alla cieca, allontanadosi senza saperlo e facendo sospirare di sollievo la sua “preda”.
Edward avanzò attraverso il gran numero di piante, finchè non trovò un mini laghetto. Con sua grande sorpresa vide che c'era una ragazza seduta su una roccia a bordo dell'acqua. Era illuminata dalla luce lunare e aveva i capelli lunghi, scuri, sulla ventina come lui. Guardava verso l'alto ed era vestita con un abitino celeste, semplice, ma femminile. Era una bella ragazza, dai lineamenti fini. Restò incantato per un momento ad osservarla, poi si avvicinò pian piano. Non che avesse intenzione di spaventarla, ma a lui serviva un posto per nascondersi. Sperò che in quella casa non ci fosse qualcun'altro.

La ragazza era immersa nei suoi pensieri, quando sentì un fruscìo alle sue spalle.
- Chi è? - disse girandosi di scatto nella direzione da cui proveniva il rumore.
Edward le si avvicinò da dietro mettendole una mano sulla bocca per impedirle di urlare.
- Mi ascolti. - disse con relativa calma – Non ho alcuna intenzione di farle del male, ma necessito del suo aiuto. Ora toglierò la mano, ma lei mi promette di non fiatare. Siamo d'accordo? -
La ragazza, già spaventata per l'intrusione di quello strano individuo, aveva paura perchè le stava puntando una pistola alla schiena. Aveva paura di poterlo fare arrabbiare e quindi di provocare in lui una reazione che poteva volgere al peggio. Annuì e il ragazzo tolse la mano.
- Molto bene. - continuò lui – Vive da sola? -
- S..si – rispose tremante. Aveva troppa paura per mentire e non sarebbe servito a niente.
“Perfetto, così nessuno mi intralcerà” pensò lui.
- Come si chiama? -
- I.. Isabella Swan -
- Bene Isabella. Adesso entriamo in casa. -
Camminò verso l'entrata con il ragazzo dietro di lei che le teneva i polsi dietro la schiena in modo che non potesse reagire e la pistola ancora puntata.
La casa era accogliente, ma decisamente un po' troppo grandicella per una persona sola. Che gli avesse mentito? Era diventato troppo diffidente per non pensare che potesse aver cercato di “fregarlo”.
- Dimmi un po', non mi avrai mica mentito per caso? Guarda che non ti conviene. Vivi sola o no? Questa casa mi sembra un pò grande per te – chiese nervoso
- V..Vivo sola, lo giuro – balbettò Bella.
- Ah si? E questa foto? Eh?! Chi c'è nella foto? Chi è quest'uomo? - le chiese a mò di ordine, notando una fotografia su un tavolino.
- Q.. quello è mio padre. E' morto molto tempo fa. E' solo una vecchia foto.. - tentò di spiegarli.
- Oh.. capisco. - la voce di Edward, da nervosa si era fatta calma.
Bella ebbe l'impressione che fosse dispiaciuto di averle posto quella domanda e di aver usato quel tono accusatorio e insofferente.
Ormai era abituata a capire le persone dal tono della voce. Quando era piccola ebbe un incidente in cui rimase cieca e questo le acuì notevolmente tutti gli altri sensi, permettondole di capire quello che succedeva attorno a lei, lo stato d'animo delle persone e così via.
Dopo qualche anno il padre morì lasciandole la casa e quello che aveva messo da parte grazie alla palestra di arti marziali, di cui l'uomo era un grande maestro. Avrebbe voluto insegnare qualcosa alla figlia, perchè potesse almeno difendersi in caso di bisogno, ma Bella divenne cieca a soli cinque anni e il padre non potè più far niente.
- Non vuoi accendere la luce? - gli chiese cortese.
L' “aguzzino” di Bella sembrava non essersi ancora accorto della cecità della ragazza. Inoltre, era ovvio che lei si sapesse muovere in un ambiente che conosceva molto bene.
- No, assolutamente. Senti. Diamoci del tu. E poi ti voglio spiegare una cosa. - aveva notato che la ragazza tremava un po'. Evidentemente l'aveva spaventata più di quanto avesse voluto. Continuò il suo discorso.
- Io sono stato incastrato. Mi sono trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato e questo mi ha messo in serio pericolo. Potrebbero anche addossarmi colpe che non ho. - si fermò e la guardò. Era davvero una bella ragazza. Isabella sembrava guardare più o meno nella sua direzione con aria stupita e incredula.
- Perchè quell'espressione? - chiese – Non mi credi, vero? - chiese un po' stizzito.
- Bhe... non so.. è un po' vaga come storia... ma sento dalla tua voce che sei sincero – gli rispose.
- Bhe, comunque, se e quando ce ne dovremo andare di qui non potrò fare a meno di portarti con me. Non ho niente contro di te, ma potresti anche assecondarmi per paura e poi denunciarmi appena ti è possibile. In fondo mi hai visto. - affermò, convinto che avrebbe dovuto portarsela dietro come ostaggio.
- Oh, no. Io non ti ho visto. Forse non te ne sei accorto, ma io sono cieca – gli rivelò.
La guardò stupito. Non riusciva a crederci. Che fosse una tattica? L'unico modo per scoprirlo era metterla alla prova, se davvero era cieca. Fare in modo che compisse un'azione istintiva che solo una persona vedente poteva fare. Prese un centrino da sotto una ciotolina di caramelle posta sul tavolo del soggiorno attentissimo a non fare il minimo rumore. Glielo lanciò. Niente. Lei non si mosse. Allora era davvero cieca!
- Cosa mi hai dato? Sento qualcosa sulle gambe – tastò con le mani e capì che era un pezzetto di stoffa.
- Scusa. Volevo solo verificare che fossi effettivamente cieca -
- Oh. Capisco. E sentiamo, adesso cosa vorresti fare? - gli disse con tono lievemente scocciato, ma aveva capito che quell'uomo agiva spinto dalla paura e non aveva niente contro di lei, proprio come aveva detto.
- Niente. E' notte. Andiamo a dormire. - rispose un po' secco.
- I... in..sieme? -
- Si, ma non ti preoccupare. Anche se dov ammettere che sei una bella ragazza, ho solo intezione di dormire. E non vorrei che tu scappassi. - spiegò sbrigativo.
Si fece portare in camera da letto e qui la fece sedere.
- Sdraiati. Metti le mani dietro. - la sistemò al suo fianco – Non cercare di scappare o me ne accorgerei -
- Ho capito.. Posso chiederti come ti chiami? -
- Edward -
Era ovvio che Bella si sentisse almeno un po' turbata e ancora un po' spaventata. Lui aveva modi bruschi dovuti alla sua situazione, ma chissà per quale strano motivo, lei sentiva che Edward non era quel personaggio così cattivo come voleva far intendere. Avrebbe voluto tastargli il viso, perchè avrebbe capito qualcosa in più dall'espressione di quell'uomo tanto brusco. Ma chissà la reazione che avrebbe potuto scatenare e poi non poteva muoversi in quella posizione, perciò abbandonò l'idea. Poco dopo sentì che il respiro di Edward, dietro di lei, si era fatto regolare, segno che dormiva. A quel punto si addormentò anche lei, un pochino più tranquilla e stranamente cullata dal tepore della vicinanza a quel corpo maschile, che aveva un profumo particolare, forse lo stesso del mare e del sole.

Il giorno dopo Edward si svegliò abbastanza presto e svegliò anche Bella.
- Posso preparare la colazione? - chiese timidamente
- Certo. Ti seguo in cucina -
Si sedette, e mentre Bella preparava, cercò di ragionare sulla sua situazione.
“C'è qualcosa che non torna. Perchè lo avrà ucciso? Maledizione.. se solo non mi fossi trovato lì! Accidenti! Quel maledetto si è nascosto sentendomi sicuramente arrivare e io, cretino, pre tentare di soccorrere l'altro mi sono imbrattato la maglia di sangue. Mha... forse stava trafficando qualcosa... Bhe, poco importa. Mi cercherà fino alla partenza della nave o .. forse sarebbe anche capace di rimanere a terra pur di trovarmi, in fondo sono un testimone scomodo.”
Il suo sguardo preoccupato e indeciso su cosa fare cadde su Bella, che intanto aveva finito di preparare. Mangiarono in silenzio, mente lui la guardava di tanto in tanto .
Dopo mangiato, c'era bisogno di andare a fare la spesa.
- Senti.. ci sarebbe da fare un po' di spesa. Ti giuro che non ho intenzione di scappare, né di chiedere aiuto.. -
Edward sembrò riflettere un momento. Anche a lui sembrava che la ragazza fosse sincera. Finora non gli aveva mai mentito. Purtroppo, nella vita, può capitare di non potersi più fidare di nessuno e questo porta a restare inevitabilmente soli. Se nel suo cuore c'era il desiderio di fidarsi di qualcuno, allora aveva ancora delle speranze. Ma non in quel momento. Era comunque meglio essere prudenti.
- Non puoi chiedere a una vicina? Ti accompagnerei, ma per me sarebbe rischioso -
- Si, certo, non ci avevo pensato. -
Si mise a leggere un volume che aveva trovato nella libreria della ragazza, poi leggendo, si addormentò in giardino.
Quando finì le sue faccende domestiche, Bella cercò Edward, ma non le rispose. Andò in giardino e lo trovò disteso sull'erba. Capì che si era addormentato, perchè stava russando. Evidentemente, gli ultimi avvenimenti, quali che fossero, dovevano averlo provato molto, se non gli bastava una notte di sonno per riposarsi. Si chiese cosa mai gli fosse capitato. Chissà se a lei ne avrebbe mai parlato. Strano, si disse anche. Normalmente non avrebbe certo dovuto preoccuparsi per lui e una persona normale avrebbe approfittato della situazione. Ma lei no. In qualche modo sentiva che era giusto aiutare quel ragazzo. Più tardi Edward si svegliò, cercò Bella e la trovò in cucina intenta a preparare da mangiare.
- Ma è già ora di pranzo? - chiese con voce ancora un po' assonnata
- Si. Hai dormito un bel po'. -
- Vuoi che ti aiuti? - le chiese gentilmente
- Oh, non ti preoccupare. Vivo così da anni, ci sono abituata.-
A pranzo parlarono del più e del meno, senza andare su argomenti come il passato dei due o quello che era capitato a Edward. Se qualcuno li avesse visti e sentiti li avrebbe presi per due amici che si conoscono da tempo.
Finito di pranzare, lei provò a chiedergli una cosa.
- Senti Edward.. posso chiederti una cosa? -
- Dimmi -
- Potrei toccare il tuo viso? -
Edward si sentì leggermente spiazzato.
- Come mai questa richiesta? - chiese con tono leggermente sospettoso
- Tastare il viso delle persone è per me un modo per conoscerle – disse semplicemente
Al ragazzo non parve che avesse secondi fini. Gli aveva fatto quella richiesta nel più tranquillo dei modi, molto spontaneamente. Acconsentì.
Si avvicinò a Bella, che sentita la sua presenza tanto vicina, alzò le mani. Gliele mise sul petto, facendole salire lentamente. Il modo in cui lei si muoveva sembrava una carezza. Quasi come se facesse apposta ad essere così lenta. Le mani di Bella arrivarono al collo, poi alle mascelle, dalla linea decisa. Passò alle guance, alla fronte, poi agli occhi. Sempre con una certa lentezza. Poi scese e si fermò un instante con le dita sulle labbra. Erano calde e carnose al punto giusto. Da quello che potè sentire, Bella ne dedusse che fosse davvero un bel ragazzo.
In effetti, la lentezza della ragazza era “studiata”. Già la sera prima era stata pervasa dal calore di quello “pseudo” abbraccio, nel quale si era svegliata la mattina. Lui la incuriosiva e l'attirava.
Edward, da parte sua, aveva sentito qualcosa scattare dentro di sé, mentre la ragazza muoveva le sue mani su di lui. Era bella, dolce e adesso lo accarezzava in quel modo tanto innocente quanto provocante. Le accarezzò le labbra con un dito e vide gli occhi di Bella tremare leggermente, ma lei non si tirò indietro. La strinse a sé sfiorando la bocca con tenerezza e bevve con avidità il suo bacio, poi insinuò la lingua tra le labbra, che si aprirono curiose. Quella vita sottile, quei fianchi snelli e il seno premuto contro il suo petto lo eccitavano. Con il cuore che batteva impazzito, in una sorta di torpore mentale si chiese se non fosse il caso di fermarsi.
Bella rispose alla sua tacita domanda prendendogli il viso tra le mani e avvicinando il bacino alla sua turgida virilità. Avvertì, in quel contatto, il desiderio bruciante che divampava in lui.
Si ritrasse leggermente per prendere respiro, poi la ragazza alzò il viso e lo baciò con ardente passione.
Si spostarono verso la camera e lui la fece appoggiare alla parete.
Toccandola e baciandola si sentiva quasi invincibile. Fece scivolare le mani lungo la schiena di Bella, le slacciò l'abito e la prese per i fianchi, avvicinandola ancora, per farle capire quanto anche lui la desiderasse. Scostò il vestito di Bella, poi rivolse le sue carezze ai seni, chiudendo le mani a coppa e giocando con quelle rotondità perfette.
Fece, poi, scivolare una mano fino al ventre piatto della ragazza, andando a finire nella sua intimità.
Con un gemito Bella andò incontroalle sue dita affusolate come un'onda che si frange sulla roccia, seguendo i movimenti di Edward. Ma lei non era tipo da restare passiva, quindi agì prendendo la stessa iniziativa del ragazzo. Iniziò a far scorrere la mano per tutta la lunghezza del suo sesso, fermandosi un momento sulla putna e poi riprendendo il percorso. Non aveva mai fatto niente di simile, ma le veniva naturale e istintivo.
Erano vicini al letto e lui ne approfittò per stenderla sul materasso. Non ce la faceva più. La voleva.
Con una sola abile spinta entrò in lei e divennero finalmente una cosa sola.
La sorpresa di scoprire che era vergine lo fece fermare un momento.
- Mi spiace ... io... se mi avessi detto... - balbettò dispiaciuto.
- No. Va tutto bene – gli sussurrò lei, decisa.
Le sue spinte si fecero sempre più veloci e profonde, finchè arrivarono alla vetta insieme.

Quando si svegliò fece per stiracchiarsi, ma qualcosa glielo impedì. Bella dormiva teneramente abbracciata a lui. Si erano lasciati trasportare dalla passione e lui capì che se si fosse innamorato davvero di quella splendida ragazza, avrebbe commesso un grosso errore. Bella era dolce e gentile e a quanto aveva potuto capire aveva un gran cuore. Proprio per questo, essendo già buio, ne approfittò per andarsene di lì e lasciarla libera. Avrebbe trovato un altro nascondiglio. Non era giusto coinvolgerla. Oltretutto aveva il vantaggio di essere cieca, così non avrebbe potuto descriverlo, anche se in fondo sapeva che non lo avrebbe fatto.
No, rimanere lì avrebbe solo causato grossi guai a Bella e lui le aveva già procurato abbastanza problemi. Non era un criminale e lei era anche cieca... oltre che meravigliosa.
Purtroppo non poteva lasciarle alcun biglietto, ma poi pensò ad una soluzione.

La mattina dopo, Bella si svegliò e tastando nel letto si accorse che Edward non c'era.
- Edward? Edward! Edward! - nessuna risposta.
Si alzò, appoggiandosi al comodino. Sentì che c'era qualcosa. Lo prese e capì che si trattava di un foglio con qualcosa attaccato sopra.
Il suo cuore fece un balzo. Iniziava ad intuire che forse Edward se n'era andato. Per sempre.
Tastò il foglio con attenzione. Lui aveva attaccato dei maccheroni per formare una scritta:

“Sii felice.
Ed”

Le lacrime cominciarono a scendere quasi senza accorgersene, solcando il viso triste di Bella, che stringeva il foglio a sé, rannicchiata sul letto.
“Perchè?.. Perchè se n'è andato? Non ha significato nulla per lui, quello è successo? Mi ha forse usata solo per una notte? Oppure lo ha fatto per non mettermi in pericolo? Ma anche se fosse... perchè non dirmelo? E poi io l'avrei seguito. Adesso.. sono di nuovo sola..”
_______________
Il sonno di un ragazzo veniva cullato dalle onde del mare che facevano oscillare la nave sulla quale si era imbarcato e della quale era diventato il capitano. Aveva bevuto un po' di rhum per scaldarsi dalla brezza serale.
La bottiglia, posta sul comodino accanto al letto, conteneva ancora metà del liquore e si era rovesciata. Il capitano l'aveva iniziata con l'intento di sbronzarsi per dimenticare il proprio passato, o meglio, quello che gli era successo alcuni mesi prima, ma poi riflettè che non ne valeva la pena e si addormentò sulla sua branda.
Il vento cominciava ad alzarsi un po' e la nave cominciò ad oscillare più forte. La bottiglia sul comodino cadde a terra andando in frantumi e svegliando il capitano.
Era un ragazzo giovane, ma la sua esperienza era quella di un veterano e per questo, quando si presentò al suo predecessore, fu subito reclutato nella ciurma.
Fu da ragazzino che iniziò. Quando aveva soltanto sette anni. Era rimasto solo e non sapeva come poter fare per mantenersi in qualche modo. Le uniche cose che sapeva erano quelle che gli aveva insegnato suo padre, un ex capitano di una nave mercantile, sempre in giro per il mondo, ma che quando decise di mettere su famiglia, abbandonò il mare e “fece porto” una volta per tutte. Fu così che nacque Edward. Suo padre, però, nonostante non rimpiangesse la sua decisione, sembrava aver ancora nel cuore i giorni passati sull'oceano, calmo o in tempesta che fosse. Ricordava bene quando il padre gliene parlava, perchè vedeva nei suoi occhi accendersi una scintilla di passione, di voglia di avventura, che evidentemente non si era spenta nel cuore del suo “vecchio”. Ricordava anche l'entusiasmo col quale gli raccontava le sue avventure, i pericoli e a lui piaceva stare ad ascoltarlo. Un brutto giorno, però, i suoi genitori furono vittime di un incidente. Un grosso mezzo, che trasportava tronchi d'albero, all'improvviso perse il controllo e le funi che tenevano il carico si spezzarono. I tronchi finirono addosso ai suoi genitori, che si trovavano sull'auto subito dietro, morendo sul colpo. Per fortuna, prima di morire, il padre gli aveva anche insegnato molte cose, oltre a raccontargli storie e aneddoti. Rimasto solo, andò in cerca di un amico del papà, che lo accolse sulla sua nave e qui cominciò la sua “carriera”.
Passarono gli anni e un giorno, la nave su cui era imbarcato, dovette far scalo a Port Angeles. La sera andò un po' in giro per visitare la città. Lo faceva sempre, quando gli era possibile. Era sbarcato da poco e stava passando per una via secondaria. Per precauzione girava sempre con una pistola. Non si sa mai chi si può incontrare.
Ad un certo punto sentì delle voci concitate, come di due persone che litigano e infine uno sparo. Edward corse immediatamente a vedere perchè aveva riconosciuto le voci per quelle di suoi compagni di ciurma, si coricò di fianco all'uomo steso a terra per capire se era vivo e poteva farlo visitare, ma questo era già morto: colpo al cuore.
Edward era scioccato e non riusciva a muovere le gambe. Questo, purtroppo, diede modo all'assassino di accorgersi di lui, che finalmente iniziò a correre.
Non sapeva dove andava, ma alla fine si accorse di essere in una zona con belle case e giardini.
Quella notte, con quella luna piena che faceva da spettatrice al teatro del mondo di quella sera, Edward incontrò Isabella.

Quando la caduta della bottiglia lo svegliò, Edward stava sognando la ragazza per l'ennesima volta. Da quando l'aveva lasciata con quel criptico messaggio, l'aveva pensata e sognata molte volte. Sebbene lui stesso non ne capiva il motivo fino in fondo, quella donna gli era entrata nell'anima più di quanto credesse. Un paio di mesi prima, l'assassino di quella notte era stato catturato e messo in prigione a vita. La polizia aveva capito che era l'unico responsabile della morte di Jo e di altre persone. Edward, quindi, era salvo. Ma da quella notte erano passati cinque mesi.
Adesso era capitano di una nave ed era molto stimato. Ma proprio la mattina che stava per giungere, doveva fare scalo a Port Angeles e si sarebbe fermato per un paio di giorni, così avrebbe fatto anche rifornimento per la sua nave.
Cercò di tornare a dormire, ma il pensiero di Bella lo tenne sveglio.

Quella mattina, la donna era in un'aula ricavata dall'ex dojo del padre che faceva lezione ad una ventina di bambini, aiutata dalla sua amica Alice. Grazie all'eredità e a parte di quello che aveva risparmiato con piccoli lavoretti era riucita a realizzare il suo progetto scolastico. Ma non era felice come avrebbe dovuto, perchè le mancava qualcosa per completare il tutto. O meglio, le mancava qualcuno.
Non aveva mai smesso di pensare ad Edward. Aveva capito di essersene innamorata subito e senza rimedio. Anche se era svanito nel nulla senza lasciare traccia, così come era apparso. A volte si chiedeva se non avesse fatto un sogno, ma la sua verginità perduta e il messaggio che le aveva lasciato erano la prova del contrario. Lo conservava in un cassetto, avvolto da un panno. Aveva pianto molto dopo la sua partenza e aveva ancora dei dubbi atroci. Perchè se ne era andato cosi? Perchè non le aveva chiesto di seguirlo? Ma soprattutto... aveva contato qualcosa per lui?
Tanti interrogativi, troppi. E aspettavano tutti una risposta che forse non sarebbe mai arrivata.

Era una bella giornata di sole e le cose procedevano per il meglio. Aveva già fatto scaricare metà della merce che trasportava e verso sera ebbe finito.
Decise di andare un po' in giro per la città. Senza rendersene conto, però, stava già camminando per le vie della zona residenziale. Era quasi buio e il cielo era di un blu inteso con una leggera velatura di rosso rosato all'orizzonte, verso ovest.
Camminò ancora per diversi minuti, senza rendersi ancora conto di dove si trovasse, finchè vide un cancello e una recinzione a lui familiari. Senza accorgersene, le gambe lo avevano portato a casa di
Bella. Che fare? Andare da lei? E per dirle cosa? Probabilmente lo avrebbe cacciato via. E a ragione, anche.
Era immerso nei suoi pensieri, quando il cancello si aprì. Rimase senza fiato nel rivedere la bellezza di Bella. In quei mesi, se possibile, era diventata ancor più stupenda.
Bella si accorse che c'era qualcuno, ne aveva avvertito il respiro. Si avvicinò lentamente e stava per dire qualcosa, quando un odore particolare la fermò. Era odore di mare e di sole.
Edward, vedendosela di fronte non sapeva se parlare o meno, ma fu lei a rompere il silenzio.
- Chi c'è? -
Edward non sapeva se parlare o stare zitto. Voleva parlarle, ma non sapeva da dove cominciare.
- Insomma chi c'è? Siete forse un marinaio? -
- C..Ciao Isabella -
Nel sentire quella voce, Bella sobbalzò. Se prima poteva avere qualche dubbio, essendo Port Angeles una città portuale, adesso non poteva sbagliarsi. Quella voce era per lei inconfondibile.
- E... Edward....-
- Si.. sono io -
- Che cosa ci fai qui? - chiese calma, ma con una nota di rabbia nella voce.
Nota che a lui non sfuggì.
- Posso parlarti? Ci sono molte cose che vorrei dirti - si decise lui.
Bella si chiese se fosse giusto concedergli il beneficio del dubbio e ascoltarlo. Poi si disse che almeno avrebbe risposto a qualche domanda, che aveva bisogno di chiarimenti. Aprì il cancello e gli fece segno di entrare. Non voleva parlare per strada.
Edward la seguì fino a una panchina che Bella aveva messo vicino al laghetto. Si sedettero e lui fece un bel respiro e cominciò a parlare.
- Senti... io vorrei spiegarti... ecco.. - parlava incerto e con aria abbattuta.
- Avanti. Parla. - lo esortò – ti ascolto -
Certo, l'atteggiamento della ragazza non gli rendeva le cose facili, ma aveva tutte le ragioni di essere arrabbiata.
Notando il suo silenzio, perchè non sapeva come esprimersi, Bella continuò per lui.
- Non avevi tante cose da dirmi? - cominciò ad attaccarlo – perchè te ne sei andato così all'improvviso, perchè mi hai lasciato soltanto quel messaggio assurdo?! Perchè!? - le lacrime fecero capolino dai suoi grandi occhi scuri. Poi parlò con voce più bassa – Cosa ho rappresentato per te? Soltanto un diversivo? Sei venuto qui per vedere se ero disponibile? - poio rialzò la voce arrabbiatissima - Parla, maledizione! Parla! Io non ce la faccio più! Ho passato questi mesi pensandoti e sono stati infernali, per me! -
Alla fine era scoppiata. Tutto il suo sangue freddo era svanito e ora aveva tirato fuori tutto quello che sentiva. Quasi
tutto...
Edward, leggermente spiazzato e ancor più dispiaciuto nel vederla piangere, cercò di spiegarle.
- Ascolta.. quella notte, quando ti incontrai, ero inseguito da un mio compagno imbarcato sulla mia stessa nave. Per passavo vicino ad un vicolo e sentii due miei compagni litigare... - le spiegò i fatti
- Per questo ero così agitato quella sera. Ma nella sfortuna ecco che mi capita la cosa più bella della mia vita, la fortuna più grande. Conoscerti, Bella. E ancor di più quando siamo stati insieme. Non hai idea di quanto mi sia costato lasciarti. Sono stato davvero un codardo. Credevo che saresti stata meglio senza di me, che in quel modo non ti avrei messa in pericolo. Ma il pensiero di te mi ha accompagnato sempre, giorno e notte. -
- Ma tu.. cosa.. - non finì la frase. Edward l'aveva presa e la stava stringendo tra le braccia.
- Bella... io dovrei ripartire domani, ma se tu vuoi io resto con te. Per sempre. Ti amo Bella, ti amo da impazzire, anche se sembra assurdo dopo un solo incontro così breve -
- A.. anch'io – disse piano, tra le lacrime.
Prese il volto della ragazza tra le mani e le diede un bacio da togliere il respiro. Il cuore di Bella era in subbuglio, batteva come un tamburo.
_________
- Ciao Bella, allora? Come va? E' arrivato il grande giorno - le disse piano
- Bene... non vedo l'ora che mi tolgano le bende – disse con emozione
- Già.. anch'io -
Il dottore arrivò proprio in quel momento.
- Bene signora, ora toglieremo tutto. Pronta? -
Bella annuì e il dottore iniziò la sua opera lentamente. Quando finì, lei aveva ancora gli occhi chiusi.
- Ora apra gli occhi lentamente. Cerchi di abituarsi gradualmente alla luce. - le disse il dottore
Quando aprì gli occhi non potè fare a meno di piangere.
- Io... io ci vedo! Ci vedo! - disse tra le lacrime
- Sono lieto che sia andato tutto bene. Mi raccomando, però, si ricordi di venire a fare i controlli periodicamente -
- Certo -
Il dottore li lasciò soli e Bella si girò verso Edward. Lo vide per la prima volta, mentre lui si riavvicinava al lettino. Vide i suoi capelli di bronzo e i suoi occhi di giada. Si sentiva emozionata come se lo conoscesse per la prima volta. Quello era il suo prezioso angelo. E finalmente poteva vederlo. Poco tempo prima, infatti, Bella era stata operata con una nuova tecnica, che per un caso come il suo sembrava l'ideale. Con parte dell'eredità del padre potè pagarsi l'operazione e adesso poteva finalmente vedere! Nel frattempo, lei e Edward si erano sposati e stavano insieme da due anni.
La vista del marito le fece fare un salto al cuore. Sapeva che era bello, lui si era descritto e lo aveva sempre immaginato, ma visto davvero era tutta un'altra cosa.. era molto meglio della sua fantasia.
- Ciao.. finalmente ci “vediamo”... - le sussurrò vicino, sorridendo
- Ciao... -

Passò un altro po' di tempo. Edward e Bella erano seduti sulla roccia dove lui l'aveva vista la prima volta. Era stata lei a volersi mettere lì, perchè aveva qualcosa di importante da dirgli e suo marito era curioso di sapere.
- Allora? Che succede? -
- Bhe ecco.. sai quei piccoli malori che ho avuto negli ultimi tempi? -
- Si, c'è qualcosa che non va? -
Lei sorrise e scosse la testa.
- Va tutto benissimo... - disse. Gli prese la mano e se la mise sul ventre, finendo la frase - ... papà -
Lui fu invaso da una felicità incredibile e l'abbracciò e la baciò.
La luna era alta nel cielo ed era una notte serena. Come al solito era la tacita spettatrice di quello che succedeva sotto di lei, o era complice di atmosfere romantiche, o ... di incontri voluti dal destino... Era una notte di luna piena proprio come quella in cui un marinaio e una ragazza, allora cieca, si incontrarono.

mercoledì 18 maggio 2011

D.R.S. - 20 - Finalmente felici

Bella

Era trascorso un mese dall'attacco ai Volturi e io non stavo più nella pelle. Edward aveva voluto organizzare un nuovo matrimonio e aveva insistito perchè avessi un abito nuovo, quando io avrei tranquillamente fatto mettere a posto l'altro. Diversamente da quello che mi sarei aspettata, anche Charlie ci si mise, dicendo che aveva ragione Edward. Ah, eravamo messi bene se suocero e genero facevano comunella a quel modo! Povera me! Però non mi dispiaceva affatto che andassero così d'accordo. Secondo me, il mio caro futuro maritino aveva conquistato lo sheriffo con la pesca.
Eh sì, perchè ora che era guarito, Charlie era tornato in servizio e i suoi colleghi gli avevano anche fatto festa, regalandogli una canna nuova!
Edward aveva detto di essere un esperto e aveva spiegato a mio padre alcuni trucchi. Charlie era tutto intento ad ascoltare tutto quello che riguardava esche e loro utilizzo con l'attenzione di un bambino davanti ad un gioco.
Ricordo, poi, la sera... quando mi chiese per la seconda volta di sposarlo...
Eravamo usciti per svagarci un pò e restare soli. Edward, però, mi era parso un tantino misterioso.
Mi aveva chiesto di vestirmi elegante e prima di uscire mi aveva messo una benda sugli occhi.
- Edward, scusa, ma se mi bendi prima di uscire come faccio? Aspetta almeno che sia salita in macchina. - proposi un pò timorosa.
- No, no. Non posso farti salire in macchina così. Ti guiderò io, non ti preoccupare. Fidati di me. - mi rispose, rassicurante.
Mi prese una mano e con l'altra dietro dietro la schiena mi guidò, facendomi salire sull'auto. Come entrai, sentii un profumo buonissimo. Sembrava di stare in un negozio di fiori.
Come lo sentii accomodarsi, gli chiesi subito il motivo di quel profumo.
- Edward cos'hai messo in macchina? C'è un profumo delizioso -
- Lo vedrai appena saremo arrivati. -
Dopo mezz'ora si fermò e venne ad aprirmi lo sportello.
- Ecco, adesso puoi guardare, stella - mi disse, togliendommi la benda.
I miei occhi si posarono sul sedile posteriore pieno di fiori, tutti sistemati come a formare una grande aiuola: rose blu e rosse, gigli bianchi e iris.
- Edward! Sono meravigliosi! - dissi allungando una mano a sfiorare quei petali vellutati.
- Mai quanto te... e se non ci sbrighiamo, non so se ti farò scendere dalla macchina - parlò roco, mentre mi porgeva la mano e io arrossivo per l'allusione.
Edward era uno schianto assoluto: indossava uno smoking che gli stava divinamente. Ma lui stava bene con qualsiasi cosa...
Aveva preparato un tavolino in spiaggia, dove cenammo a lume di candela, davanti a un tramonto spettacolare e ballammo mentre un ragazzo ci suonava qualcosa con un violino.
Poco dopo mi fece risedere al nostro tavolino e mi versò un flute di champagne. Io ero ipnotizzata dai suoi movimenti e soprattutto dai sui occhi su di me.
- A cosa brindiamo? - chiesi, senza staccare lo sguardo da quei fari verdi.
- A noi - facemmo tintinnare i bicchieri e quando il liquido finì mi accorsi che c'era qualcosa.
Lo presi tra le dita emozionatissima: era un anello stupendo. Il mio cuore aveva corso per tutto il tempo, ma in quel momento mi sembrò fermarsi.
- Edward... è .. bellissimo.. - balbettai emozionata.
- Sai, mi dispiaceva di non avertelo regalato prima, a causa della fretta per la situazione... così ho pensato di farlo stavolta... - si inginocchiò davanti a me - Isabella Swan, mi vuoi sposare? -
Ero emozionata come la prima volta e gli saltai al collo felice.
Mancava poco, ormai. Avevo chiesto ad Angela e a Mana di aiutarmi e loro avevano accettato con entusiasmo. Avevo fatto conoscere tutti ad Angela, infatti. Non le avevo ancora detto niente sui ragazzi: sarebbe stato meglio lasciare a loro questa incombenza, se avessero voluto.
- Grazie ragazze... non avete idea di cosa significhi avermi al mio fianco oggi - dissi loro commossa.
- Oh, Bella, smettila, altrimenti ti colerà il trucco - mi riprese bonariamente Mana.
- Esatto, Mana ha ragione. Ti voglio bene. - mi abbracciò angie.
- Su, forza, che Edward ti aspetta! - mi incitò Mana.
Mamma mia che tremarella!
Mi fecero salire su una cinquecento degli anni 50/60, tutta rossa con gli interni bianco - panna. Era stata addobbata con fiorni d'arancio e peonie bianche sul cofano, il tutto fissato da un grande nastro color perla.
Poco dopo giungemmo alla chiesa. Le ragazze mi aiutarono a scendere, cosa non facile col vestito e il velo lungo che avevo.
- Ragazze, vi prego, tenetemi perchè non sono molto sicura del mio equilibrio - le pregai.
Una volta al portone, vidi Edward in tutta la sua magnificenza. Dio quant'era bello! Avanzai verso di lui seguita dalle ragazze e mio padre a braccetto che non avevo nemmeno visto avvicinarsi.
- Sei un fiore, bambina mia. Sono felice per te - mi sussurrò, emozionato.
- G-grazie papà - riuscii a malapena a rispondere.
I miei occhi non si staccavano da Edward e i suoi non lasciavano i miei.
- Sei la cosa più bella che abbia mai visto - mi mormorò il mio quasi marito quando lo raggiunsi.
- Anche tu - ero incapace di proferire altre parole.
I testimoni di Edward, naturalmente erano Jazz e Emmett e le mie, Mana e Angie. Finita la cerimonia, ci dirigemmo alla location del nostro rinfresco. Ero tanto felice, seduta accanto a mio marito! Quando arrivammo rimasi stupita: era una villa bellissima, immersa nel verde di Forks.
- Dove siamo? - chiesi curiosa.
Edward sorrise e mi fece scendere dall'auto.
- Ci scusate un momento? - si rivolse agli altri, che si limitarono ad annuire.
Mi trascinò per mano fino alla porta, poi mi prese in braccio.
- Che fai? - chiesi senza capire che stesse facendo.
- Mi adeguo alla tradizione - mi strizzò l'occhio.
In quel momento capii e sgranai gli occhi.
- Vuoi dire che questa è... casa nostra? - chiesi, emozionata.
- Esatto. Ti piace? - volle sapere mentre mi posava a terra una volta entrati e mi mostrava le stanze.
- E' stupenda Edward... assolutamente splendida! - esclamai contenta.
- Ne sono felice - mi sorrise, tornando dagli altri.
Dopo aver mangiato a sazietà, Edward si alzò in piedi e fece un annuncio.
- Ragazzi, vorrei la vostra attenzione per un momento. Vorrei ringraziare dal profondo del cuore i miei più cari amici, senza i quali non sarei qui. Ma soprattutto vi ringrazio per il vostro affetto. Spero che accetterete un piccolo dono da parte nostra. Seguitemi - fece segno ai ragazzi.
Ci spostammo a piedi e percorremmo non più di quattro o cinquecento metri. Vi erano tre villette non molto distanti una dall'altra.
- Emmett, Jasper. Queste case sono vostre e queste sono le chiavi. - annunciò, consegnando l'oggetto nelle mani degli amici, letteralmente esterrefatti.
- Ma Edward... noi... - balbettò Emmett
- Vi prego, ci tengo. -
- Bhe... grazie Edward. Sei un vero amico - disse Jasper un pò in difficoltà, abbracciando mio marito e seguito da Emmett.
- Ovviamente, data la tua situazione Jazz ho anche pensato al futuro... - gli sussurrò. Io ero vicina e potei sentire. mi scappò un sorrisetto in direzione di Mana, che per fortuna non se ne accorse.
- Ma... ma... io... - vidi Jasper arrossire come mai l'avevo visto.
Poi si avvicinò a mio padre, ci parlottò un momento e vidi Charlie sgranare gli occhi. Non cipotevo credere! Non dirmi... Vidi Charlie abbracciare Edward, poi mio marito fece ritorno da me, mente lo sheriffo si dirigeva verso un'altra casa.
- Non dirmi che hai fatto anche a lui... - chiesi, emozionata.
- ..lo stesso regalo che ho fatto ai nostri amici? - finì per me, sorridendo.
Annuii senza essere capace di dire niente.
- In effetti sì. Non che voglia che si separi dai vostri ricordi, ma credo che sarebbe salutare se cercasse di rifarsi una vita. E' ancora abbastanza giovane, non trovi? Poi volevo che anche lui fosse vicino. -
- Non so come ringraziarti, Edward. Sono la ragazza più fortunata dell'universo. Sei il mio miracolo personale. - gli dissi baciandolo.

Jasper

Edward ci aveva fatto un regalo immenso: una casa tutta per noi, dove vivere traquillamente. e non solo! Ci aveva perfino fatto un conto in banca con una parte del patrimonio che suo padre gli aveva lasciato! Io e Emmett cercammo di dirgli che aveva già fatto tanto con le abitazioni, ma Edward non volle sentire ragioni e disse che a lui restava ancora talmente tanto che non avrebbe avuto bisogno di lavorare per tutta la vita.
La villa non era distantissima dalla sua, solo mezzo chilometro. In questo modo, ognuno aveva la sua privacy mantenendo la comodità della vicinanza. Un'idea perfetta!
Già immaginavo quella casa con me e Mana, i suoi cuginetti e magari... Oddio! Ero proprio cotto!
Decisi di preparare alcune cose: quella sera le avrei fatto una sospresa.
Chiamai Bella per chiederle se poteva badare a Leon e Gary e disse che non era un problema. Per fortuna! Poi, naturalmente, dal mio tono entusiasta, volle sapere cosa avevo in mente. Glielo dissi e lei mi riempì di lodi e consigli, felice come una pasqua. Era proprio un'amica speciale!
Progettai tutto nei minimi particolari e le inviai un biglietto.

Mana

Stavo preparando qualcosa per i bambini, da merenda, quando suonarono al campanello. Mi avviai svelta e mi trovai di fronte un fattorino.
- E' lei la signorina Mana? -
- Sì, sono io. -
- Ecco a lei. - mi porse una scatola blu con un fiocco argentato. Chissà chi me la mandava e cosa c'era dentro? Presa dalla curiosità entrai in camera mia e aprii subito quella scatola.
Non potevo credere ai miei occhi: c'era un abito bianco bellissimo, particolare e semplice allo stesso tempo. Assieme al vestito c'erano tre rose legate insieme con tre nastrini degli stessi colori dei fiori e un biglietto. Lo aprii velocemente.
"Tre rose per la più bella creatura del mondo: quella rossa bianca per la tua purezza, quella rossa per la tua passione. Una limousine verrà a prenderti alle otto. Ti prego, angelo mio, vieni dal tuo umile ammiratore. Un bacio, J."
Oddio... non potevo crederci! Chissà cos'aveva in mente il mio Jasper? E poi non diceva niente della rosa blu, che strano... Ero curiosissima di sapere che sorpresa poteva avere in mente. Ero proprio euforica! Chiamai Bella, che per fortuna non aveva problemi a tenere i bambini.

Finalmente arrivarono le otto. Io ero pronta da soli cinque minuti, ma non mi erano mai sembrati tanto lunghi! Suonarono alla porta e andai ad aprire. Un autista mi fece salire e mi portò alla mia destinazione. Una volta raggiunta, mi aprì lo sportello e mi trovai di fronte al parco dove Jasper mi aveva parlato di sè. Il mio cuore iniziò a tamburellare furioso.
La via da percorrere era illuminata da piccoli mini cesti di vimini, al cui interno erano state accese delle fiammelle. Le seguii finchè iniziai a sentire una dolce melodia suonata alla chitarra. La musica si sentiva sempre di più, segno che ormai ero arrivata. Quello che mi si parò di fronte mi lasciò senza respiro.
Jasper se ne stava appoggiato ad un albero, suonando quella fantastica musica, vestito elegante. Vicino a lui, un gazebo in ferro battuto, decorato con rose rampicanti, ederea e piccole lucine bianche.
L'autista che mi aveva accompagnata fino a lì prese la chistarra che gli porse Jasper e continuò a suonare, mentre il mio ragazzo avanzava sorridente verso di me.
- Buonasera, mi concede questo ballo, madame? - mi chiese facendomi un piccolo inchino e tendendomi la mano. L'afferrai mormorando un "sì" che non so come fece a sentire e mi portò al centro del gazebo, dove iniziammo a ballare. Mi piaceva stare stretta a lui, ci sarei rimasta per sempre! Ad un certo punto però, si fermò e mi sollevò il viso.
- Mana... tu mi sei entrata nel cuore e nell'anima da subito. Hai accettato il mio passato, nonostante tutto, sei dolce, passionale, sincera, determinata e così tanto altro che potrei durare fino a domani. I miei sentimenti per te sono molto profondi. Questo è il significato di questa rosa - disse estraendo una rosa blu da una delle colonnine del gazebo. Non l'avevo notata...
Me la porse e io avvicinai il naso per sentirne il profumo, quando mi parve di vedere qualcosa in mezzo ai petali. Guardai Jasper che mi sorrideva ancor di più. Estrassi il piccolo oggetto e rimasi basita... era un anello in oro bianco con un solitario.
- Jazz... ma è stupendo... - dio, ero emozionatissima!
- Mai quanto te... - si inginocchiò all'improvviso e il mio cuore prese a correre furiosamente, forse intuendo per primo le intenzioni di Jazz.
- Mana, io ti amo con tutto me stesso, con tutto il cuore, l'anima e il corpo... vuoi sposarmi? -
Automaticamente una ia mano raggiunse la mia bocca in un'espressione sbalordita, poi gli gettai le braccia al collo gridando "sì" diverse volte.

Edward

Poco tempo dopo il nostro matrimonio, Mana e Jasper ci annunciarono il loro. Che bello! Ero felice per loro. Se lo meritavano.
Dopo i festeggiamenti, io e Bella eravamo nel nostro grande lettone, naturalmente dopo aver fatto il nostro "dovere"... Solo che in questo periodo mi sembrava che la mia mogliettina ne avesse più voglia del solito. Infatti ricominciò a strofinarsi contro di me.
- Ehi, tigre, non che mi dispiaccia, ma come mai sei diventata così.... ehm... così... - non sapevo che termine usare.
- Vogliosa, vuoi dire? - finì per me baciandomi il collo e strofinando il seno sul mio petto.
- Bhe... sì - mormorai roco e ormai perso.
- Tutto merito suo signor Cullen... - sussurrò piano, riprendendo a baciarmi con ardore.
Non riuscii certo a resistere a tuttoil suo fuoco, così la spinsi fino a trovarmi sopra di lei. Stuzzicai le punte delle sue colline vellutate con la lingua, le labbra, i denti... Sentivo Bella rilasicare qualche gemito e le sue mani sulla mia schiena e sui miei glutei, dove strinse e premette per fari avvicinare di più a lei, che muoveva il bacino verso di me.
Scivolai. poi, pian piano verso la sua intimità. La sentivo completamente abbandonata, fremente, gemente. E tutto questo mi dava carica, mi incitava a farla impazzire.
Lambii quella piccola porzione di carne, aumentando la nostra eccitazione, finchè Bella, con uno scatto, mi fece staccare da lei e mi fece alzare. Non sapevo cosa avesse in mente, ma il suo sguardo malizioso prometteva bene. Mi alzai e la raggiunsi, allungando le braccia per stringerla, ma lei sgusciò via con una corsetta.
La guardai divertito, estasiato dal suo corpo e un pò confuso. Mi sorrise e si appoggiò al muro, dandomi la schiena, poi si voltò e mi fece segno con un dito di avvicinarmi. Capii le sue intenzioni e mi stupii di quanto potesse essere audace mia moglie. Era meraviglioso potermla chiamare così.
- Tu sei decisamente la mia tentazione più grande - le mormorai all'orecchio - anzi, un diavoletto tentatore, che adoro! -
- Bhe, tu sei l'angelo dei miei sogni, lascia che io sia il diavoletto dei tuoi desideri - mi parlò con voce sensuale.
Non mi feci pregare e ricominciai a torturarla. Una mano su un seno, l'altra sulla sua intimità, mentre Bella strusciava il suo fantastico sederino sulla mia eccitazione. Non ci vidi più e la presi così, in quella posizione. Sentivo i suoi muscoli interni accogliermi nel loro calore e stringersi man mano attorno al mio sesso. Dio che sensazioni che mi faceva provare! Arrivammo all'apice insieme, poi la presi in braccio per riadagiarci sul letto.
Mentre la coccolavo, come adoravo fare, mi disse che aveva fame.
- Senti, io avrei un pò di fame... vuoi qualcosa anche tu? - mi chiese come se fosse ovvio. La guardai confuso e stupito. Avevamo mangiato appena due ore prima.
- Bella, tesoro, come fai ad avere fame? Non è passato tanto da quando abbiamo finito di cenare. Da dove ti viene tutta questa fame? - domandai, curioso.
- Bhe.. non è proprio fame... ho voglia di fragole e cioccolata. Poi chissà... forse è colpa di tutta l'attività fisic ache mi fai fare, che dic? - mi schernì.
- Ah. Così sarei io il colpevole? Ma non era lei, signora Cullen, quella che si è dichiarata "vogliosa", poco fa? - ribattei, divertito.
- Si è vero... In realtà c'è un motivo se ho tutte queste voglie... - alzò la testa a guardarmi intensamente. Mi prese una mano senza staccare gli occhi da me e la portò sul suo grembo. All'inizio non capii quella mossa, ma poi sgranai gli occhi.
- Vuoi... dire che... sei... - balbettai.
- Sì... aspetto un bambino... - sussurrò, emozionata.
La strinsi forte tra le braccia.
- Oh Bella, è fantastico! Di quanto sei? - le chiesi, euforico.
- Di sette settimane. Ho già fatto la visita, non ti preoccupare, tutto ok - mi sorrise.
Io, Edward Cullen, ex capo di un'organizzazione illecita e criminale, avevo avuto la fortuna di incontrare un angelo che mi aveva cambiato la vita. Non so se avrei dovuto ringraziare il cielo o mio padre ovunque fosse, ma chiunque me l'avesse "inviata" aveva tutta la mia gratitudine.
Ora, per merito suo, avevo una famiglia, degli amici e una vita bellissima davanti da trascorrere con la mia Bella.


The End.


Mamma mia... siamo giunti proprio alla fine! Grazie infinite a tutti coloro che hanno letto. Un bacione!

Ringrazio tantissimo la mia carissima Manu, sempre presente! Visto, stellina? ;) Spero con quella piccola sorpresina all'interno del capitolo di essermi fatta perdonare per la volta scorsa =) eheh.. Un bacio grande grande!!

sabato 14 maggio 2011

D.R.S. - 19 - Resa dei conti

Bella

L'attuazione del piano escogitato ai danni di Aro era imminente. Più si avvicinava il giorno, più sentivo la tensione. Cercavo di non darlo a vedere, non volevo che Edward o qualcun'altro si dovesse sobbarcare il pensiero della mia agitazione. E ora mancava solo un giorno... Per fortuna avevano almeno lasciato che li aiutassi nei preparativi!
Avevo detto che me sarei stata buona ad aspettare con mio padre, magari da qualche parte nascosti, giusto per precauzione. Dovevo ammettere, però, che già il solo pensiero dell'attesa non era tanto sopportabile, figuriamoci quando sarebbe arrivato il momento! Non ero capace di stare troppo ferma, cercavo di tenermi impegnata quel tanto da scaricare un pò di tensione e sperai che non se ne accorgesse nessuno. Temevo, però, che non fosse del tutto così: Edward mi faceva spesso degli scherzi, cercava di farmi ridere e mi coccolava molto. Bhe, non che mi dispiacesse, ovvio!
Fortuna volle, però, che Jasper avesse iniziato a conoscere meglio Mana: le avevo fatto notare indirettamente che quel ragazzo era interessato a lei.
Così, avevano preso ad uscire insieme e io mi ero offerta di badare ai suoi cuginetti, Leon e Gary di tre e sei anni. Mi ero offerta anche per aiutarla durante i suoi turni in ospedale, così non avrebbe più dovuto pagare una baby sitter. Jasper era contento di questo e molte volte badava lui stesso ai bambini, facendoli giocare. Era incredibile quanto ci sapesse fare. E pure Emmett! Che incredibilmente, qualche volta lo aiutava e ci si metteva pure lui! Erano uno spasso! Ma che dolci...
Quello buffo era Edward, invece: quando c'erano i bambini era un pò geloso del tempo che dedicavo loro, si metteva a giocare anche lui, a volte, ma si vedeva che era grato ai nostri amici quando toglievano l'incombenza a me.
Pensai che probabilmente avevo trovato un diversivo per tutti: anche Charlie giocava con i bambini ed ero certa che avrebbe fatto il nonno volentieri. Il nonno... chissà se a Edward sarebbe piaciuto?
Bhe, adesso come adesso non dovevo pensarci.
Io e Edward avremmo trascorso la giornata successiva insieme, in modo spensierato. Solo io e lui. E non vedevo l'ora. La loro partenza per il palazzo di Aro era prevista di notte per arrivare sul posto all'aba. Era un modo come un altro per trovare le guardie meno sveglie e meno pronte nell'agire. Avrebbero diffuso un gas soporifero per addormentare tutti, poi Emmett avrebbe piazzato delle cariche esplosive. Ovviamente, il tutto dopo aver sistemato la guardia ai monitor e messo una piccola registrazione a ripetizione, che mostrava l'area sorvegliata assolutamente tranquilla.
Una volta occupatisi delle guardie, avrebbero affrontato i tre fratelli.
La giornata successiva arrivò anche troppo presto. Mi svegliai con un timido raggio di raro sole che mi illuminava il volto.
Mi girai lentamente verso Edward, che ormai dormiva sempre con me. Dio che imbarazzo, qualche tempo prima! Ero uscita dalla mia stanza, attenta a non far rumore per non svegliare nessuno e mi ero diretta in cucina a preparare un vassoio di colazione per me e Edward. Ero di ritorno, maglietta e micro slip indosso, quando Emmett sbucò dalla sua stanza... Mi fiondai dentro la mia camera, sperando che non avesse fatto caso al vassoio, ma era improbabile. Più tardi, e con molta non chalance, mi sussurrò all'orecchio.
- La prossima volta indossa qualcos'altro, oltre la maglia, sederino d'oro. Anche se il vassoio era già un chiaro segno - mi fece l'occhiolino e se ne andò. Dio! Sarei sprofondata! Da allora feci più attenzione!
Edward aveva ancora gli occhi chiusi, era tremendamente bello e avevo voglia di accarezzare il suo splendido viso. Non feci in tempo che mi ritrovai stretta tra le sue braccia e le sue labbra sulle mie.
La sua bocca esigente, avida, passionale come solo lui sapeva essere. Non fui certo da meno.
Anzi, scorsi una scintilla di compiaciuto stupore quando lo spinsi per essere sotto di me. Lui cercò di rialzare il busto, ma glielo impedii. Mi abbassai a strusciargli i seni contro il petto (avevamo già fatto l'amore durante la notte) e la mia femminilità contro il suo sesso, che si risvegliò subito.
Lo guardavo come una regina osservava il suo suddito, preso dall'eccitazione del momento, e ne era compiaciuta la massimo. Inarcò un pò il collo all'indietro e ne approfittai per chinarmi su di esso.
Sentii le sue mani, che già vagavano per il mio corpo, andare a stringermi i glutei come fossero stati un antistress. Lo baciai con grande ardore, con la stessa urgenza con cui mi aveva baciata lui, mentre issavo il bacino e facevo scivolare la sua eccitazione dentro di me.
Dio che sensazioni meravigliose mi faceva provare! Dubitavo che ne avrei mai avuto abbastanza... Eh sì, mi sapeva tanto che ormai il caro Edward mi avesse "traviata" per benino.
Poco dopo il sopirsi momentaneo di tutto il nostro fuoco, mi prese tra le braccia come faceva sempre.
- Che ne diresti di lasciamri andare? Così faccio una doccia e mi vesto. Non avevi dei programmi in mente, per oggi? - gli chiesi, beandomi delle sue coccole.
- Mmm... per me è molto difficile lasciarti andare. Devo proprio? In fondo i miei non erano programmi così importanti... - mi parlò come fosse stato un bimbo che cerca di ottenere la caramella, mentre mi baciava il collo.
- Si, devi. Dai, io sono curiosa. Voglio vedere cos'hai in mente - ahh... come era difficile anche per me, però, staccarmi da lui! Cercai di alzarmi, ma me lo impedì.
- Aspetta un secondo. Voglio almeno un bacetto - si lamentò.
Sorrisi del suo "infantilismo" e lo baciai.
Dopo un solo minuto che mi ero messa sotto l'acqua calda, eccolo arrivare!
- Sei proprio insaziabile, eh? - gli dissi accerazzando il volto perfetto di Edward, mentre il suo sesso già di nuovo pronto premeva sul mio "sederino", come lo chiamava lui.
- Di te, mai! - dichiarò sicurissimo.
Dopo averlo fatto anche sotto l'acqua, asciugati e vestiti, uscimmo per la nostra gita.
Avevamo affittato una moto perchè le nostre erano troppo riconoscibili. Mi tenevo stretta a Edward, che guidava fluido sull'asfalto. Era davvero rilassante. La sua schiena ampia mi proteggeva un pò dal vento. Anche se amavo sentire l'aria addosso, però, amavo ancor di più il calore del corpo di Edward, stringermici contro... E poi provavo lo stesso l'ebbrezza della velocità.
Ci fermammo in una zona poco frequentata, in quel momento deserta, e ci dirigemmo in spiaggia, a la Push. Il mio amore aveva avuto proprio una splendida idea! Era dal nostro meraviglioso weekend che non eravamo più tornati al mare. E da poco dopo che non andavamo più in moto.

Jasper

Iniziai a pensare che avrei dovuto ringraziare non solo il cielo, ma anche Bella. Ero certo, chissà perchè, che avesse detto qualche buona parola a Mana nei miei riguardi. Erano due tesori di ragazze.
Mana era una speciale, dolce, discreta e timida, ma all'occorrenza tirava fuori anche una certa grinta, era tenace. Ma con lei avevo timore di oltrepassare qualche limite di troppo, così cercavo di lasciarle una certa libertà d'azione, di scelta.
Adesso che sentivo che il nostro rapporto stava per fare il gradino successivo, volevo essere sincero con lei. Sentivo che lo meritava, anche se avevo paura di perderla e vederla scappare a gambe levate. Non avrei potuto biasimarla per questo.
Quella sera, un giorno prima dell'attacco, eravamo usciti insieme e adesso eravamo seduti su una coperta sull'erba in un parco non molto distante da casa Swan.
Doveva avermi visto un pò nervoso, perchè all'improvviso mi prese la mano e mi parlò.
- Jasper, che c'è? Mi sembri un pò nervoso.. - disse in tono preoccupato.
- Scusa. E' che voglio essere sincero con te, meriti di sapere tutto... tu sei speciale, Mana, e molto importante per me - le confessai. Il suo volto un pò preoccupato, ma le sorrisi, sperando di sembrare rassicurante. Sembrò pensare un momento, poi parlò.
- Dimmi. Non aver timore di parlare di con me - mi rassicurò.
- Ok... Ecco, vedi... io... - iniziai il mio racconto, spiegandole ogni cosa. Mentre raccontavo, cercavo di scorgere ogni sua emozione, ma diversamente da quanto mi sarei aspettato, vedevo dispiacere per quella che era stata la mia vita, stupore per le cose che avevo vissuto e fatto, ma non vedevo terrore nei suoi occhi. Nè traccia di disgusto o compassione.
Quando finii il racconto attesi che dicesse qualcosa. Aveva rivolto lo sguardo altrove, pensierosa.
Poco dopo fece un gran respiro e tornò a rivolgere lo sguardo verso di me.
- E' una storia davvero incredibile e terribile, quella che mi hai raccontato. Se devo essere onesta, adesso mi sento un pò spaesata. Credo di aver bisogno di realizzare quel che mi hai detto - mi spiegò con sguardo dispiaciuto.
Che quello che temevo stesse per accadere? L'avrei persa? Eppure nei suoi occhi non avevo visto nè vedevo orrore verso di me... Dopo aver pensato per non so quanti minuti, si rivolse di nuovo a me.
- Ascolta, mi fa molto piacere che tu abbia voluto raccontarmi il tuo passato e sia stato sincero con me. Credimi, lo apprezzo molto. E non credo che tu sia una cattiva persona. Credo che tu sia un bravo ragazzo che ha avuto una vita difficile, sei cresciuto in mezzo alla violenza e non conoscevi altro. Adesso, forse grazie alla presenza di Bella, che credo di poter dire che sia la mia migliore amica, siete cambiati tutti. E i risultati si vedono. Non credo che se ti avessi conosciuto qualche mese fa saresti stato preoccupato di raccontarmi la verità, magari mi avresti solo usata, ma stiamo parlando del passato. Adesso vedo solo un ragazzo che ha sofferto e che è dolcissimo, sia con me che con i bambini. Vedo una persona diversa da quella che mi hai descritto. - mi guardava seria e dritto negli occhi, determinata e sicura delle sue parole, che mi stavano alleggerendo l'animo.
Però volevo anche essere sicuro, non volevo che si pentisse del suo giudizio, forse anche troppo positivo.
- Mana io... non so davvero che dire... Dopo tutto quello che ti ho raccontato non scappi via da me terrorizzata e accetti tutto così serenamente? - le chiesi, ancora un pò incredulo.
- Sì, perchè anche se non è tantissimo che ci conosciamo ho avuto modo di capirti almeno un pò, in diverse situazioni, e non posso fare a meno di pensare che quello che sei stato non avesse niente a che fare con te. - dichiarò sicura.
No, non avevo davvero parole. Era una ragazza incredibile, preziosa e imperdibile. Oltre che bellissima. Potevo tranquilla mente dire che lei e Bella si fossero proprio trovate.
Mana dovette accorgersi dell'intensità del mio sguardo, nonostante l'oscurità. Allungò una mano al mio viso per accarezzarmi e io la coprii con la mia.
- Sei davvero speciale... - mormorai, avvicinandomi - ...e stupenda - finii prima di baciarla.
Mi accolse subito nel suo caldo anfratto, che mi faceva stare troppo bene. Sentii le sue mani raggiungere la mia nuca e giocherellare coi miei capelli, mentre le mie braccia cercavano di avvicinarla al mio corpo, desideroso del calore del suo da favola.
All'improvviso sentii le sua mani scendere e infilarsi sotto la maglia e senza nemmeno rendermene conto, ci ritrovammo distesi sulla coperta. Mana aveva un ardore incredibile e se mi avesse lasciato fare, le avrei dimostrato che si sarebbe scottata col fuoco. Io continuavo a baciarle tutti i punti di pelle scoperta, a far vagare le mie mani su di lei. Finchè non sentii le sue spostarsi di nuovo dal mio torace alla zip dei pantaloni.
Mi scostai leggermente per guardarla negli occhi: la sua espressione era decisa e piena di desiderio. Come a leggermi nella mente, mi fece un piccolo cenno di assenso e non ci fu bisogno di altro.

Edward

Dopo la splendida giornata passata con Bella, giocando tra le onde sul bagno asciuga, rotolandoci sulla sabbia, scherzando, ridendo e baciandoci tanto, finalmente eravamo nel suo letto.
Dopo cena avevamo visto rientrare un Jasper piuttosto soddisfatto. A prendersi cura di Leon e Gary, Emmett e Charlie. Incredibile come il primo sembrasse un pò alla stregua delle due pesti, bambini molto vivaci e intelligenti, e molto bello come ci si rapportava il padre di Bella. Sembrava nato per fare il nonno.
Avevo notato, però, come in questi ultimi giorni la mia Bella fosse un pò nervosa. Cercava sempre di essere sorridente, sicuramente per non farci sentire in colpa o anche il peso del suo nervosismo, conoscendola. Così le facevo spesso degli scherzi, cercavo di farla ridere perchè si rilassasse.
Certo, non potevo darle torto: se fossi stato al suo posto credo che avrei dato di matto o addirittura l'avrei potuta legare pur di non farla scappare. Lo so, ero esagerato, ma quando si trattava di lei non riuscivo ad essere particolarmente razionale. Però, d'altra parte, apprezzavo il fatto che avesse accettato tutto questo. Forse perchè se fossimo riusciti nel nostro intento, ci saremmo sbarazzati una volta per tutte di Aro e company.
- A che pensi? - mi chiese la mia tigre accarezandomi il volto, abbracciata a me.
- Niente di particolare... - provai a svicolare.
- Edward... - una piccola nota di rimprovero nella sua dolce voce.
- Ok, pensavo a noi. Pensavo a quanto sono fortunato e credo che il cielo o magari mio padre, mi abbia fatto il più bel regalo in assoluto mandandomi te. - dichiarai convinto.
- No, - scosse la testa sorridendo il mio angelo - secondo me sono io quella che ha ricevuto un regalo - e senza darmi tempo di replicare, mi aveva già catturato in un bacio.
Quella notte, finchè avevamo tempo, ci eravamo dedicati l'uno all'altra come non avevamo mai fatto, forse per timore di ciò che sarebbe accaduto. Poi dovetti salutare lei e Charlie e fu tremendamente difficile.
Una volta diretti al palazzo di Aro, iniziammo subito a mettere in atto il nostro piano. Parcheggiammo poco distante dal giardino sul retro, indossammo delle maschere anti-fumo e le fondine di cuoio con le pistole. Zaini in spalla con tutto l'occorrente ed eravamo pronti. Eravamo vestiti opportunamente di nero.
Ci infiltrammo cercando di scavalcare un muro di recinzione aiutandoci con le piante rampicanti che lo ricoprivano e i piccoli appigli tra i sassi di cui era fatto. Una volta in cima, ci issammo grazie al lungo ramo di un albero, che oltre alla sua resistenza, ci offriva anche il riparo ulteriore dalla vista delle telecamere.
- Emmett, tu di là, a piazzare i fumogeni soporiferi. Jasper, tu con me a sistemare la guardia - ordinai loro. I ragazzi eseguirono annuendo. Cinque minuti dopo, velocissimi, ci incontrammo nel punto stabilito. Le guardie dormivano, ma restava il problema di attraversare i corridoi per arrivare ad Aro. Inoltre, conoscendolo, aveva di sicuro qualche guardia nelle vicinanze della sua stanza.
Continuammo con il nostro piano, che per fortuna andò bene finchè non arrivammo dal nemico.
C'era da aspettarselo che avrebbe preso Blackie per guardia personale. Era grosso e forte quasi quanto Emmett e aveva ben poco da invidiare ai miei amici quanto a professionismo.
Ogni persona in quella stanza era armata e ognuno puntava i propri obiettivi. In teoria saremmo stati in vantaggio numerico, ma poco dopo fummo raggiunti anche da Marcus e Caius, armati pure loro.
Presi un pò di sorpresa, ci fiondammo nel giardino verso cui dava la stanza di Aro e ci nascondemmo dietro angoli di muri e cespugli.
Provai a sentire i ragazzi attravrso la mini ricetrasmittente auricolare che avevamo tutti e tre.
- Coma va ragazzi? Tutto bene? - chiesi preoccupato.
- Si, tutto ok. - Emmett
- A posto, tutto intero - Jasper
- Tu? - mi chiesero insieme
- Tutto bene. Dobbiamo cercare di colpire Marcus e Caius per primi. Loro sono i bersagli più facili.- informai i miei compagni.
- Ricevuto. -
Intravidi Jasper puntare uno degli obiettivi col laser - mirino sulla pistola. Fece fuoco e riuscì a colpire Caius. Meno uno! Ora eravamo pari.
Quello che non riuscivamo a scorgere era Aro. Chissà dov'era il maledetto?
- Edward, ho un'idea. - mi chiamò Emmett - Voglio avvicinarmi a Blackie e farlo fuori di nascosto. Jasper, se sei d'accordo, tu occupati di Marcus. Edward cercherà Aro. Non l'ho ancora visto - espose il nostro amico.
- Si, mi sembra un'ottima idea, vista la situazione. tu che dici Edward? - mi chiese Jazz
- Sì, sono d'accordo. Mi fido di voi, ragazzi, attenti mi raccomando -
- Tranquillo - il vocione di Emmett si confuse di nuovo con quella più "giovanile" di Jasper nella loro risposta simultanea. Che strano effetto faceva. Ma ora dovevo pensare a trovare il mio nemico.
Cercai di spostarmi lentamente, stando basso. Dove accidenti era finito il vecchio?
Poco dopo, sentii una pistola puntata alla tempia. Oddio. Era la fine.

Bella

Mi dispiaceva di aver disobbedito, ma alla fine avevo seguito i ragazzi. Non ce la facevo proprio a stare lì ferma ad aspettare il ritorno di Edward. E che cavolo! Era l'uomo che amavo, il mio uomo! Dovevo stargli vicino. Sapevo che probabilmente mi avrebbe rimproverata, ma non mi interessava. Volevo solo accertarmi della sua incolumità di persona. avevo fiducia anche in Emm e Jazz, per carità, ma in quella situazione poteva accadere di tutto e io non riuscivo a stare tranquilla.
Mi ero vestita dinero anch'io, mi ero armata anch'io. Certo non avevo mai usato una pistola, ma non ero mica così ignorante. Poi avevo un padre ex poliziotto e lo avevo visto tante volte pulire la sua arma.
Non avevo idea di cosa avrei trovato. I ragazzi mia avevano anticipata di pochi minuti, ma quando fui finalmente dentro il giardino, sentii degli spari e mi si gelò il sangue.
Pregando che fossero caduti dei nemici, avanzai tra le folte piante finchè raggiunsi il perimetro dell'edificio. Mi abbassai, avanzando verso il lato destro del giardino, finchè vidi una scena terribile: un uomo stava puntando la pistola alla tempia di Edward.
Senza neppure pensarci, sparai a quell'uomo un pò in preda al panico, chiudendo gli occhi.
Poco dopo lo sparo non avevo il coraggio di guardare, ma sentii due braccia che mi stringevano.
Aprii gli occhi di scatto e mi scontrai con due giade magnifiche che mi sorridevano.
- Bella! Dio mio! Sei qui! Sei stata una pazza, ma ti devo la vita amore mio! - mi abbracciò forte, nascondendo il viso nella mia spalla.
- Edward, scusa, lo so che sarai arrabbiato con me, ma non ce la facevo a starmene lì in casa a girarmi i pollici mentre voi rischiavate! Mi dispiace, ma non potevo non agire! - parlai accorata.
- Bella, anche se dovrei rimproverarti non lo faccio. Se fossi stato al tuo posto credo che avrei fatto la stessa cosa e poi ti sei rivelata fondamentale! Aro mi aveva preso alla sprovvista e se non fossi arrivata tu... - si interruppe, scossando la testa.
- E così quello era Aro - dissi indicando il cadavere.
- Già. Il tuo intervento è stato davvero una manna - mi rispose un grosso vocione da orso.
- Emmett! Meno male! State bene anche voi! - esclamai vedendoli dietro le spalle di Edward.
Finalmente era tutto finito. I Volturi non esistevano più.
Chiamammo in foma anonima la polizia, informandola che c'erano diversi criminali da mettere al fresco. Non avrebbero avuto problemi: erano tutti addormentati e non si sarebbero svegliati prima di qualche ora. Quanto ai cadaveri decidemmo che anche a quelli ci avrebbe pensato la polizia.
Tornammo a casa col cuore finalmente libero e leggero.





Caspita... siamo arrivati in fondo, raga! Prossimo cap, Epilogo! Un bacione a tutti coloro che hanno letto!!
Ross =)