lunedì 28 marzo 2011

D.R.S. - 12 - Ti troverò






Edward

Ero sveglio da un pò, avevo dormito poco e male e stavo pensando disteso sul mio letto. Bella era scappata via da me, non voleva più vedermi e lo aveva detto chiaramente. Come potevo biasimarla? Chi mai avrebbe voluto stare al fianco di un assassino? Alla fine il mio ruolo imponeva sempre distacco e lasciarsi "scivolare via di dosso" qualunque cosa.
Da quando ho conosciuto Bella è scaturita in me la voglia di essere diverso, di fare questo tentativo... ma essere il capo di un'organizzazione come questa... Il nome di Re Supremo calzava senza dubbio a pennello, perchè alla stregua di un monarca o di un personaggio famoso c'erano obblighi e limiti: non poter essere quello che si vuole, quando si vuole, dover agire in un certo modo anche se non ti va, mostrarti agli altri in un dato modo e altro ancora. Infine ero legato comunque a qualcosa. Era pazzesco come qualsiasi ruolo nella vita, alla fine ti imponesse determinate regole da rispettare... tutto per la morale, o i soldi, o i sentimenti (di qualunque genere fossero), o per la religione, o per qualunque cosa in cui si credesse. In effetti, poi, se l'uomo agisse senza regole, senza limiti, senza niente a guidarlo e senza usare la propria intelligenza, libero da tutto, sarebbe a livello di un animale o peggio. Ogni individuo ha bisogno di credere in qualcosa, di avere una sua identità precisa e tutto questo lo trova nella propria cultura, all'interno del "gruppo" nel quale cresce e si identifica; poi, spinto da sentimenti, di qualunque genere, agisce secondo il proprio bisogno: che sia sopravvivenza, un compagno, denaro, ecc...
Questo è quello che ho fatto io quando Aro mi prese in custodia. Non avevo nessuno di cui occuparmi, perciò potevo permettermi di essere egoista e agii per sopravvivere, per essere qualcuno, per essere libero. Era per questo che ero diventato tanto ambizioso.
E proprio per la mia mentalità e per l'assurdo bisogno di lei in ogni caso, anche con l'odio, volevo che Bella stesse al mio fianco. Non potevo farne a meno nel modo più assoluto. La sera precedente l'avevo lasciata in pace senza tanto insistere, perchè avevo pensato fosse giusto dormisse sopra all'accaduto. Già... sicuramente mi starà odiando. Lo avevo letto nei suoi occhi e lo avevo avverito nella sua voce che mi diceva di non volermi più vedere.
Decisi di alzarmi e di andare a bussare alla sua porta per parlare con lei, ma la trovai aperta. Non era lì. Provai a chiamarla, per capire se era in bagno. Nessuna risposta. Aprii la porta e un dubbio si insinuò in me. Sperando che fosse sbagliato, uscii di casa andando a cercare Jasper ed Emmett, ma non ce ne fu bisogno perchè stavano venendo da me.
- Ragazzi, uno di voi due ha percaso visto Bella? - chiesi impaziente.
Mi guardarono stupiti per un attimo, poi mi risposero.
- No, Edward. Ma come? E' uscita da sola? Eppure lo sa che non è prudente - si preoccupò Jasper.
- Nemmeno io l'ho vista. Ma non ha nemmeno lasciato detto qualcosa? Un biglietto? - si informò Emmett.
- No. E ho un terribile sospetto. - mi voltai e corsi verso il garage, mentre gli altri due mi seguivano.
- Maledizione! E' scappata in moto! - urlai.
- Aspetta, Edward, perchè dici che è scappata? - mi bloccò Jasper. Giusto, loro non spevano della sera precedente. Lo spiegai loro velocemente.
Mi recai a grandi falcate dalle guardie, che subirono la mia ira funesta.
- Inetti! Idioti! Invorniti! Cosa facevate ieri sera?! - esclamai furibondo prendendo uno di loro per il bavero della camicia - Ve lo dico io! Dormivate! Razza di imbecilli! Non solo vi siete fatti fregare sotto il naso da un'intrusa, ma Isabella è scappata! - urlai, davvero incazzato nero - Adesso farete una bella sosta prolungata in "reclusione"! E che vi serva di lezione! - urlai, uscendo.
Mentre parlavo loro, non avevano nemmeno tentato di difendersi, forse anche un pò spaventati da quello che li aspettava. La "reclusione", infatti, era un "soggiorno" di due o tre mesi nelle celle seminterrate del vecchio palazzo di Aro, dove a far luce era solo una finestrella e l' "ospite" riceveva soltanto mezzo litro d'acqua e un panino al giorno. Forse un tantino brutale e poco consono, ma sicuramente efficace.
Entrai in casa nero come la pece, seguito da Emmett e Jasper.
- Dobbiamo trovarla ad ogni costo! - tuonai, imperioso.
- La troveremo, Edward. O noi non siamo più quelli che tutti conoscono. - mi rispose Jasper con determinazione. Emmett annuiva, d'accordo.

Jasper

Accidenti. Forse sarebbe stato meglio che non avessi parlato con Bella, ma credevo sinceramente giusto che sapesse, perchè ero convinto che si stesse innamorando di Edward. Per lui era importante, quella ragazza. Ai miei occhi, almeno, era abbastanza evidente. Ero certo che la vicinanza di Bella lo stesse cambiando in meglio e gliel'avevo anche accennato poco tempo fa.
Mi aveva stupito il modo in cui lei sembrava aver trapassato quello scudo di indifferenza, determinazione e ambizione che Edward si portava dietro da anni.
Nonostante io e Emmett fossimo cresciuti con lui, ci avessero dato gli stessi insegnamenti, probabilmente ad Aro e ai suoi fratelli era già chiaro chi avrebbe preso il comando e Edward fu tenuto molto più sotto pressione di noi due con qualunque lezione.
Eravamo sinceramente contenti di non essere i capi, viste tutte le incombenze del caso. Ed eravamo anche contenti per il fatto che fossimo i suoi "fidati". O almeno, quelli che ricevevano un minimo di fiducia da parte sua, dato che Edward non si fidava mai di nessuno. Per noi era un pò fratello, dato che avevamo vissuto nello stesso luogo, sempre a contatto, fin da bambini.
Adesso potevo solo immaginare lo shock di Bella. Mi dispiaceva per lei. Dopo tutte le sue difficoltà col padre malato, adesso anche questa batosta.
Raccontai a Edward della chiacchierata avuta con lei e come prevedevo, si arrabbiò molto, ma non so quale santo debba ringraziare: mi aveva permesso di spiegargli le ragioni che mi avevano spinto a dirle tutto e sembrò accettarle.
Una cosa era certa. Non ci arrenderemo e la troveremo.

Bella

Dopo essere fuggita nella notte avevo vagato per un pò, immersa nei miei pensieri, ancora sconvolta per la scena a cui avevo assistito. Ero passata un momento da casa per prendere il libretto dei miei risparmi, ma sapevo di non poter rimanere: c'era chi mi voleva uccidere. Seppur consapevole dei rischi, però, ero fuggita ugualmente, perchè non volevo stare vicino ad Edward. Chissà se mi avrebbe cercata? Sperai proprio di no. Ora restava soltanto da cercare un posto dove stare per un pò.
Pensai alla mia amica Angela, che di sicuro mi avrebbe aiutata volentieri, ma avrei dovuto spiegarle troppe cose e ammesso che avrebbe capito, era probabile che facessi finire lei stessa nei guai. No, no. Non potevo andare da lei. Non avendo gente senza scruppoli come quella alle calcagna.
Che fare quindi? Cercavo di trovare una soluzione a questo dilemma.
Pensare a ciò di cui avevo bisogno, adesso, era l'unica cosa a cui dovevo prestare attenzione, ma le immagini di quella scena... oddio... tornavano prepotenti e insistenti. Era insopportabile!
Come aveva potuto, Edward, come?! Era solo una ragazza... Lei aveva detto che voleva uccidermi, era vero, e non è che non fossi grata che ci fosse una persona in meno a volermi morta, ma era un essere umano. E nessuno di noi ha diritto di vita o di morte sugli altri, perchè nessuno è una divinità. Certo, è giusto difenderci, ma questo non significa ergersi a giudice supremo.
Ora capivo quando Edward mi diceva che lui otteneva sempre tutto. Il suo carattere ambizioso, la sua prepotenza e determinazione, certo, erano elementi fondamentali, ma se aveva anche questi metodi e in più aveva i soldi... due più due era automatico.
Scossi la testa come se avessi una mosca davanti al viso da scacciare, stringendo gli occhi.
Mi venne in mente che avrei potuto cercare qualcosa in una cittadina poco conosciuta, magari trovare un lavoretto e mantenermi per il tempo che sarei rimasta lì, nascosta. Pensai anche di cambiare colore dei capelli, magari avrebbe aiutato.
Pensai e ripensai a cosa potevo fare, quando arrivai in una piccola cittadina. Mi guardai un po' intorno, quando vidi un piccolo albergo e mi venne un'idea.
Quando entrai, mi accolse un uomo sulla quarantina che per sorriso e soprattutto gentilezza mi ricordava un pò Harry.
- Desidera signorina? - mi chiese gentile.
- Si, mi scusi. Vorrei sapere se avete bisogno di personale. - forse avevo trovato la soluzione, chissà?
- Oh, bhe... - mi rispose un pochino in difficoltà - una ragazza che sistemava le stanze c'era, ma adesso è mia moglie che se ne occupa. - mi spiegò.
- Capisco. E... senta, non poteri aiutarla? Se non potete pagarmi non importa. Mi basterebbero vitto e alloggio - gli chiesi accorata. Non sapevo cos'altro fare o dove altro andare, dopo tutto, ma era pur vero che quella poteva essere la soluzione migliore: un luogo sicuramente poco conosciuto, un albergo piccolo e confortevole, anche se non lussuoso e di livello basso. Sia Edward che i suoi nemici, col genere di vita che facevano, non avrebbero certo pensato ad un posto simile, no?
- Ok. Se ti accontenti, allora potrai aiutarla sia per le stanze che in cucina. In fondo credo che un aiuto le faccia comodo. Sai, aspetta un bambino ed è al secondo mese, quindi prima o poi avrebbe avuto bisogno ugualmente. - mi informò.
Io fui felice di sentirlo. Ma proprio contenta!
- Grazie! Grazie infinite! - gli dissi con fervore.
- Come ti chiami ragazza? - oh, giusto. Adesso veniva la parte dolente. Avrei usato il mio secondo nome, Marie.
Gli lasciai tutte le informazioni di cui aveva bisogno, ovviamente mentendo sulla mia provenienza e qualche altro dettaglio che potesse farmi riconoscere; poi, mi mostrò la mia stanza e le cose che avrei dovuto fare. Jim mi presentò anche sua moglie, Kate. Erano brave persone, gentili e cortesi. Mi sarei trovata bene con loro.

Edward

Dannazione! Com'era possibile? Bella era sparita da ben quattro giorni e non l'avevamo ancora trovata! Ah... le mie guardie dovevano dir "buona grazia" che le avessi mandate da Aro, perchè se fossero state qui avrebbero subìto sorte peggiore. Ero nervoso e furioso ogni momento di più!
Capivo che mi odiasse, e mi poteva anche stare bene, ma andarsene così, sapendo che Niko le stava dietro... era davvero un'incosciente!
Se solo mi avesse dato modo di parlare, di cercare di farle capire... Avrebbe potuto insultarmi per il resto dei nostri giorni, riversando su di me tutto il suo odio e il suo disprezzo, non mi sarebbe importato, ma no! Neanche quello. Cazzo!
Forse mi sarei dovuto dare una calmata, ma come diamine facevo, lì senza di lei, diviso tra rabbia e preoccupazione?
Jasper mi aveva rivelato che nel pomeriggio aveva parlato con Bella di quello che facevamo. All'inizio mi ero arrabbiato, pensando che l'avesse fatto apposta. Poi mi sono imposto di calmarmi e ci ho pensato un momento. No, tutto sommato Jasper non aveva fatto male. Mi aveva spiegato le sue ragioni ed ero rimasto incredulo di fronte alla sua perspicacia. O meglio, sapevo che l'aveva, ma non credevo che mi conoscesse così bene. Non sapevo se esserne contento o meno. Non era certo mia abitudine "fidarmi" di qualcuno.
Lasciai perdere la questione. Se mi avesse ritrovato Bella, avrei potuto anche chiudere un occhio sulla questione.
Poi, uno spiraglio di luce si fece strada in me, quando vidi proprio Jazz venirmi incontro.
- Edward! Forse l'abbiamo trovata. Pare che in una piccola cittadina poco distante da Seattle ci sia una nuova ragazza proprio da quattro giorni. Lo so che la cosa non ti dice niente e che può essere solo una coincidenza, ma pare che uno dei nostri uomini, Jimmy, capitato lì per caso, l'abbia vista in giro da lontano e sapendo che la cercavamo ha fatto qualche domanda qua e là. Insomma, gli hanno detto che lavora in un piccolo e insignificante alberghetto del posto. Non era sicuro fosse lei quando l'ha vista, perchè questa ragazza è bionda e pare si chiami Marie. Ma Jimmy dice che le somiglia molto e potrebbe essere lei. Che facciamo? andiamo a vedere? - mi parlò a mitraglietta, evidentemente ansioso quanto me di trovarla. In fondo poteva essere, se Bella avesse fatto in modo di non essere riconosciuta.
- Certo che andiamoa verificare. Tu e Emmett verrete con me. Subito. - ordinai, ansioso e furioso allo stesso tempo. Già. Furioso. Con me e con lei.
Giunti finalmente a destinazione, entrammo nel piccolo albergo. Ad accoglierci, un uomo dall'aspetto gentile.
- Desiderate? - ci chiese cortese. Ma si vedeva che non era convinto. Forse si stava chiedendo come mai, persone come noi fossero lì. In effetti eravamo vestiti con dei completi giacca e cravatta
- Buongiorno. Senta, vorrei parlare con una mia amica che adesso lavora qui da voi. Me la potrebbe chiamare? Ma non le dica che sono qui, vorrei farle una sorpresa. Magari le dica solo che lei ha bisogno di qualcosa - gli feci l'occhiolino, sorridendo. Parve convincersi e annunendo andò a chiamarla.
Quando arrivò, vidi che si trattava proprio di Bella. Aveva schiarito i capelli e ora sembrava impallidita e terrorizzata. Uno sguardo che non avrei voluto vederle, ma non mi importava. Lei doveva stare al mio fianco.
- Cara... Marie. - dissi a beneficio del gestore - Quanto tempo che non ci vediamo. Non mi riconosci? Sono Edward. - forse per non destare sospetti al gestore, la vidi cercare di darsi un contegno e si avvicinò.
- Edward, certo. Scusa, è passato tanto tempo che nonti avevo riconosciuto. - recitò, sorridente. - Ma che ci fai qui? Come hai saputo dove stavo? - mi domandò, sempre con quel sorrisetto falso, sicuramente a benficio del gestore, che vedendo così, intervenne.
- Scusa Marie. Ti voleva fare una sorpresa. - le sorrise benevolo - Ora vi lascio nelle vostre chiacchiere. - disse andandosene.
Come sparì, Bella mi si avvicinò furiosa.
- Come osi!? Non ti voglio più vedere, vattene! Maledetto assassino! - parlava a voce bassa, ma era come se mi stesse urlando addosso.
- Non mi importa cosa pensi di me. Ora torni indietro con noi. - la informai perentorio. - Emmett - gli feci segno di andare dal gestore per dirgli che Marie sarebbe andata via in quel momento, poi tornai a lei. - Subito, anche - parlai secco.
Senza aspettare la sua risposta, ricolgendo un'occhiata a Jasper, la caricammo di peso in macchina, tenendole la bocca chiusa e impedendole di urlare.
Pochi istanti dopo, ecco anche Emmett. Finalmente l'avevo ritrovata.

Bella

Accidenti! Maledizione! Ma perchè? perchè dovevo avere una vita tanto sfortunata? Cosa avevo fatto di male per dover soffrire così? Non era giusto!
Edward mi aveva trovata e ora mi aveva riportata a Forks. Adesso eravamo soli in casa, in soggiorno.
- Perchè? Perchè non mi lasci in pace?! - gli urlai.
- Isabella. - mi parlò in tono secco e duro - Non intendo discutere quando non c'è bisogno. Tu resterai qui. Punto e basta. - mi guardava con due occhi freddissimi, il volto contratto in un'espressione dura come il suo tono.
- No! Spiegami perchè, dannazione! Che ti importa, dopotutto? - sbottai. 
Si avvicinò a me con il fuoco negli occhi.
Come sentii la pelle del divano dietro le gambe, mi spinse giù per le spalle, facendomi sdraiare. Non ebbi nemmeno il tempo di tentare di difendermi, che mi aveva già imprigionata sotto di sè, baciandomi con foga. Io strinsi gli occhi, tentando di non rispondere a quell'assalto.
Edward, però, era troppo forte e abile e mi costrinse ad aprire le labbra, insinuandsi all'interno della mia bocca con veemenza.
Lo sentii passare le mani sotto la gonna, sulle mie gambe. Accidenti alla divisa dell'albergo! Proprio la gonna! La sua mano si arrestò, vicina alla sua meta.
Aprii gli occhi, dopo che si era staccato dalle mie labbra. Mi guardò con occhi brillanti di fuoco, furiosi, perfino.
- Non mi importa se mi odi, tu sei mia e basta. E ti voglio, Bella, qui con me. - mi disse con fervore.
Lo guardai con stupore. Purtroppo non ebbi il tempo di fiatare, perchè riprese a baciarmi con veemenza. Io risposi, questa volta, consapevole ormai sapevo da tempo di cosa provavo per lui. Non lo ammettevo, ma lo sapevo. Lo amavo. Senza condizioni. E nonostante lo detestassi per quello che aveva fatto, io lo amavo con tutta me stessa e forse era più per questo che avevo iniziato a piangere.
Mi sentivo a casa e all'inferno nello stesso tempo: sì, perchè anche se avrei preferito un pò più di dolcezza, lo volevo; perchè anche se lo odiavo, lo amavo.
Mi prese in braccio e mi portò nella sua stanza, dove mi fece sua. Sempre con la stessa foga della prima volta, ma un pò meno dolce. E io volevo stare con lui. Perchè mi era mancato terribilmente in quei giorni passati in albergo, perchè non c'era momento in cui non pensassi a Edward, perchè lo amavo, nonstante tutto...
Come potevo provare un sentimento così intenso e profondo per uno come lui? Come potevo? Alla fine, spossata e mi addormentai.

Edward

Quando si addormentò tra le mie braccia, ancora coi segni del pianto sul volto, mi alzai per fare una doccia. L'avevo posseduta selvaggiamente, assecondando il desiderio e il bisogno di lei. Era l'unica strada possibile, per uno come me. Anche se mi detestava, anche se da adesso in poi mi avrebbe odiato come nessuno, non importava. Bella era qui con me, era vicina, non l'avrei lasciata andare. Mi ero imposto di non farmi impietosire da niente e se non la guardavo in quegli istanti era proprio per non pentirmi di come stavo agendo.
Oh Bella. Come posso fare? Non c'è altro mezzo per tenerti con me. E' l'unico modo che conosco per tenerti legata.
Uscii dal bagno e la osservai dormire. Non aveva il volto sereno come la prima volta che l'avevo avuta, non aveva l'aria rilassata. Sembrava stesse facendo un incubo. Parlottava qualcosa di incomprensibile nel sonno.
Distolsi lo sguardo. "Basta Edward. Comportati per quello che sei e basta. Tienila con te anche se non è felice." pensai. Lei era qui e non l'avrei più fatta andar via.

domenica 20 marzo 2011

D.R.S. - 11 - Verità e fuga

Edward

Ero sull'ambulanza assieme a Emmett e Bella. Lui mi aveva raccontato per filo e per segno, sottovoce, cos'era successo. Ora stava benino: era stato colpito ad un braccio, ma fortunatamente non era nulla di grave. All'ospedale gli avrebbero messo qualche punto.
- Mi dispiace Edward... Non lo avevo proprio visto. - continuò sussurrando per farsi sentire solo da me, che gli ero seduto accanto. - Non... - si bloccò, sospirando a capo chino. Non so cosa mi spinse ad agire e parlare come stavo per fare, ma sentivo dentro di me che era giusto. Forse era un altro effetto della vicinanza di Bella. Misi una mano sulla spalla di Emmett e gli parlai tranquillo, per quanto me lo permettesse la situazione.
- Emmett - lo chiamai, senza un filo di rabbia nella voce. Lui sollevò lo sguardo verso di me, aspettando che continuassi. Ero arrabbiato, in realtà, ma non ce l'avevo con lui.
- Ascolta, Emmett, hai agito nel migliore dei modi e per quanto te lo permettesse la situazione. Certo, potevi insistere con Bella ad andare in auto: questo avrebbe diminuito sicuramente gli eventuali danni - gli spiegai, con una nota di rimprovero - ma so anche che pure loro sono professionisti e sanno come muoversi. Lasciarla andare, dato che eri caduto e ferito, era l'unica cosa che tu potessi fare. Anche se da sola, era l'unico modo per cercare di evitare il peggio. Adesso verrà curata e vedrai che si riprenderà - gli spiegai, pratico, rassicurandolo.
Emmett mi guardò stupito, poi assunse un'espressione grata.
- Grazie. Spero proprio che si riprenda. E' una persona straordinaria. - mormorò dispiaciuto, voltandosi verso Bella, che giaceva davanti a noi su una barella. Era evidente che anche Emmett si era affezionato a lei, ma non mi dava fastidio, perchè parlava come un fratello maggiore.
Intanto, un infermiere teneva una mascherina di ossigeno sul volto di Bella, controllava il polso e teneva tamponata la ferita.
Appena arrivati in ospedale, Bella fu operata d'urgenza. Due lunghissime ed estenuanti ore dopo, uscì il medico e mi avvicinai per sapere qualcosa.
- Allora, dottore, mi dica? Come sta Isabella? - chiesi in preda all'ansia.
- Lei è il signor Cullen, giusto? - mi chiese.
- Esatto. Parli pure con me. Mi occupo io della ragazza, al momento. Suo padre è ricoverato a Seattle. - gli spiegai, anticipando il discorso di poter parlare solo coi familiari.
- Capisco. Le dirò: quando è arrivata le abbiamo dovuto fare una trasfusione di sangue, perchè ne aveva perso troppo. Per fortuna, questo è servito a stabilizzarla e abbiamo potuto procedere con l'operazione, che è andata bene. Il proiettile, per fortuna, non ha leso parti vitali. Per stanotte ci terrei comunque a tenerla monitorata. Domattina verrò a visitarla, comunque credo che in una settimana potrà essere fuori di qui. - mi informò con tono rassicurante.
- Grazie dottore. A domattina - lo salutai stringendogli la mano.
Accidenti, però. Una settimana.
Entrai nella stanza di Bella insieme a Emmett, a cui nel frattempo avevano medicato la ferita.
- Edward, dobbiamo assolutamente farla pagare cara a quei bastardi - mi disse quasi tra i denti, sputando l'insulto con rabbia - Qualsiasi cosa tu mi chieda di fare, la farò. Anche quello che di solito non mi piace per niente. - dichiarò convinto, con una nuova luce negli occhi e determinato.
Sapevo bene cosa voleva dirmi e mi stupii. Lui era lo "specialista" dei "fuochi d'artificio", di solito lasciava ai suoi subordinati i compiti più "sanguinosi". Non gli era mai piaciuto sparare o usare armi da taglio per uccidere qualcuno. Era evidente che anche lui si era affezionato a Bella e se parlava in questo modo, doveva tenerci parecchio. Gliene fui grato.
- Certo Emm. Puoi giurarci che ci vendicheremo - lo rassicurai con tono solenne, deciso più che mai a mantenere questa promessa. - Aspetta fuori, adesso. Chiama Jasper che ti venga a prendere e ti porti a casa. - gli suggerii, congedandolo. Annuì e uscì.
Spostai la poltroncina posta in camera vicino a Bella. Vederla lì, in quel letto, inerme e indifesa, faceva male. Era pallida, emaciata. Le labbra avevano perso parte del loro colore e sotto gli occhi si potevano notare ombre livide. Ero arrabbiato con lei per non avermi ascoltato, ma ce l'avevo soprattutto con me stesso per averla lasciata andare. Se solo non fosse uscita! Maledizione! Scagliai un pugno nel muro con violenza, sbucciandomi le nocche, ma non mi importava. Cristo! Se ora non fosse qui, al sicuro, davanti a me... se quei maledetti non avessero fallito, credo che sarei impazzito!
Forse non ero in grado di starle accanto come credevo. Forse non ero in grado neanche di renderla felice, nè di proteggerla. Per ora avrei fatto quel che era in mio potere, almeno finchè non si fosse ripresa. Poi ci avrei pensato.
Chiamai subito tutti gli uomini disponibili per fare dei turni di guardia all'interno e attorno all'ospedale.
Qualche minuto dopo sentii bussare.
- Chi è? - chiesi prima di aprire, subito in allarme.
- Jasper -
Riconobbi la voce e gli aprii.
- Come sta? Emmett mi ha raccontato cos'è successo - mi chiese, preoccupato.
- Per fortuna non è in pericolo e in un a settimana dovrebbe uscire di qui - lo informai.
Un sospiro di sollievo uscì dalle sue labbra.
- Dobbiamo vendicarci in grande stile, Edward - ma si erano messi d'accordo? Cosa credevano? Che non ci pensassi? Lo guardai un pò male, poi mi scappò un sorriso e scossi la testa.
- Che c'è? Ho detto qualcosa di strano? - mi chiese Jasper confuso.
- No, no. E' solo che il tuo esimio collega lì fuori - dissi inclinando la testa verso la porta - mi ha detto le tue stesse parole, nello steso identico tono e con la stessa espressione - spiegai, tutto sommato divertito. Jasper mi sorrise.
- Bhe... che vuoi, ci siamo affezionati anche noi a Bella - mi confidò, guardandola con tenerezza.
Aveva un'espressione che non credevo gli avrei mai visto. Peccato che se per la mia vendetta, vederlo così, mi rassicurò nella sua partecipazione più piena che mai, dall'altra, come uomo, mi infastidì. Mi trattenni da una risposta o da uno sguardo che gli avrebbero fatto capire fino a che punto Bella fosse importante.
- Vedrai. Ci vendicheremo in modo esemplare. Ma voglio fare le cose per bene, senza fretta. Iniziate, intanto, a controllare ogni minimo movimento dell'organizzazione. Non solo di Niko. Fate anche delle indagini e delle ricerche che portino a qualunque notizia utile... No, rettifico: anche ciò che sappiamo già o sembra inutile. Tutto. Non tralasciate niente. Appena avremo un quadro completo in mano agiremo. Non mi importa quanto ci vorrà, nè quanti uomini o soldi. - ordinai.
- Perfetto. Ci mettiamo subito all'opera. Ciao, Edward - si congedò Jasper.
Una volta uscito, mi rimisi accanto al letto.

Mi svegliai indolenzito. Mi ero addormentato accanto a Bella, appoggiando la testa e le braccia sul materasso, le mie mani a tenere la sua.
Mentre la guardavo dormire ancora, sentii le sue dita muoversi nella mia stretta. Scattai immediatamente, ansioso di rivedere i suoi occhi.
- Bella - la chiamai, felice che si stesse risvegliando.
Mosse leggermente le palpebre, poi aprì gli occhi. Si guardò intorno un secondo, probabilmente disorientata, poi posò lo sguardo su di me.
- Edward... - un suono roco, il suo, ma per me piacevolissimo. - Dove sono... ? - mi chiese a fatica.
- In ospedale, Bella. Ti hanno operata. Come ti senti? - le chiesi premuroso.
- Ah già! L'incidente, lo sparo... - si ricordò, per un attimo impaurita, ma tornando tranquilla poco dopo. - Comunque... mi sento come se mi fosse passato sopra... un camion - fece una smorfia, poi abbozzò un sorriso - avrei bisogno di un pò d'acqua - mormorò.
- Subito. Immaginavo che avresti avuto sete. - mi alzai per prendere una bottiglia e un bicchiere che avevo preso e mi riavvicinai a Bella.
- G... grazie - gracchiò, cercando di sollevarsi sui gomiti.
- No, aspetta. Ti aiuto io. - la fermai.
Le tenni la testa con una mano e il bicchiere con l'altra, aiutandola a bere. In quel momento giurai a me stesso, ancor più convinto, che Niko l'avrebbe pagata. Molto salata.

Bella

Mi svegilai piuttosto intorpidita, sentendo odore di disinfettante. Aprii gli occhi ma non riconobbi il luogo in cui mi trovavo. Mi girai, sentendo una stretta sulla mia mano. Edward era accanto a me.
Mi disse che ero in ospedale ed ero stata operata. Già! Quello che mi stava sparando addosso in moto... Per un attimo, il ricordo mi spaventò, ma la presenza di Edward accanto a me e il fatto di essere ancora viva, mi rincuorarono subito.
Il dottore venne a visitarmi in mattinata, informandomi che tra una settimana avrei potuto lasciare l'ospedale. A sentire così, il mio volto si mosse da solo in una smorfia contrariata, che fece sorridere il medico.
- Non preoccuparti, lo so che non è il posto dove si vorrebbe stare, ma tu stai attenta e vedrai che ti riprenderai in fretta. Quando sarai a casa, dovrai stare un pochino a riguardo per altri due o tre giorni, ma questo te lo confermerò solo tra qualche giorno. Vediamo come va. - mi spiegò.
La tranquillità del medico si trasmise anche a me, anche se non digerivo molto di dover stare lì dentro ancora dei giorni. Non mi erano mai piaciuti gli ospedali.

Per fortuna la settimana sembrava passare non troppo lentamente. Edward cercava di stare il più possibile con me, per quanto scuole e impegni vari gli permettessero. Quando non c'era lui, avevo accanto a me Emmett e/o Jasper. In più, scoprii che c'erano delle guardie alla mia porta. Ammetto che mi faceva sentire un pò più tranquilla. Specie dopo la chiacchierata con Edward...

- Mi dispiace Bella... Se non ti avessi lasciata andare non ti sarebbe successo niente - mi disse triste.
- Ma non capisco. Mi avevano forse scambiata per te? - chiesi confusa.
- No. Sapevano benissimo che non ero io. Comunque volevano vendicarsi di me- mi spiegò cupo.
- Aspetta... come facevano a sapere... - mi bloccai - che stupida. Certo, ci avranno spiati - dedussi.
- Esatto. Sono professionisti e sanno come evitare di farsi scoprire - mi rispose.
- Ma allora... perchè prendersela con me? Voglio dire, non era più semplice cercarti direttamente?-non capivo perchè non agire così.
- Vedi Bella, io sono addestrato a difendermi e ad attaccare e sono difficile come bersaglio. Anch'io sono un professionista. Per questo hanno pensato di vendicarsi prendendo di mira la persona a me più vicina. Purtroppo funziona così. - mi disse amaramente.

Emmett, per fortuna, stava bene. Ma quando mi raccontò che si era girato dall'altra parte per non vedere quando gli avevano messo i punti al braccio... non riuscii a trattenere una risata.
Mi scusai con lui, ma era troppo buffo pensare che un armadio del genere potesse essere impressionato da una cosa così semplice. Emmett, però, non se l'era presa a male. Anzi, aveva iniziato una serie di battute autoironiche e dovetti dirgli di smettere, altrimenti avrei sentito male e tirare i punti della mia operazione.
Finalmente, la settimana giunse al termine e fui dimessa dall'ospedale. Ormai stavo abbastanza bene, i punti me li avevano tolti un paio di giorni prima e non avevo grandi difficoltà nei movimenti. Ovviamente, Edward era stato categorico: avrei dovuto fare come diceva lui. Non mi ero sentita di contraddirlo, dopo quanto successo. Tornammo a casa sua con un'auto blindata.
- Finalmente fuori dall'ospedale! - esclamai contenta, appena scesa dall'auto.
- Già. In effetti sono contento anch'io. - mi sussurrò all'orecchio Edward, che si era avvicinato a me e mi teneva delicatamente tra le sue braccia.

Niko

- Razza di idiota!! - urlai infuriato al mio subordinato, Joy. - Com'è possibile che tu abbia fallito una missione tanto semplice, maledizione! -
Il mio sottoposto mi aveva appena fatto rapporto sul compito che gli avevo assegnato. Uccidere quella che ultimamente doveva essere la ragazza di Edward.
- Mi dispiace capo... io... quel bestione che la seguiva mi ha danneggiato la moto, prima di cadere, così ho dovuto prendere la mira come potevo... - si giustificò lui.
Lo guardai con disprezzo, freddezza e cattiveria, riducendo gli occhi a due fessure. Era solo un buono a nulla! Senza pensarci tanto, estrassi la mia pistola dalla fondina sotto la giacca e gli aprii un buco in testa.
Schiacciai il pulsante dell'interfono e parlai, sicuro che avessero sentito il rumore dello sparo.
- Venite a dare una ripulita - ordinai annoiato e scocciato.
Accidenti. Ora sarei stato costretto a nascondermi e ad aspettare di nuovo un momento propizio.
Dalle informazioni raccolte, pareva che questa ragazza vivesse con Edward.
Ma quello che era impossibile era che lui si comportasse da gentiluomo con questa donna. Aveva avuto un numero imprecisato di amanti e che io sapessi, le sfruttava solo per suo divertimento o interesse. Ma se questa ragazza fosse stata davvero importante per lui... avrei ottenuto la più grande delle vendette! Mmm... chissà se questa... come si chamava? Guardai nei rapporti scritti. Ah si, Isabella. Chissà quanto sapeva di Edward? Poteva perfino essere fonte di preziose informazioni.
Questo ragionamento mi fece ghignare tra me e me. Dopo tutto, se avevo ragione, sarebbe valsa la pena di aspettare.

Bella

Ormai ero uscita dall'ospedale da un paio di giorni e stavo bene. Sì, sentivo un leggero indolenzimento, ogni tanto, ma niente di più. Anche il medico me lo aveva detto. Questo, perchè per mia fortuna il proiettile non era andato troppo a fondo.
Edward, ultimamente, era poco presente. A sua detta, erano soprattutto i suoi impegni personali a tenerlo occupato. Era sempre attento e premuroso con me, gentile anche, ma niente di più. Non riuscivo a capire il suo atteggiamento: se avesse avuto paura di farmi male oppure se iniziasse ad essere stanco di me. Il suo atteggiamento di genitlezza distaccata, però, mi faceva tenedere alla seconda ipotesi.
Ma se era stanco di me, avrei dovuto aspettarmi che fra qualche giorno mi "mollasse".
Dopo quanto successo tra noi, le sue sosrprese, le sue dolcezze e le sue attenzioni... insomma, davo per scontato che a me ci tenesse. O forse era solo un bravo attore, che sapeva come manipolare le persone, ingannandole?
Non avrei voluto, ma decisi di andare da Jasper per sentire cosa mi avrebbe detto. Avevo bisogno di capire meglio che tipo di persona fosse Edward Cullen, perchè a questo punto ero confusa.
Bussai alla depandance, sperando di trovarlo. Poco dopo, mi venne ad aprire.
- Ciao Jasper. Scusa se ti disturbo, ma ho bisogno di parlarti. - lo informai con tono più duro di quanto volessi. Ma l'agitazione che cresceva in me era tanta.
- Ok, entra. Dimmi Bella. - mi fece accomodare.
- Andrò dritta al punto. Sono sicura che non ti sia sfuggito il fatto che ci sia un certo tipo di rapporto tra me e Edward... - quando lo vidi annuire, proseguii - Ultimamente sembra piuttosto distante e non riesco a capire perchè. Lo so, ti domanderai perchè non lo chiedo direttamente a lui, ma come ben sai, non c'è quasi mai e non ne ho ancora avuto occasione. Vorrei che tu mi parlassi di lui, della sua vita, di quello che fa. Vorrei sentire anche da te, capire attraverso i tuoi occhi chi è Edward. Non dirmi di no, per favore - lo pregai, molto seria.
Mi fissò per qualche istante, forse indeciso se parlare o meno, poi sospirò.
- E va bene. Perchè Edward ti sembri così lontano non te lo so dire, ma posso cercare di spiegarti com'è lui: Edward è una persona complessa, lo avrai notato anche tu, ma devi ricordarti che è anche il capo dei Volturi. Nella nostra organizzazione, la regola è che si fa quello che viene ordinato dal capo. Punto e basta. Ma anche Edward ha delle regole da rispettare. O meglio, la stessa regola, solo che a lui possono dare ordini solo i tre anziani. Le tre persone che hanno allevato me, Emmett e Edward. Aro, Caius e Marcus sono ormai avanti con l'età e hanno lasciato tutto in mano a Edward, per questo lui è il capo supremo. Comunque, nel nostro ambiente, se non impari presto a muoverti nel modo dovuto, sei morto. E non è una metafora. - mi spiegò cupo.
- E cosa fa, esattamente? - chiesi, mentre un nodo mi si formava nello stomaco. Avevo la netta impressione che non mi sarebbe piaciuto per niente quello che stava per dirmi il ragazzo di fronte a me.
- Edward è una persona spietata, Bella. Molto diverso da come lo hai conosciuto tu. E' ambizioso, intelligente... ha la stoffa del capo, quale è. Sembra nato per questo ruolo.
Ora non so e non voglio sapere se siete intimi e fino a che punto, perdonerai la mia mia franchezza, ma se avete fatto "quel" passo, non posso credere che tu non ti sia accorta di com' è Edward. Pensaci bene - mi suggerì, evidentemente intuendo che il "passo" fosse stato compiuto.
Io ero interdetta, ma Jasper non aveva tutti i torti: quando avevamo fatto l'amore Edward non era stato delicato. Certo, credeva che non fossi vergine e nella doccia aveva avuto un tatto incredibile, però... sapevo quanta veemenza poteva mettere nel suo comportamento. Sembrava che in Edward coesistessero due entità diverse: quella gentile e dolce e quella prepotente, aggressiva e arrogante.
Guardai Jasper e gli chiesi di continuare, sorvolando sulla raggiunta intimità con Edward.
- Bene. Edward ti ha detto di essere orfano? - annuii - Ok. Devi sapere che all'epoca della morte dei suoi genitori furono proprio i nostri tre anziani a prendere la sua custodia. Sono loro che hanno ... bhe, diciamo "forgiato" Edward in quello che è oggi: gli hanno insegnato di tutto, gli hanno affiancato insegnati di prim'ordine... Ma gli hanno anche insegnato che quando si deve vendicare o punire deve "eliminare il problema". Parlo di eliminazione fisica. - Jasper parlava con voce grave e serissima, quasi a volermi mettere in guardia. Cercai di non far vedere l'agitazione che mi stava correndo nelle vene. Non era possibile... Edward un assassino?
Poi mi venne in mente la festa di due mesi fa, quello che avevo sentito... No, no, mi rifiutavo di crederci. Ero ancora convinta che il suo vero io fosse quello che mi aveva fatto battere il cuore come nessuno, quello che mi aveva fatto passare giornate e momenti indimenticabili, quello con cui avevo fatto l'amore. Sì, l'amore, quello vero. Perchè per me non era certo stato solo sesso.
Chiusi un attimo gli occhi, cercando di assimilare le informazioni di Jasper.
- C'è dell'altro, vero? - chiesi atona.
- Sicura? - forse mi vedeva turbata, ma io dovevo sapere.
- Assolutamente - risposi decisa.
- Gestisce diversi tipi di attività, soprattutto illecite: corse clandestine, droga, prostituzione, casinò... Fa affari anche con gente importante, come bachieri, magnati della finanza, ministri... Di solito sono scambi di favori, oppure favori per soldi. Questi sono i Volturi e questo è Edward. - terminò.
Mi strinsi nelle braccia come se avessi freddo, mentre Jasper mi guardava preoccupato.
- Scusa... - dissi alzandomi - ho bisogno di un pò d'aria. Grazie Jasper per essere stato sincero - lo ringraziai.
- No, Bella. Non ringraziarmi. L'ho fatto perchè lo credevo giusto. - mi rispose con un accenno di sorriso.
Uscii dalla sua depandance e mi rifugiai in camera mia. Ero un tantino sconvolta. Come poteva Edward essere una persona del genere? Io avevo visto i suoi occhi, credevo di aver letto dentro di lui qualcosa che forse cercava di tenere nascosto. Si dice che non si può mentire con gli occhi. O Edward è così bravo? Confusa, mi stesi e mi addormentai.

Mi svegliai che ormai sera. Sentivo dei rumori provenire da fuori, così, curiosa, decisi di dare un'occhiata. Sapevo, dopo quanto mi era successo, che era un'imprudenza, ma se conoscevo bene Edward non avrei dovuto correre pericoli all'interno dell'area della villa.
Seguii i rumori e mi accorsi che Edward aveva fermato qualcuno e... dio mio! Gli teneva una pistola puntata contro! Con il cuore in gola, senza essere in grado di parlare, mi mossi e mi rivelai.
- Bella. Torna dentro! - ordinò perentorio.
- No. Non sono uno dei tuoi uomini. - gli risposi decisa e seccata.
Tornò per un momento alla persona che aveva catturato e sfilò il passamontagna che indossava. Era una donna!
- Che cosa ci fai tu qui? - le chiese Edward in malo modo.
- Sono qui per vendicare la morte di mio fratello. - rispose questa.
- Non so chi sia tuo fratello, ma adesso mi dici chi ti ha mandata - continuò lui, duro e inflessibile.
- Mio fratello faceva parte del Re Nero. Doveva uccidere lei - disse muovendo la testa nella mia direzione - ma ha fallito e volevo riscattarlo. Quei bastardi lo hanno ucciso! - continuò lei.
- Mh. La solita storia. Sempre una questione di vendette e riscatti. - disse scocciato, come se avesse sentito quelle parole milioni di volte.
Io guardavo la scena esterrefatta. Non sembrava davvero l'Edward che avevvo conosciuto. Nemmeno quello arrogante. Era di ghiaccio, rigido, duro, inflessibile. Non lo avevo mai visto così. Quello che avveo di fronte era davvero il Re dei Volturi come mi aveva detto Jasper. Ora lo capivo.
Senza preavviso, Edward premette il grilletto...
- Nooo!!! - gridai, ma ormai la ragazza era morta. Le aveva sparato in testa.
- Bella, te l'avevo detto di rientrare, dannazione! - si rivolse a me, infuriato.
Senza pensarci due volte, ancora scioccata per la scena, le mie gambe mi portarono in camera mia.
Come aveva potuto sparare a una donna? Come poteva essere davvero così crudele? Eppure... eppure lo avevo visto coi miei stessi occhi...
- Bella. Apri la porta. - mi ordinò. Mi ero chiusa a chiave. - Bella, se non apri la butto giù - minacciò.
- No! Non voglio vederti. Lasciami in pace! - gridai, infuriata e disperata. Dov'era il ragazzo di quasi due settimane fa? Perchè faceva così male, tutto questo?
- Bella, ti prego - disse più gentilmente - voglio solo parlare con te. - insistette.
- E io ti ho chiesto di lasciarmi in pace. - rimarcai.
- Va bene. Forse una notte di sonno ti aiuterà - e sentii i suoi passi allontanarsi.
Durante la notte continuavo a piangere, senza sosta. Avevo davanti agli occhi l'immagine di quella povera ragazza, con quegli occhi vitrei, tutto il suo sangue a sporcarle il viso... Dio, non l'avrei mai dimenticato.
Troppo sconvolta per resistere oltre, decisi di andarmene. Uscii piano dalla mia stanza e mi incamminai verso il soggiorno. Se qualcuno mi avesse vista, poco male. Avrei potuto dire di essermi addormentata vestita e di aver sete. Lì di fianco c'era la cucina.
Cercando di avere il passo più felpato possibile, riuscii ad uscire e ad arrivare al garage. Presi la mia moto, portandola a piedi. Non volevo rischiare che qualcuno sentisse il rombo del motore.
Arrivata al cancello, però, mi sembrò di vedere un'ombra scura. Accidenti, proprio adesso!
Era una guardia che girava. Cercai di nascondermi dietro un'albero del giardino e dei cespugli. Per fortuna non sembrava essersi accorto di niente. Lo vidi sbadigliare e proseguire il suo giro. Quando fu lontano, uscii dal cancello e, finalmente in strada, mi allontanai.